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Riapertura delle superiori, i genitori: “Ridicolo balletto delle percentuali”

Prima era il 50, poi il governo ha annunciato il 100, ma nella trattativa con le Regioni si è scesi a un minimo di 60. Troppo basso per il premier Draghi che ha rialzato l’asticella delle presenze in aula alle superiori nelle zone gialle e arancioni al 70. Percentuali che pesano quanti studenti potranno rientrare. “Un ridicolo balletto”, commenta Costanza Margiotta, docente di Filosofia del diritto all’università di padova, voce del Comitato Priorità alla scuola che si batte da più di un anno per una “scuola in presenza e in sicurezza”.

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Margiotta, non basta avere imposto almeno il 70% di studenti presenti nelle aule alle superiori?

“Per noi è l’ennesimo dietrofront del governo sulla scuola, nonostante le ordinanze del Tar abbiano chiarito che le chiusure finora attuate sono state illegittime, linea confermata dal Consiglio di Stato. E nonostante le drammatiche ripercussioni sulla salute mentale e fisica degli studenti e delle studentesse, ormai evidenti a tutti. Siamo al ridicolo, a un balletto delle cifre non accettabile da un governo che si era presentato come contrario ai proclami”.

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Voi continuate a chiedere la presenza di tutti nelle scuole?

“Sì, ma per noi questa richiesta ha sempre significato il 100% nel rispetto dei protocolli sanitari. Questo vuol dire garantire almeno le condizioni di settembre. Dove non è assicurato il rispetto dei protocolli, che prescrivono il distanziamento, le famose “rime buccali”, non abbiamo mai chiesto il 100%. Faccio un esempio: a Firenze ci sono due licei classici vicini, uno aveva ottenuto più spazi e dunque può far rientrare tutti, l’altro non è nelle condizioni di farlo. Il primo errore è stato lanciare l’obiettivo del 100% senza specificare questa flessibilità. Siamo alle solite, comunque: un governo prigioniero delle Regioni e delle loro incapacità organizzative e dei sindacati corporativi che hanno tradito l’impegno di battersi per investimenti veri con il Recovery Fund”.

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Non è semplice gestire l’emergenza covid: cosa non hanno fatto le Regioni?

“Non hanno garantito trasporti adeguati e tracciamento sui contagi in tutti questi mesi, cioè quei servizi esterni alla scuola che servivano per riaprire in sicurezza. E questo non fa che dimostrare che la scuola è considerata un accessorio in questo Paese, siamo arrivati anche alla “scuola à la carte” in Puglia dove si è lasciata una libertà di scelta tra Dad e presenza alle famiglie che mina qualsiasi patto sociale e idea di scuola pubblica. E se nulla è stato fatto sino ad ora dubitiamo che a settembre andrà meglio”.

Ora la vostra battaglia guarda all’inizio del nuovo anno scolastico?

“Oggi andremo a colloquio con la sottosegretaria all’istruzione Barbara Floridia per chiedere che sia restituita alla scuola la dignità che deve avere nel Paese, perchè ormai non è più una questione di emergenza, ma di ruolo che la scuola occupa nella società che è pari a zero. Noi stiamo facendo tutto da soli come Comitato, nessun gruppo politico si è battuto con noi e quanto noi per riaffermare il valore dell’istruzione pubblica. E poi andremo a chiedere garanzie per settembre: riduzione del numero di alunni per classe e stabilizzazione dei precari per non ripartire, dopo il balletto delle percentuali, con il balletto dei professori come l’anno scorso”.

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