Salvini, sì all’idea di Macron sugli incentivi solo per le auto “Made in Europa”

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VERONA – “Proposta ragionevole”. Quando si parla di limitare gli incentivi auto alle vetture prodotte solo in Europa il vicepremier e ministro dei Trasporti del governo Meloni, Matteo Salvini, è d’accordo con il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron. L’inquilino dell’Eliseo pochi giorni fa, davanti ad una platea di centinaia di imprenditori, ha detto che è allo studio una legge, che potrebbe essere approvata entro l’estate, per “rivedere i criteri di assegnazione degli incentivi per l’acquisto di auto”. Uno strumento che permetterebbe di contrastare le norme approvate dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che con l’IRA (Inflation Reduction Act) cerca di tenere le produzioni in America sostenendo solo la vendita di auto assemblate negli Usa e con batterie dove le materie prime sono per la quota maggiore di provenienza Usa o di Paesi che hanno accordi di libero scambio con gli States.

Ora Macron vuole seguire la stessa linea di Biden, ma in chiave Europea, per proteggere il Vecchio Continente e per favorire le produzioni continentali e rispondere non solo al neo-protezionismo americano, ma anche all’aggressiva campagna di espansione dei cinesi. Nel primo trimestre di quest’anno gli incentivi francesi, 5 mila euro per veicoli con un prezzo fino a 47 mila euro, hanno riguardato per il 40% elettriche fabbricate in Cina. “Questo non significa che vogliamo essere protezionisti, non chiuderemo il mercato, ma non vogliamo usare il denaro dei contribuenti francesi per sostenere l’industria non europea”. Previlegiare le vetture “made in Ue” convince anche il ministro Salvini che stamattina a Verona, prima di entrare al dibattito inaugurale dell’Automotive Dealer Day, rassegna organizzata da Quintegia, ha detto che la proposta di Macron è “ragionevole”. E poi ha aggiunto: “L’Europa rischia di essere stritolata tra gli Stati Uniti e la Cina, la proposta di Macron ha quindi senso. Va presa in considerazione”.

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Il presidente della Repubblica Francese chiede a Bruxelles di varare misure analoghe a quelle statunitensi, anche per sostenere la produzione di batterie. “È una piccola rivoluzione che vogliamo portare a livello europeo – ha spiegato Macron quando ha presentato l’idea del nuovo provvedimento – Non voglio che l’Europa sostenga batterie che non sono prodotte in Europa, perché né gli americani né i cinesi stanno aiutando le batterie prodotte in Europa”. Come fare per indirizzare gli incentivi sui veicoli made in Europa? Non è ancora chiaro come Macron vuole centrare l’obiettivo, probabile che la Francia metterà dei limiti legati all’impronta carbonica delle produzioni delle batterie e delle auto collegate all’uso del carbone come fonte energetica. Anche il ministro dell’Impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sempre detto che gli incentivi per l’acquisto di auto avrebbero dovuto sostenere vetture prodotto in Italia (o in Europa), ma non è ancora chiaro come il governo Meloni voglia raggiungere l’obiettivo.

Nel frattempo Macron ha impostata una campagna, “Scegli Francia”, per attirare investimenti rispetto alla transizione verso l’elettrico. Ultimo incontro quello a Versailles con il confronto diretto a porte chiuse con il proprietario di Tesla, SpaceX e Twitter, Elon Musk. La Francia punta a diventare la sede del secondo impianto europeo della Tesla, dopo la prima Gigafactory, alle porte di Berlino, nel Brandeburgo, che sforna 5mila veicoli a settimana. E in Italia? Nel confronto con le associazioni di categoria dell’auto il presidente di Motus-E, Massimo Nordio, ha sottolineato che al 2030 a livello europeo sono previste gigafactory per un valore di 1 Terawatt/h. “Meno del 10% della quota è prevista in Italia”, dice Nordio. C’è un nodo attrazione investimenti su cui l’Italia arranca, anche in chiave transizione. E Salvini da Verona dice, dopo lo scambio di mesi fa su Twitter, che vuole “incontrare e parlare con Musk”, rispetto alla mobilità elettrica è meno duro: “Bisogna recuperare il gap con l’Europa”.

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