Ristori, ecco dove sono andati i contributi del dl Rilancio. Commercio e ristorazione in testa, in Lombardia la cifra maggiore

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MILANO – Dai 930 milioni di euro arrivati al commercio al dettaglio, scendendo ai 630 della ristorazione per arrivare ai 13 delle imprese di assicurazione. Oltre 1,2 miliardi in Lombardia, meno di 30 milioni in Molise e 15 in Valle d’Aosta. Ecco dove sono andati i contributi a fondo perduto che il governo ha stanziato con il decreto Rilancio e l’Agenzia delle Entrate ha versato in media in 15 giorni sui conti correnti delle imprese che hanno perso fatturato a causa del Covid.

Il governo Draghi in questi giorni dovrà scaricare a terra la rivoluzione copernicana dei Ristori, lasciando i criteri fin qui adoperati e che hanno portato in media a contribuire per il 20% del fatturato perso. La guida è stata il danno subito nell’aprile 2020 rispetto all’anno precedente da parte delle categorie toccate dal lockdown e dalle chiusure a zone. La nuova via da intraprendere per orientare (almeno) 10 miliardi dei 32 di nuovo deficit è quella di vagliare chi è stato colpito indipendentemente da codici di attività e aiutarlo coprendone i costi fissi. Un punto di partenza della nuova operazione resta verificare quanto già fatto per vedere dove andare a operare correttivi.

Alle imprese sono arrivati poco più di 10 miliardi in 3,3 milioni di pagamenti. A questo supporto si potrebbe aggiungere il sollievo dato dai 14 miliardi di scadenze fiscali messe nel congelatore, che offre ossigeno in momenti di tensione sulla liquidità. Il grosso dei contributi risale al decreto Rilancio: 6,6 miliardi frazionati in quasi 2,4 milioni di pagamenti effettuati alla fine di dicembre. Su questa fetta importante di sussidi è possibile estrarre dai dati dell’Agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini uno spacchettamento per tipologia di attività e territorio.

La Lombardia guida la classifica dei ristori con 1,2 miliardi (421 a Milano, 176 a Brescia e 146 a Bergamo), seguita dal Veneto a 678, poi Emilia Romagna a 636 e Toscana a 563. I 532 milioni del Lazio sono andati quasi tutti (407) a Roma. Tra le imprese, il commercio al dettaglio registra la cifra più alta seguito da quello all’ingrosso (670 milioni) e dalle attività della ristorazione (630). Poi lavori di costruzione specializzati (528), coltivazioni agricole (379) e costruzione di edifici (331).

L’indicazione è parziale, come detto, perché non considera le cifre erogate con i successivi decreti Ristori e che portano il totale dei contributi a quota 10 miliardi. Ma è un quadro indicativo se si considera che quasi 3 miliardi dei successivi Ristori sono stati erogati su base automatica (ovvero a chi aveva già fatto richiesta del primo aiuto del dl Rilancio) e poche centinaia di milioni sono arrivati con nuove domande. In pratica, nei successivi ristori molte attività hanno ricevuto un ‘seguito’ del primo supporto, di fatto non modificando la mappa delle categorie che sono andate in maggiore sofferenza.

In aggiunta, va ricordato che 628 milioni stanziati a seguito delle chiusure di Natale sono andati alla ristorazione e che il contributo “centri storici” ha generato poco meno di 90 milioni di euro. Insomma, da una parte è ragionevole pensare che ristoranti e bar – che hanno visto rimpinguare il conto dei contributi per aver sofferto la stretta di fine dicembre – abbiano scalato loro malgrado la classifica, per il resto il quadro complessivo dovrebbe esser coerente con quanto emerge dai dati sui primi 6,6 miliardi erogati del decreto Rilancio.

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