Revenge porn, direttrice d’asilo licenziò maestra vittima della gogna online: condannata

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Ha cercato giustizia contro il torto subito, la dignità ferita, il lavoro ingiustamente perduto. E l’ha avuta. Sono state condannate la preside e la mamma di una piccola alunna protagoniste della vicenda che ha visto una giovane maestra d’asilo umiliata dopo la diffusione di sue foto intime e private da parte dell’ex fidanzato che le aveva diffuse in una chat ai compagni del calcetto.

La diretta conseguenza era stata che la maestra aveva perso il lavoro: costretta al licenziamento da parte della direttrice dell’asilo privato che temeva di perdere rette e che il nome della scuola venisse infangato per colpa di questa vicenda. Alla direttrice dell’asilo, che risponde dell’accusa di violenza privata e di diffamazione, ora il giudice Modestino Villani ha inflitto un anno e un mese: “Siamo tutti lupi cattivi in una storia raccontata male” ha dichiarato la preside commentando la decisione.
 

Revenge porn, il pm: “Condannate la direttrice che ha licenziato la maestra e la madre che l’ha intimidita”

Le immagini erano arrivate subito agli occhi di una coppia di genitori di una bimba che frequentava la scuola: la madre, assistita dall’avvocato Flavia Pivano, ora condannata a un anno con pena sospesa, si era insinuata nella vicenda facendo pressioni sulla maestra affinché non denunciasse il suo ex fidanzato che aveva diffuso le foto senza il suo consenso. In abbreviato rispondono della diffusione delle immagini anche il papà della piccola alunna e una collega di lavoro della maestra: lui è stato assolto, mentre lei è stata condannata a otto mesi. La sentenza per loro è stata pronunciata in contemporanea, in un’altra aula. L’ex fidanzato aveva invece già chiesto e ottenuto un anno di messa alla prova.

La ragazza, appena ventenne, invece, assistita dagli avvocati Dario Cutaia e Domenico Fragapane, aveva deciso di rivolgersi alla procura sporgendo querela contro tutti coloro che l’avevano ingiustamente colpevolizzata. In aula ha ascoltato la lettura della sentenza: “Sono soddisfatta, la verità è uscita fuori anche se dopo anni. Sono sollevata, so che andranno avanti facendo ricorso ma almeno abbiamo messo un punto fermo. Nessuno mi ha mai chiesto scusa e ancora adesso per colpa di questa vicenda non ho più trovato lavoro. Ma io voglio solo tornare a fare la maestra d’asilo” ha commentato la vittima.

Revenge porn, maestra licenziata, chiesti 8 mesi per una collega e un amico dell’ex fidanzato

“Questa sentenza è importante e dimostra che nessuno tantomeno le donne debbono essere giudicate per quello che fanno in camera da letto ma per la loro competenza e professionalità. Non siamo più nell’800 e non c’è nessuna lettera scarlatta” commentano gli avvocati della maestra Dario Cutaia e Domenico Fragapane.

Una storia terribile avvenuta in un piccolo paese alle porte di Torino, dove tutti si conoscono e dove pettegolezzi e maldicenze si diffondono veloci di casa in casa. La giovane maestra, non appena la storia era arrivata anche alle orecchie della direttrice, era stata portata davanti a tutte le colleghe e aveva subito quella che la pm Chiara Canepa ha definito una vera e propria “gogna”, raccontando a tutti cosa fosse successo.

La madre della maestra licenziata per le foto hard: “Da mesi mia figlia non esce di casa. E non trova più un lavoro”

Era quindi stata costretta a licenziarsi: “La direttrice mi disse che se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto comunque lei, ma in questo modo avrebbe dovuto scrivere anche il motivo del mio licenziamento che sarebbe stato un marchio per tutta la vita. Mi disse che non avrei più trovato lavoro nemmeno per pulire i cessi di Porta Nuova”. La giovane maestra, in lacrime e disperata, inizialmente aveva accettato, ma poi aveva deciso di non convalidare le dimissioni: “Fu terribile, non mi sono mai sentita tanto umiliata – è stato il suo racconto in aula – io non volevo lasciare il mio lavoro e ho provato a spiegare che ero una vittima”.

A quel punto la direttrice, assistita dall’avvocato Valentina Zancan, disposta a tutto pur di mandarla via, aveva mandato un messaggio whatsapp alle altre maestre: un audio choc fatto ascoltare in aula al processo. “Per favore, cercate di indurla a fare qualcosa di sbagliato: qualsiasi cosa succeda mi chiamate e io lo prendo come pretesto per mandarla via. Fatemi ‘sta cortesia, io non so più cosa fare”. E ancora: “Sarà una guerra durissima: con lei ce l’ho a morte, non voglio più vederla”. Il senso era chiaro: la giovane maestra vittima di revenge porn doveva andarsene, con le buone o con le cattive. E infatti dopo poco era stata licenziata.

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