Rocco Casalino: dal difficile rapporto con il padre, alla politica con Rifondazione fino agli incontri con Macron e Merkel

Pubblicità
Pubblicità

Un’infanzia difficile, con un padre violento, che spesso tornava a casa ubriaco e si sfogava su moglie e figli, verso il quale ha provato odio. Una rabbia che ha “impregnato ogni fibra del suo essere” e che lo ha accompagnato fino all’età adulta. Così Rocco Casalino si racconta nel suo libro “Il Portavoce” (editore Piemme), la cui distribuzione era stata congelata durante i giorni della crisi del governo Conte 2. E che ora, dal momento che sia l’Avvocato che il suo portavoce sono fuori dai giochi, uscirà il 16 febbraio.

Crisi di governo, salta il libro di Rocco Casalino: autobiografia di un portavoce

Casalino racconta nel libro gli anni dell’infanzia passata da emigrante a Rankenthal, in Germania, dove lo picchiavano, lo insultavano e la chiamavano “Casalino formaggino” o “mangia-spaghetti”. Oggi medita la rivincita, la rivalsa e spera proprio che quelle persone tornino a casa la sera, accendano la tv e lo vedano insieme ad Angela Merkel.

Ma la cosa che brucia di più ancora oggi al portavoce di Giuseppe Conte è quel padre violento che picchiava e violentava la madre davanti a lui e alla sorella. E loro due che si chiudevano in bagno, l’unica stanza che si poteva chiudere a chiave, per sfuggire alla violenza del genitore. Un rapporto che ha segnato la sua vita e che oggi gli fa raccontare che andò a trovare il padre morente in ospedale. Ma solo per sussurrargli: “Muori. Devi morire”.

A scuola Rocco è molto bravo in informatica e a soli 14 anni prova ad hackerare il sito di una banca. Il padre va in pensione e la famiglia torna in Puglia, a Ceglie Messapica. Durante gli anni salentini scopre il comunismo: aderisce a Rifondazione, i suoi idoli sono Che Guevara e Michele Santoro. Diventa poi ingegnere elettronico a Bologna ma trova lavoro in un call center. Poi la svolta con il Grande Fratello: partecipa alla prima edizione nel 2000 e riesce a rimanere nella Casa per 93 giorni su 100. Arrivano il successo e i soldi. Ma lui decide di provare a fare il giornalista in alcune tv locali, prima Telelombardia poi TeleNorba. Nel 2008 viene folgorato da Beppe Grillo al suo secondo Vaffa day e da quel momento sposa la fede cinquestelle. La sua carriera di portavoce politico decolla: arriva a Roma come capo della comunicazione del Movimento in Senato. E nel 2018 diventa il portavoce di Conte, per il quale stravede quasi fosse il padre che avrebbe sempre voluto avere. Nei tre anni contiani stringe la mano a Emmanuel Macron e Angela Merkel, alla faccia degli sfottò che gli rivolgevano gli amichetti tedeschi.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *