Sanremo 2021, la terza serata delle cover: ma non chiamatele così

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Il 4 marzo sta diventando una sorta di festa nazionale. La ricorrenza della nascita di Lucio Dalla assume sempre di più l’aspetto di una grande festa della canzone e della musica. Cosa che assume un aspetto ancora più importante sul palco di Sanremo, e in un anno in cui la musica è stata silenziata dalla pandemia.

Sanremo 2021, terza serata: le cover e i duetti. Negramaro ricordano Dalla. Fiorello ironizza su Zingaretti

Così quando i Negramaro iniziano a cantare la magia scende nelle case degli italiani. Giuliano Sangiorgi parla, canta 4 marzo 1943, celebrandone i 50 anni di storia, poi racconta e mescola Dalla e Battisti, De Andrè e Modugno, ci fa piangere, commuovere, divertire, ci fa cantare Meraviglioso, con il cuore in mano, tutti insieme. E’ una performance maiuscola, commovente. E’ la canzone che riprende il suo posto al centro, dopo due serate nelle quali l’avevano nascosta tra mille altre cose, è la storia del nostro paese che viene raccontata attraverso le melodie, è la nostra coscienza collettiva che risuona sul palco del Festival, come per fortuna ogni tanto accade.

Sanremo 2021, le pagelle della terza serata

Poi comincia la terza serata, quella in cui le gag sono ridotte al minimo perché vanno in scena tutti e 26 i concorrenti, quindi c’è poco tempo da perdere. Per cominciare arriva Neffa, grande padre del nuovo soul nazionale, a riprendersi il posto che gli spetta con Prima di andare via, sostenuto, anzi sospinto  sul palco del Festival con la grandissima Noemi, poi ci sono Fulminacci che fa Jovanotti con Roy Paci e Lundini, gli Extraliscio che fanno ballare chi può con Rosamunda e il Kazatchok, Casadilego che fa bella figura con Renga, anche se l’interpretazione non brilla. Poi il povero Fasma prova a cantare con il microfono che non funziona e la tensione della serata si spezza. Quando torna, dopo la pubblicità, tutto è per lui infinitamente più complicato. Ma il giovanissimo Tiberio/Fasma si riprende, riconquista l’autotune, si gasa ma mano che canta, sorride, è contento e alla fine se la cava benissimo.

Sanremo 2021, la classifica generale delle tre serate, in testa Ermal Meta

E’, come ormai accade da diversi anni, la serata migliore del festival, perché è quella in cui si celebra la musica, le grandi canzoni, la capacità creativa degli artisti che prendono le canzoni e le fanno diventare proprie. Chiamarle “cover” è sbagliato, sminuisce il lavoro che fanno tutti, o che almeno provano a fare, sono idee, interpretazioni, alle volte visioni, altre volte esperimenti, il che significa che alcune volte si può anche sbagliare. Ma è meglio sbagliare provandoci, come hanno fatto praticamente tutti, che limitarsi a ricantare bene una canzone bella. E così si toccano vertici molto alti quando Irama porta il Francesco Guccini di Cyrano nei territori del pop, dove quella canzone non solo non è mai stata, ma dove era inimmaginabile portarla, e lo fa con rispetto, devozione, passione. E tutto esplode, ancora, con i Maneskin che con Manuel Agnelli mettono a ferro e fuoco il palco dell’Ariston suonando nientedimeno che i CCCP, elettrici e poetici perché lo è la vita, rumorosi perché il silenzio è morte e abbandono, appassionati perché non si può essere nulla di meno, spettacolari perché non dimenticano di essere comunque sul palco di Sanremo.

Sanremo 2021 la serata delle cover: la classifica, in testa Ermal Meta

E poi ci si diverte con Fedez e Michielin che sembrano Elio e le Storie Tese, con Random e i Kolors con i motori al minimo, ci si emoziona con Willie Peyote e Samuele Bersani, con le vibrazioni al massimo, che però crollano con Bugo e i Pinguini Tattici Nucleari che non capiscono Battisti e lo maltrattano e con Gio Evan, che capisce bene gli 883, ma non riesce a risollevarli. Non tutto è bello, ovviamente, non lo sono le Deva che rendono un cattivissimo servizio a Orietta Berti, che da sola avrebbe fatto migliore figura, mentre alcune cose sono bellissime, come i Neri per Caso con Ghemon, che spargono eleganza e armonia nel teatro Ariston. La Rappresentante di Lista gioca con la Rettore, Madame gioca con Celentano, sono in tanti quelli che la serata apparentemente non la prendono sul serio, anche se in realtà è il contrario, perché mettono in scena dosi di necessaria, fondamentale, illuminante leggerezza, quella che Arisa cerca di mescolare alla grande poesia di Pino Daniele quando insieme al sussurro di Michele Bravi porta in scena Quando. C’è poi chi non scherza affatto, come Lo Stato Sociale, con Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino, che cantano Non è per sempre degli Afterhours, con un testo dirompente e una melodia meravigliosa. E ancora, la perfezione tecnica di Annalisa, con il “chitarrone” di Federico Poggipollini svolta verso il rock il trio Bindi/Califano/Salerno e convince anche i più restii, la magia di Gaia e Lous and the Yazuka che cantano Tenco, la bellezza di Povera Patria cantata con passione più che perizia da Colapesce e Dimartino, il magnifico Battisti di Il mio canto libero proposto dai Coma_Cose, il Rino Gaetano portato verso il rap da Aiello e Vegas Jones. Il meglio arriva tardi, troppo tardi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, che si superano con una magnifica interpretazione, anzi rilettura, di Del Mondo dei CSI, e Ermal Meta con una bella versione di Caruso.

Il tutto finisce alle 2.05, perché tra le canzoni c’è spazio ovviamente anche per l’intrattenimento, per la comicità, per gli ospiti come Mihajlovic, per i “conduttori” in seconda come Ibrahimovic e la supermodel Ceretti, per l’impegno sociale, per il teatro, per un numero magnifico di Achille Lauro con Emma e ancora i fantastici Negramaro, ma è davvero troppa roba, calcolando che all’1.30 mancavano ancora all’appello 4 cantanti in gara. Se si vogliono 26 cantanti in gara si deve avere il coraggio di tagliare su tutto il resto. Se poi si pensa che le canzoni non bastano per far contento il pubblico e l’Auditel, allora tanto vale portare 20, o addirittura 15 cantanti e finire lo spettacolo in orari più accettabili. Ma sembra ancora di risentire un vecchio mantra che sembrava scomparso, “la musica in TV non fa ascolto”, che invece magari sta tornano di moda, chissà….

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