Sandei, la manager che ha portato l’intelligenza artificiale a Piazza Affari

Pubblicità
Pubblicità

In Piazza Affari con l’intelligenza artificiale. Valeria Sandei giovedì 11 marzo ha portato la sua azienda, Almawave, sul mercato Aim di Borsa italiana, accompagnata dalle previsioni di scenario legate al mondo delle tecnologie Ai (Artificial Intelligence) applicate alla vita di tutti i giorni. Sia in chiave attuale che futuribile. La società di cui Valeria Sandei, 45 anni, veneziana, è amministratrice delegata, fa il salto nel mondo della finanza con il suo corredo di sofisticati prodotti di tecnologia proprietaria, software che dialogano con i big data, analizzano enormi archivi di dati non strutturati, e interpretano i bisogni delle persone anche attraverso l’analisi del linguaggio naturale, scritto e parlato, grazie al suo avveniristico modello abile a comprendere oltre 30 lingue, integrato in sinergia con tutti i sistemi di multicanalità.

Sostenuta dal gruppo Almaviva, suo azionista di maggioranza e leader italiano nel settore dell’Information & communication technology, Almawave ha registrato nella quotazione in Borsa, operazione tutta in aumento di capitale, la partecipazione di investitori italiani ed esteri per il 40 per cento e ha avuto una domanda complessiva al prezzo di collocamento superiore a 41 milioni di euro, pari a 1,5 volte l’offerta. “Sono entrati fondi molto importanti, abbiamo avuto una bella partenza. Ora dobbiamo continuare a dare solidità alla nostra strategia con tante direttrici di azione, focalizzati sulle nostre componenti, investire sui prodotti, affacciarci al mercato internazionale”, spiega.

Nuove occasioni di business si profilano perciò per la società nata nel 2010, che oggi occupa oltre 220 persone in sei sedi italiane, Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli e Trento, due in Brasile, São Paulo e Belo Horizonte, e una negli Usa, a San Francisco. Almawave ha quattro laboratori gestiti da professionisti con forti competenze su tecnologie abilitanti e principali framework – big data, data science, machine learning, architetture Ai e integration – oltre a una profonda conoscenza dei processi di sviluppo dei sistemi più avanzati.

L’imprenditrice ha di che rimboccarsi le maniche. “Di soddisfazioni questa azienda e questo team me ne hanno date e me stanno dando tante. Abbiamo vinto gare importanti nel mondo government. Questo ulteriore passaggio ci carica di nuovo entusiasmo. L’export è già in forte crescita in Usa, Europa, con partneship operative nel Middle East. L’obiettivo è espandersi e andare avanti, sennò a cosa serve avere trenta lingue? Credo che sarà una spinta ancora più forte per acquisire nuovi talenti, persone di valore. Sempre di più questo è un lavoro per le donne. In generale l’It e tutte le facoltà Stem colgono un interesse attivo. Come trend di crescita è buono, in assoluto però ancora non ci siamo”.

Valeria Sandei ricopre anche il ruolo di direttore marketing strategico di Almaviva ed è presente nel cda di diverse società del gruppo. Ha già in atto fattive collaborazioni con università italiane ed estere. In Italia le più rilevanti sono quelle con la Sapienza di Roma, da cui ha acquisito Obda Systems, la start up nata nell’ateneo, e con la napoletana Federico II con il programma SpinData. I suoi clienti in Italia sono un po’ dappertutto: banche medie e grandi, pubbliche amministrazioni, enti governativi, big del mondo dei trasporti, istituti previdenziali. Almawave ha chiuso il 2019 con un fatturato di 21,3 milioni di euro, più 33 per cento, un ebitda a 6,2 milioni, più 13 per cento, e utili per 2,3 milioni, più 5 per cento. E ora punta ad aumentare l’efficienza dei processi aziendali.

