Roma, José Mourinho dal Campidoglio attacca Conte e l’Inter

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Mourinho, nel cuore di Roma. Per la prima volta il Campidoglio viene aperto per la presentazione di un nuovo allenatore che viene introdotto dal dirigente Thiago Pinto: “Ecco Mourinho, non c’è bisogno di dire altro”. Ed è nel cuore di Roma per le prime dichiarazioni esplosive, l’attacco alla sua ex squadra, il suo carisma nelle gag e nelle risposte. Questo il primo attacco ad Antonio Conte: “Non paragonate mai nessuno a Liedholm e a Capello quando parlate di Roma. Quando parlate di Inter, allora, non paragonate mai nessuno a me e a Herrera”. E lui non parlanod di Inter però dice: “I titoli arriveranno, ma deve essere un calcio sostenibile. Festeggeremo tra 3 anni qualcosa. Facile vincere se poi non hai soldi per pagare gli stipendi”. E nel cuore di Roma, nel centro della città, dove c’è la storia, Mourinho coglie l’occasione per la prima gag: “Non sono qui in vacanza, non sono qui perché la città è fantastica. Sono qui per lavorare. Anzi, vi lascio perchè ho l’allenamento alle 16”. E cita Marco Aurelio: “La sua statua è qui vicino. Allora vi dico: nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla”. Mentre parla e iniziano le domande c’è rumore. Il portoghese si alza e sradica dalle finestre i fogli che fanno da tenda perché danno fastidio. Garantisce di non aver parlato con nessun giocatore: “E scusate, sarà antipatico, ma non lo devo dire a voi. Lo devo dire a loro e alla società”. Mourinho torna in Italia dopo aver vinto tutto. Questa sfida è ancora più grande? “La prossima sfida è sempre la più importante. In questo senso questa è la più importante della mia carriera. Io lavoro per la Roma, ma in maniera indiretta per il calcio italiano, quindi possiamo dare qualcosa in più”. Ma non è la Roma di Mourinho: “Non voglio la Roma di Mourinho, voglio la Roma dei romanisti. Io sono uno di più. Niente di più”. L’assenza di Spinazzola si farà sentire: “Abbiamo un giovane molto bravo che deve lavorare come Calafiori. però, mi scusi direttore, lo devo dire: abbiamo bisogno di un terzino sinistro”. Ha la fama di chi è vittima dell’ossessione per la vittoria, una fama che lo accompagna ovunque: “Io sono vittima di quello che ho fatto, sono vittima di come la gente mi guarda. Vi dico come la vedo: io devo vincere la prima partita e poi quella dopo. Con il Chelsea ho vinto il campionato, col Manchester tre coppe, col Tottenham uno. Quello che per altri è un sogno, per me è un disastro. Così mi vedono”.

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