Rosatellum, una spiegazione semplice della legge elettorale con cui si voterà il 25 settembre

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Ma insomma, come viene eletto il Parlamento? Cosa vogliono dire per il cittadino medio quei mille tecnicismi, tra listino bloccato, collegi plurinominali, preferenze (che non ci sono)? Quando si racconta la legge elettorale, noi giornalisti – scrivente compreso – partono dall’alto, dai concetti che la politologia maneggia quotidianamente ma che forse per molti cittadini sono echi lontani di qualcosa letto da qualche parte, sentito in qualche programma tv, forse studiato a scuola o all’università. 

Ma in Italia i politici si sa che sono cintura nera di leggi elettorali, cambiandole con una frequenza inimmaginabile rispetto agli altri Paesi. Le Regioni modificano qualcosa quasi ad ogni legislatura, le leggi elettorali per le politiche durano in media due votazioni e poi si stravolgono, la più antica in Italia è quella sui sindaci, che non ha ancora 30 anni. Adulta, rispetto al cosiddetto Rosatellum con cui il 25 settembre sceglieremo il nuovo Parlamento, in vigore dal 2017.  

Proviamo allora a ripartire da zero e a ‘guardarlo’ diversamente, dal basso, e il più possibile senza tecnicismi. 

Elezioni Politiche 2022: che cosa si elegge

Con le elezioni politiche, i cittadini rinnovano le due parti del Parlamento, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica

Sono i parlamentari eletti a dover votare la fiducia al nuovo Presidente del Consiglio dei ministri, che viene scelto dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati elettorali e della maggioranza in Parlamento. Questo per rispondere a chi pensa che in Italia il Premier (nome improprio, ma ormai entrato nell’uso comune al posto di Presidente del Consiglio) sia eletto direttamente dai cittadini. 

Per effetto di una riforma costituzionale che è stata approvata in questa legislatura e ha ridotto il numero dei parlamentari, il 25 settembre si eleggeranno 400 deputati e 200 senatori. 

La legge elettorale per Camera e Senato è sostanzialmente uguale, quindi per comodità da qui in avanti parliamo solo della Camera, dove i numeri sono più ampi. Allora come scegliamo i nostri 400 deputati?

Legge elettorale: la scheda elettorale

L’Italia viene divisa in 147 zone (chiamati collegi). Uno di questi collegi – per fare un esempio concreto –  è la città di Bologna. Nel collegio di Bologna ci sarà un numero ancora non definito di candidati. Qui di seguito vedete com’era una scheda elettorale nel 2018, quando i candidati erano 11. 

I candidati, indicati con nome e cognome nella parte alta di ogni riquadro, saranno associati ai partiti che lo sostengono.

I cittadini di Bologna che andranno a votare dovranno scegliere il candidato e lo potranno fare o mettendo una croce sul nome che scelgono oppure sul simbolo di una delle liste. Agli effetti della scelta del candidato, barrare il nome in alto o il simbolo è identico. 

Sulla scheda come vedete ci sono però anche altri nomi. Quelli sono i candidati del cosiddetto “listino bloccato”: cosa succede loro lo vedremo dopo. 

Chi viene eletto? Chi prende più voti

Viene eletto il candidato che in questo collegio (la città di Bologna) ottiene più voti. Basta anche un voto in più degli avversari per essere eletto Senatore. Nel 2018 i circa 145mila elettori che sono andati a votare avevano eletto De Maria con 54mila voti, quattordicimila in più di Scarano.

De Maria è stato eletto con il 37.2% dei consensi ma sarebbe bastata qualsiasi percentuale, purché fosse più alta di quella dei suoi avversari. 

Questo è il sistema maggioritario, tipico dei paesi anglosassoni (first past the post, il primo che arriva viene eletto). La parola “maggioritario” l’avrete sentita spesso associata al termine “uninominale”, perché vanno a braccetto: uninominale vuol dire che ogni partito o ogni coalizione presentano un solo nome, come in questo caso. E vince solo uno (quello che ha la maggioranza relativa).

Questo è il primo motivo per cui esistono le coalizioni: per mettere insieme i voti di più partiti dietro a un singolo candidato.

Si elegge così un deputato per ognuna delle 147 zone in cui è divisa l’Italia. Cosa succede per i restanti 253? Otto sono eletti all’estero ma per ora possiamo lasciarli da parte. Restano quindi 245 deputati da eleggere. 

Come si eleggono due terzi dei deputati

Qui entra in gioco l’altra parola chiave delle elezioni: proporzionale. Vediamo come. 