Il Covid non ha cambiato molto i ritmi di lavoro e l’operatività. “Noi facevamo già tanto smart working. La richiesta di servizi è cresciuta, tutti si sono resi conto dell’essenzialità del digitale che è diventato un must have. E lo sarà di più in futuro quando in virtù del recovery fund le grandi amministrazioni lo useranno per rilanciarsi”. Digitalizzare sempre di più la pubblica amministrazione, settore che per Almawave vale più della metà del fatturato, è uno dei compiti che l’azienda si è assegnata. Con le tecnologie legate all’analisi del linguaggio, i suoi brevetti trovano applicazione nel mondo della sanità con la telemedicina e della cosiddetta
e-democracy che favorisce ad esempio l’accesso ai servizi della cultura, del lavoro, dei trasporti e altro per i non udenti o per persone straniere. “È un valore avere alle spalle un azionista che ci crede. E io mi sento investita di una responsabilità molto grande verso la compagnia e verso i clienti. Almeno quanto la voglia di rappresentare al meglio la mia squadra che ha reso possibile questo cammino. Sono sempre stata messa nelle condizioni di portare avanti i miei percorsi in autonomia. Sono il front end dell’azienda che cresce perché ha team di eccellenza in tutti gli ambiti, da chi opera nei laboratori a chi lavora presso le aziende”.

Trenta i milioni di euro investiti in ricerca negli ultimi dieci anni. Con alcune mosse azzeccate che hanno segnato un punto di svolta. Come l’ingresso nel 2013 in Pervoice, una start up nata da uno spin off dalla Fondazione Bruno Kessler, che ha impresso un’accelerazione sul tema delle tecnologie vocali. “Era piccolina, l’abbiamo fatta crescere nel tempo. Continueremo sul fronte della tecnologia a investire per andare sempre avanti in un mercato dal quale ci si aspetta uno sviluppo significativo in tutti i comparti e specialmente nella pubblica amministrazione”. In uno scenario competitivo fatto di tanti attori, Almawave ha al proprio interno strutture solide e data scientist per lo sviluppo dell’hi-tech nei settori dei trasporti, dell’industria e dell’healt care. “In quest’ultimo campo è possibile potenziare le capacità di un medico nell’uso dei nuovi sistemi digitali per avere informazioni utili a intervenire tempestivamente dove serve, quindi utilizzando nuovi paradigmi tecnologici e sperimentazioni articolate”.

L’imprenditrice non ha radici nel mondo scientifico ma vanta una laurea con lode in Economia alla Bocconi. “È stata una bella strada. Ho studiato in ambito matematico e di finanza, con la fortuna di avere avuto professori come Marta Cartabia in Diritto pubblico, Francesco Giavazzi, Sergio Sabellini. Io nasco in una chiave più umanistica, mi sono diplomata al liceo classico Marco Polo di Venezia. Latino, greco, certamen di letteratura, a scuola ho vinto un mucchio di premi. Ero considerata una secchiona, ma non mi ha mai pesato stare sui libri. Mi sono portata dietro la passione per la musica classica, ho studiato flauto traverso al Conservatorio Benedetto Marcello, purtroppo però se non ci mantiene in esercizio è facile perderlo, per un problema di emissione del suono”.

Veneziana di Campo Santa Maria Formosa, “uno dei luoghi dove sono cresciuta e ho giocato tanto, in grande libertà e senza rischi, come fanno tutti i bambini a Venezia”, ha due figlie, Vittoria, 15 anni, ed Elena, 13. “Questo mio background mi ha portato all’inizio a fare uno stage in Jp Morgan, in area private banking. Ma appena laureata ricevetti la proposta di Accenture nell’area servizi strategici. Avevo 23 anni. Ho lavorato in acque aperte, in mondo banking con esperti che mi hanno insegnato tanto. La tecnologia ha molto a che vedere con la comprensione dei bisogni delle persone. Sono diventata una manager a 27 anni. La mia famiglia mi ha sostenuto, non ha esitato a investire per farmi studiare a Milano. Volevo laurearmi e poi ho iniziato a lavorare presto. Poi per una serie di vicissitudini familiari ho lasciato Accenture”.

