Rischio blackout, ferrovie ferme, biblioteche chiuse: il Regno Unito si prepara al peggio

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LONDRA – Si sa, gli inglesi sono pragmatici e spesso previdenti. Ma il piano d’emergenza che sta circolando in queste ore inquieta. Perché, nonostante una scarsa dipendenza dalla Russia, i costi energetici presto schizzeranno alle stelle, con punti di 4500 euro in bollette a famiglia in più rispetto all’anno scorso. Molti rischiano di precipitare nella povertà e ci sono rischi di blackout oltremanica il prossimo inverno, qualora l’energia non dovesse bastare. 

Ecco perché il governo britannico si sta preparando a tutto per cercare di conservare il più possibile di energia. C’è un “worst case scenario”, plausibile secondo Bloomberg, per cui si potrebbe ricorrere a misure drastiche come sospendere la circolazione ferroviaria in alcuni punti della giornata, ma anche la chiusura cadenzata di edifici governativi e biblioteche. Non solo: alla sanità pubblica è stato ricordato di assicurarsi di avere i tank di gas pieni prima dell’inverno. Mentre all’industria alimentare il governo ha chiesto di prepararsi all’eventualità di evitare gli scaffali vuoti in caso di blackout energetici, per quello che sarebbe un inquietante revival degli anni Settanta e che il Daily Mail chiama “la tempesta perfetta” di clima freddo e carenza di gas per l’inverno.

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Eppure il governo di Boris Johnson non ha previsto misure immediate per aiutare le famiglie britanniche né ha risposto all’appello dei liberal-democratici di richiamare il Parlamento a Westminster (ora chiuso per ferie) vista la gravissima crisi energetica all’orizzonte. Dopo esser stato costretto alle dimissioni, il primo ministro sembra demotivato e ha fatto sapere che lascerà l’onere al suo successore, ossia uno tra l’ex cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak e la favorita, ovvero la ministra degli Esteri Liz Truss. I due hanno ricette economiche molto diverse, che stanno scatenando il dibattito oltremanica. Sunak non vuole abbassare le tasse subito perché per lui sarebbe un disastro con l’inflazione così alta e vicina all’11% e ha offerto aiuti di circa 1100 sterline all’anno a famiglia, mentre Truss intende abbassare immediatamente le imposte “per far ripartire l’economia” e prevede meno aiuti a pioggia, a differenza del suo avversario.

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Ma perché il Regno Unito è così colpito dalla crisi energetica, anche se è decisamente meno dipendente dagli idrocarburi della Russia (meno del 10% del totale) a differenza, per esempio, di Italia e Germania? La ragione è che circa il 40% dell’energia, soprattutto domestica, oltremanica deriva proprio dal gas, anche nell’alimentazione delle centrali elettriche, in percentuali spesso ben più alte di molti altri Paesi Ue. Per questo, nonostante le riserve e il potenziale dei giacimenti nel Mar del Nord, il Regno Unito spesso compra il gas dall’Europa (prolungamento del condotto Nord Stream dalla Russia) o dalla Norvegia, con la conseguenza che, nella pratica, paga cifre ulteriormente più alte. Senza contare che Oslo ha fatto sapere di limitare l’afflusso per garantire l’energia sufficiente al proprio Paese durante l’inverno.

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Ma i prossimi mesi si preannunciano molto complicati per il Regno Unito. Non a caso, da tempo di parla di estate del malcoltento, che potrebbe sfociare anche nell’autunno e inverno, visto le tensioni tra impiegati e datori di lavoro e i continui scioperi annunciati. Sabato ce ne sarà un ennesimo dei treni, mentre tra agosto e settembre ben 115mila lavoratori delle gloriose poste britanniche “Royal Mail” hanno annunciato addirittura cinque giorni di sciopero per chiedere una paga migliore. Tempi difficili, direbbe Charles Dickens.

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