Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di oltre due lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e “Morire di lavoro” vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo “crimine di pace”.
” ‘A morte ‘o ssaje ched’é? é una livella”. Sandro e Velio non conoscevano più di tanto il napoletano, ma certo sapevano bene cos’è una livella. Imprenditore e lavoratore dipendente, ma nelle piccole ditte edili in fondo sono tutti operai e la livella è sempre a portata di mano. La morte rende tutti uguali, scriveva Totò, perchè le differenze le fanno solo i vivi (Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive). Per Sandro Pepellin e Velio Dal Dosso la livella funzionava anche nelle vita che si è spezzata mentre erano fianco a fianco nel cantiere di Gressan: una lastra di cemento è scivolata e li ha schiacciati mentre la stavano scaricando dal camion. Imprenditore e operaio. Il primo, 70 anni, titolare della ditta; il secondo, 51 anni, suo dipendente. Sono morti a distanza di poche ore nell’ospedale di Aosta dove erano arrivati in condizioni disperate. A soccorrerli era stato il figlio di Sandro, Simone, presente alla tragedia insieme alla sorella Virginia e alla madre (la moglie di Sandro) Cristina.
“Una grande stima reciproca”, racconta chi li conosceva. Sandro era stato anche, a più riprese, sindaco di Jovencan e presidente della Comunità montana Mont-Emilius: “Se ne va un pezzo di Jovencan – dice il sindaco Laurent Vierin – una persona speciale, spesso tagliente e senza filtri, ma capace anche di essere tenero”. Per Pepellin si trattava dell’ultimo cantiere: aveva deciso di andare in pensione e di dedicarsi così a tempo pieno alla famiglia e alla montagna. Velio, invece, avrebbe proseguito il suo stimatissimo lavoro di operaio edile. ” ‘A morte ‘o ssaje chedé?…é una livella”.
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