Salario minimo, oggi il via libera definitivo alla direttiva Ue

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ROMA – A Strasburgo oggi è il giorno della direttiva sul salario minimo, al voto finale al Parlamento europeo dopo il sì della Commissione. I Paesi Ue avranno poi due anni di tempo dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue per recepire le norme. Non è ancora chiara la via che sceglierà di prendere l’Italia, tenendo conto che l’obiettivo di avere salari “adeguati ed equi” può essere affidato tanto alla legge tanto alla contrattazione collettiva.

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Visto che la direttiva dispone che non è necessario fissare per legge un minimo se la copertura dei contratti collettivi raggiunge l’80% dei lavoratori (tetto già ampiamente raggiunto in Italia), si potrebbe optare per il rafforzamento e l’estensione a tutti i lavoratori dei minimi già stabiliti per settore, come aveva provato a fare il ministro del Lavoro Andrea Orlando, mettendo intorno a un tavolo le parti sociali. L’accordo si è poi arenato con la caduta del governo.

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Ma il Movimento Cinque Stelle insiste invece nella fissazione per legge di un tetto minimo di 9 euro: “La direttiva – ricorda in una nota l’eurodeputata M5S Sabrina Pignedoli – afferma che livelli adeguati di salari minimi tutelano il reddito dei lavoratori, in particolare di quelli che hanno uno stipendio inferiore alla soglia di povertà, una piaga che solo nel nostro Paese colpisce il 12% di tutti i lavoratori, in particolare giovani e donne. Per il Movimento 5 Stell il salario minimo legale deve essere fissato a nove euro lordi l’ora”.

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I sindacati si sono schierati, con posizioni un po’ diverse tra di loro, per la contrattazione collettiva. Mentre lunedì nell’assemblea annuale il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha ribadito che “Noi non siamo contrari al salario minimo, è un tema che non ci tocca. Se volete applicarlo applicatelo nella maniera corretta e chiamatelo come volete. Creiamo 4 scaglioni: reddito cittadinanza e contrasto alla povertà, trattamento economico minimo e trattamento economico complessivo”.

Decisamente contrari a una legge sul salario minimo i partiti della coalizione di centro-destra. “Ho detto spesso, sintetizzando, che il salario minimo è uno specchietto per le allodole, le storture si combattono allargando le contrattazioni di primo e secondo livello ma se i salari sono bassi in Italia è perchè la tassazione al 46 e mezzo è troppo”, ha ribadito la leader di FdI Giorgia Meloni ieri in un confronto pubblico nella sede della Cna.

In effetti già adesso 21 su 27 Paesi dell’Unione hanno già adottato un salario minimo. Secondo i dati Eurostat si va dai 332 euro della Bulgaria fino a un massimo di 2.257 euro in Lussemburgo. Nonostante questo, gli europarlamentari nel dibattito di martedì a Strasburgo hanno sottolineato l’importanza delle nuove norme: “Apriamo un nuovo capitolo nella storia della politica sociale europea”, ha affermato il relatore Dennis Radtke (Ppe). “L’inverno che sarà molto duro e spesso alcune persone dovranno scegliere tra scaldarsi e mangiare. Non possiamo consentire che succeda – ha detto la relatrice Agnes Jongerius (S&D) -. Vogliamo un salario dignitoso che tenga conto dell’inflazione”.

Di “momento storico per l’Europa sociale”, ha parlato anche il commissario Ue al lavoro Nicolas Schmit. “L’aumento del costo di vita colpisce milioni di nuclei familiari in Europa e quindi salari minimi adeguati sono più importanti che mai”. La direttiva al voto domani è “un buon compromesso, equilibrato”, portando a “una maggiore e migliore convergenza sociale tra gli Stati membri”. “Nessuno Stato membro può essere obbligato a introdurre un salario minimo legale – ha sottolineato -, la direttiva rispetterà pienamente l’autonomia delle parti sociali, le specificità dei sistemi nazionali e le competenze nazionali”.

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