La prima cosa da fare a questo punto è sommare tutti i voti di tutti i partiti in tutta Italia. Nel 2018 la ‘classifica’ appariva così:

  • Movimento 5 Stelle: 10.697.994 voti
  • Partito Democratico: 6.134.727 voti
  • Lega: 5.691.921 voti

e così via.

In percentuale: i 10.697.994 di voti del M5s erano pari al 32,7% di tutti voti. Il Partito Democratico aveva ricevuto il 18,7% e i voti della Lega corrispondevano al 17,4%. 

“Proporzionale”, l’avrete capito, è autoesplicativo: i 245 senatori restanti vengono eletti in proporzione ai voti ricevuti dai singoli partiti. 

Con alcune semplificazioni che non inficiano il ragionamento, date queste percentuali 80 senatori andrebbero al M5s, 45 al Pd e 42 alla Lega.

Dal voto al nazionale, dal nazionale al territorio

Non è finita qui, perché ovviamente vanno scelti i singoli deputati: chi sono quei 45 che si attribuiscono al Pd? Con un complicato sistema di ripartizione territoriale, si torna sul territorio, anche se a un livello superiore a quello delle 147 zone iniziali. 

Il territorio nazionale a questo scopo è diviso in zone più ampie dei collegi uninominali, che in molti casi corrispondono a intere regioni – quelle con meno abitanti, dalla Calabria in giù – in altre accorpano solo due o più collegi. Anche questi – in quanto ‘parti del territorio’ – si chiamano collegi, ma sono plurinominali. 

Come potete immaginare, se “uninominale” vuol dire che si presenta un solo candidato, “plurinominale” vuol dire che si presentano più candidati. E qui torniamo agli altri nomi presenti – accanto al simbolo dei partiti – sulla scheda elettorale. Il cosiddetto listino bloccato. 

Il calcolo complicato di cui sopra arriva a definire in quali collegi plurinominali i 22 senatori del Pd devono essere eletti. Ad esempio: 3 nel collegio che include Bologna, 1 a Milano e zero in Sicilia. La distribuzione è difficile, piena di controlli e correttivi, ma il totale deve fare 22 e rappresentare la distribuzione dei voti nazionali dei partiti. 

Legge elettorale: cos’è il listino bloccato e come funziona

Ultimo passaggio. Per scegliere i 3 senatori eletti a Bologna a questo punto si va a guardare la lista dei nomi e si prendono i primi 3. L’ordine del listino definisce l’ordine di elezione: per questo si dice “bloccato”. L’alternativa – che la legge elettorale non prevede – è quella delle preferenze: quando ci sono le preferenze, l’ordine è stabilito dal numero di quelle ricevute, come nelle elezioni comunali. 

A questo punto abbiamo anche gli altri 245 deputati eletti, che si sommano ai 147 uninominali e agli 8 eletti all’estero. E la nuova Camera è pronta per essere convocata. 

Al Senato il meccanismo è molto simile, con numeri dimezzati: 74 senatori eletti nei collegi uninominali, 122 nei collegi plurinominali e 4 all’estero. In più, al Senato la distribuzione dei seggi non avviene a livello nazionale, perché la Costituzione prevede che il Senato sia eletto su base regionale. 

Quindi: Camera e Senato sono eletti con una legge elettorale simile, in parte maggioritaria-uninominale (un terzo) e in parte proporzionale-plurinominale (due terzi). L’elettore ha però un solo voto, con cui contribuisce a definire le parti. 

Legge elettorale: le soglie di sbarramento

Aggiungiamo un’ultima cosa, di cui non abbiamo parlato finora: le soglie di sbarramento. Per ottenere dei seggi, i partiti devono superare un certo numero di voti minimi, altrimenti avranno zero posti in Parlamento. 

Un partito deve avere almeno il 3% dei voti oppure presentarsi in una coalizione di partiti che ottengono insieme il 10%, con delle eccezioni per i partiti forti in singole regioni o per le rappresentanze delle minoranze linguistiche. 

E’ questo il secondo motivo per cui esistono le coalizioni.

Il sistema elettorale all’estero

Due parole su quei 12 seggi (8 alla Camera e 4 al Senato) che saranno eletti dai cittadini italiani nel mondo. I cittadini eletti all’estero vengono divisi in 4 collegi:

  • Europa
  • America meridionale
  • America settentrionale e centrale
  • Africa, Asia, Oceania e Antartide

Questi collegi si comportano come collegi plurinominali, quindi i voti vengono ripartiti tra le liste con sistema proporzionale.

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