ROMA – Il referendum sul fine vita dell’Associazione Luca Coscioni che la Corte ha sempre definito come quello sulla norma del codice penale – l’articolo 579 – intitolato all’omicidio del consenziente? Respinto e dichiarato inammissibile perché “non assicura la tutela minima del diritto alla vita”.
Lo stop al referendum sulla cannabis e sulla sua liberalizzazione per uso strettamente personale su cui i Radicali avevano raccolto le firme? Si tratta di “un quesito contraddittorio, contrario agli obblighi internazionali e inidoneo allo scopo”.
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E infine perché il no al quesito sulla responsabilità civile dei giudici, che fa parte del pacchetto dei referendum proposti dalla Lega e dai Radicali, poi presentati in Cassazione da nove Regioni guidate dal centrodestra? Perché, secondo la Consulta, si tratta di un quesito “manipolativo, non chiaro e inidoneo allo scopo”.
A sole due settimane dalla decisione della Consulta sul pacchetto degli otto referendum – tre respinti e cinque ammessi, tre respinti e cinque ammessi, tutti sulla giustizia – i giudici depositano anche le tre sentenze con le motivazioni, presentando il proprio punto di vista.
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