Rugby, banana al compagno originario della Guinea: Nemer squalificato sei mesi

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Ivan Nemer, il pilone azzurro di origine argentina della Benetton Treviso che durante il tradizionale, goliardico scambio di doni natalizi tra i giocatori del club aveva regalato una buccia di banana all’amico e compagno di Nazionale, Cherif Traoré , originario della Guinea Conakry, è stato squalificato per 6 mesi dai giudici federali. La franchigia veneta è stata deferita per “responsabilità oggettiva” rispetto a un proprio tesserato. Nemer (24 anni, nato a Mar del Plata) aveva subito chiesto scusa per il suo gesto e ora ha rinunciato ad appellarsi alla sentenza: in questo periodo lavorerà – come specialista della mischia – al Progetto Migranti della Fir, e prenderà parte ad un progresso di formazione e sensibilizzazione sulle tematiche dell’integrazione.

Il tribunale: “Grave discriminazione per ragioni di razza”

Il tribunale federale, presieduto dall’avvocato Enzo Paolini (coi colleghi Marco Lupo e Andrea Rossi) ha ritenuto il gesto “grave espressione di discriminazione per ragioni di razza del proprio compagno di squadra, in violazione dell’articolo 6 del Codice di comportamento sportivo Coni; dell’articolo 20.4 del Regolamento di Giustizia sportiva Fir; dei principi generali di lealtà, probità e correttezza prevista ex articolo 1 del Regolamento di Giustizia sportiva Fir; aggravati dalla circostanza di aver agito per futili motivi”. La Procura federale ha espresso il proprio consenso circa la decisione, presa anche facendo riferimento al regolamento internazionale di World Rugby. Nemer, che dopo il fatto – denunciato sui social da Traoré – non era più sceso in campo, è stato deferito fino al prossimo 30 giugno 2023; la Benetton Treviso dovrà pagare una sanzione di 2.500 euro.

Per la Fir ha arrecato “disdoro” al club e al gioco del rugby

In comunicato, la Fir spiega che “nel definire la sanzione, il Tribunale Federale, in accoglimento della richiesta di patteggiamento, ha tenuto in considerazione la  volontà di Nemer di fare piena chiarezza su quanto avvenuto, il rammarico rappresentato nei confronti del proprio compagno, il riconoscimento del disdoro arrecato dal proprio comportamento all’immagine della franchigia Benetton Rugby, del rugby italiano e del Gioco in generale, nonché  l’esemplare comportamento sempre mantenuto dall’atleta in campo e fuori nel corso della propria carriera”.

Lavorerà al Progetto Migranti della Federazione

Le porte della Nazionale non sono definitivamente chiuse, per lui? “La Federazione Italiana Rugby, nel prendere atto della determinazione assunta dal Tribunale Federale, ha definito in accordo con Benetton Rugby che il giocatore partecipi attivamente quale specialista della mischia ordinata al Progetto Migranti di Fir e che, contestualmente, prenda parte ad un percorso di formazione e sensibilizzazione su tematiche di integrazione presso una struttura indipendente, che verrà per lui appositamente individuato. Il futuro coinvolgimento dell’atleta nell’attività internazionale Fir è subordinato alla partecipazione a tempo indeterminato ed al successivo, positivo completamento del percorso di formazione e sensibilizzazione, che dovrà essere certificato dall’ente organizzatore”.
 Nemer: “Mi spiace, per il mio amico e per l’Italia. Sono uno stupido”
Ivan Nemer ha rilasciato una dichiarazione ufficiale: “Il razzismo non ha e non avrà mai alcun ruolo nella mia vita, come non dovrebbe averne nella vita di ognuno di noi. Sono fortemente rammaricato da quanto è accaduto, dalla stupidità del mio gesto, dal dispiacere causato ad un amico, dall’aver arrecato danno alla mia squadra, ai compagni, al Paese che rappresento ed al Gioco che amo. Vengo da un Paese multiculturale come l’Argentina, dove le culture si mescolano da oltre un secolo, e divido da sempre lo spogliatoio ed il campo con compagni ed amici provenienti da tutto il mondo. Quanto è accaduto non mi rappresenta, ma al tempo stesso deve farmi e farci riflettere su quanto ancora debba essere fatto per modificare la nostra cultura, superare gli stereotipi più beceri, avvicinarci gli uni agli altri ancor più di quanto già non accada. Accetto la squalifica ed il percorso di reinserimento con serenità ma soprattutto confido, nei mesi e negli anni a venire, di poter contribuire con la mia testimonianza a sensibilizzare sempre più giovani rugbisti su temi che devono essere affrontati e compresi per rendere migliore non solo il nostro sport, ma il mondo in cui viviamo”

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