Rivoluzione primarie: in Sicilia per Pd e M5S voto “all’americana” che durerà 40 giorni

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Dare ai cittadini l’opportunità di scegliere. Coinvolgerli e far decidere a loro chi sarà il candidato o il segretario di un partito che più li rappresenta. Tempo di elezioni, tempo di primarie. In Italia c’è una data che sancisce la formula: il 16 ottobre 2005 quando più di 4 milioni di votanti – è il popolo dell’Unione – incorona Romano Prodi con il 74 per cento delle preferenze. In 17 anni di storia gli elettori del centrosinistra hanno scelto segretari, candidati per le amministrative e regionali poi votati alle urne e diventati sindaci e governatori o addirittura premier. Nel tempo i nomi sono cambiati, la fila ai gazebo sparsi nella varie città a volte è stata lunghissima, altre rapidissima. E ora si prova a cambiare anche la formula. La novità? La stretta di mano tra Enrico Letta e Giuseppe Conte che ieri ha dato il via libera alle primarie unitarie di M5S, Pd e sinistra per le regionali in Sicilia. “Sarà un metodo del tutto nuovo, all’americana. Il nome di questo progetto di partecipazione popolare lo sveleremo nei prossimi giorni, quando verrà definito il tutto”, spiega il capogruppo grillino all’Assemblea regionale siciliana Nuccio Di Paola, che ha partecipato all’aperitivo a casa del leader 5 Stelle con il segretario del Pd. 

Proviamo a ripercorrere la storia delle primarie in Italia, le tappe decisive e la svolta segnata dall’accordo ‘giallorosso’ per le regionali siciliane del prossimo autunno.

L’aperitivo con Letta a casa di Conte: verso il debutto in Sicilia delle primarie unitarie di Pd, M5S e sinistra

La nascita delle primarie

Nel 2005 e nel 2012 le primarie vengono utilizzate per scegliere il candidato alla guida del centrosinistra unito. La prima, il 16 ottobre 2005, il popolo dell’Unione sceglie Romano Prodi con il 74 per cento delle preferenze, seguito da Bertinotti, con il 14,6, e poi da Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio, Scalfarotto e Simona Panzino

Dopo due anni, la decisione passa agli elettori del futuro Partito democratico. Era il 14 ottobre del 2007, una partecipazione senza precedenti: tre milioni e mezzo di persone in fila scelsero come primo segretario del neonato Pd, Walter Veltroni (contro di lui Letta e Bindi) con il 75% delle preferenze. Ai gazebo andarono oltre 3 milioni e 500 cittadini. Un plebiscito. Al governo c’era Prodi, Beppe Grillo da Bologna animava il Vaffa Day e all’opposizione Silvio Berlusconi preparava l’assalto al Parlamento.

Le tappe principali

Poi la caduta del governo Prodi, le elezioni politiche, Veltroni candidato contro Berlusconi e la sconfitta netta che interrompe quell’ondata di ottimismo. Arrivano subito le prime critiche alle scelte del segretario e la batosta alle regionali del 2009 in Sardegna porta all’addio di Veltroni. È tempo di nuove primarie: questa volta è il 25 ottobre e vince Pierluigi Bersani con il 55 per cento, davanti a Dario Franceschini (37%) e a Ignazio Marino (quasi 8), scelto da 3 milioni e 100 simpatizzanti. Il Pd è all’opposizione, Berlusconi è costretto a dimettersi e Mario Monti viene messo da Giorgio Napolitano alla guida di un governo tecnico. I gazebo tornano di nuovo nelle piazze: Bersani vince anche le primarie del centrosinistra, o meglio dell’Italia bene comune. Al primo turno nessuno dei candidati (Bersani, Renzi, Vendola, Puppato, Tabacci) riesce a ottenere il 50% più uno dei voti. Al ballottaggio Bersani vince con il 60,9 per cento contro il 39,1 del “rottamatore”. È il 25 novembre del 2012 e a votare sono andate oltre 2 milioni 800 persone.

Ma alle elezioni politiche del 2013 arriva la “non vittoria”. È una doccia fredda: il M5S emerge come terzo polo. Le istituzioni sono in stallo. 101 democratici affossano la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Bersani si dimette. Ancora un altro interregno, quello dell’ex Cgil Guglielmo Epifani. Intanto, il Pd passa nelle mani di Renzi scelto alle primarie dell’8 dicembre 2013. Il rottamatore diventa il nuovo segretario dem (ai gazebo vanno 2 milioni 814 mila persone) surclassando con oltre il 67 per cento dei voti, dietro di lui Gianni Cuperlo (18 per cento) e Pippo Civati (14 per cento). Enrico letta al governo dura poco e l’attuale leader di italia viva diventa premier. Alle europee del 2014 supera il 40% e applica il consenso ottenuto al programma di riforme: talmente vasto da risultare poi quasi un boomerang. Renzi punta tutto sul referendum del 4 dicembre del 2016 ma perde e, come aveva annunciato, si dimette da premier ma non lascia il Pd. Anzi. Si presenta alle primarie del 30 aprile 2017 e vince con il 69,1 per cento. Resta così alla guida della comunità dem ma qualcosa si è rotto: l’affluenza si ferma a un milione e 800 mila e arriva la disdetta del 4 marzo 2018.

La novità: le primarie Pd-M5S per le regionali in Sicilia

Dal 4 marzo 2018, sono cambiati tre governi. E in attesa che gli italiani tornino alle urne nel 2023, la formula delle primarie sta per essere cambiata. Un incontro fra Giuseppe Conte ed Enrico Letta ha segnato un passo nel progetto di utilizzare questo strumento per scegliere il candidato alla presidenza della Regione Sicilia, alle elezioni d’autunno. A livello locale, il patto è già stato chiuso. Si svolgeranno tra il 16 e il 24 luglio e le urne saranno ibride: sia gazebo, sia on line.

“Queste ‘primarie’ si svolgeranno in 40 giorni circa, un lasso di tempo nel quale gli aspiranti candidati si potranno confrontare davanti ai cittadini. La votazione sarà digitale, verrà tutto centralizzato in modo da avere un controllo massimo per evitare doppi voti e irregolarità. Ci sarà anche la possibilità di votare in postazioni fisiche ma solo dopo previa registrazione digitale. La gestione dei seggi fisici sarà digitale. Non si potrà votare se non si è registrati”, spiega Di Paola.

Su quale piattaforma si voterà? “Stiamo valutando. Potrebbe essere Sky Vote o altre piattaforme che ci diano la possibilità di costruire una votazione sicura. Il regolamento lo stiamo scrivendo con la coalizione. L’obiettivo è far scegliere il candidato presidente del campo progressista da quanti più siciliani possibile. Appena il regolamento sarà pronto ci sarà l’ultima valutazione da parte di Conte e Letta – conclude il capogruppo M5S all’Ars – L’incontro di ieri sera è servito a constatare che il percorso che stiamo facendo è un percorso che piace”.

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