Nel 2004 ha conosciuto Marco Tripi, imprenditore, attuale ceo di Almaviva, e si sono sposati. Da allora sono una coppia nella vita e nel lavoro. “Suo padre Alberto era presidente di una holding costituita da Cos e da Interbanca, che nel 2005 ha acquisito Finsiel dall’allora Telecom Italia. Mi occupai dell’operazione anche con altri, seguendo il piano industriale strategico, la prima grande avventura che mi vide operativa nel gruppo che allora era piccolo, oggi ha 50 mila persone”. Nel 2006 nasce Almaviva do Brasil, “con altri colleghi, una bella avventura, nuovi scenari”. E poi viene costituita Almaviva consulting, “sono entrata come amministratore a fine 2007 e l’ho trasformata in Almawave nel 2010. Man mano ci siamo sempre più affacciati a nuovi mondi, fino a Pervoice. L’obiettivo è stato usare il potenziale di queste nuove tecnologie vocali e indirizzare il modo di gestirle. In questo settore, con le opportune spinte propulsive, l’Italia può fare molto. E speriamo nel rilancio del paese, è nell’animo di tutti, c’è un chiaro orientamento da parte del presidente Draghi di voler fare un percorso e mettere a valore le eccellenze italiane”.

Il lavoro l’ha sempre portata lontano da casa: per un lungo periodo, ogni mese Valeria Sandei è volata in Brasile per cinque giorni, nell’head quarter del Sud America, “per seguire da vicino un mercato enorme per risorse e potenzialità di crescita”. Da un anno, causa Covid, ha messo via la valigia. “Con le ragazze ho sempre avuto aiuto da mia mamma che si è trasferita a Roma. La maternità l’ho affrontata al meglio delle mie capacità, senza perdere il contatto costante col lavoro. Sono le figlie la passione numero uno. Dedico a loro il tempo che posso, qualche volta facciamo i compiti assieme e ripasso le materie che mi piacevano tanto. Ma non sono la mamma che sta lì tutto il giorno, voglio che siano autonome, che affrontino la vita”.

La musica classica occupa ancora un posto importante nella sua vita, e un angolo nella sfera dei rimpianti, “avrei voluto prendere il diploma al Conservatorio”. Fare lunghe camminate al mattino molto presto e guardare le serie tv, sono le distrazioni possibili in tempi di pandemia. Nell’ambito dei desideri c’è poter riprendere l’equitazione e lo sci, scoprire posti nuovi, la natura, il mare. “Tra i ricordi più belli ho le visite alle capitali, i momenti clou in cui viaggiamo tutti assieme”. Esigente verso sé stessa oltre che con gli altri. “I risvolti da affrontare sono tanti, con esigenze umane differenti e con i nodi del versante economico. L’esercizio è mettere sempre meglio a fuoco queste dinamiche. Cerco di ascoltare, di capire, provo a migliorarmi, soprattutto per i miei colleghi, per la squadra, lo human capital e il suo valore”.

I momenti bui, dice Valeria Sandei, nella vita ci sono sempre. “Li superi quando in primo luogo dentro te stesso trovi la forza, la ragionevolezza e il senso più profondo di quello che stai facendo. Io mi considero sempre un po’ a un punto di partenza, mi creo ogni volta nuove asticelle, sfide nelle quali coinvolgo la mia squadra, per cercare di fare ancora un miglio in più. Non mi sento arrivata da nessuna parte, sono pronta a partire per iniziare altri percorsi. Le scelte ti rendono la persona che sei. E se avessi fatto la musicista? Non lo so. So che quando devo fare qualcosa di molto importante chiedo aiuto alle mie figlie e loro mi infilano nella borsa certi strani pupazzetti e mi augurano buona fortuna”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *