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Sanremo 2022, abbiamo visto le prove: ecco come cantano (e come si vestono) i Big in gara

L’anno scorso è stato il Festival della consacrazione del rock, con la vittoria dei Maneskin. Questo potrebbe essere invece l’anno della dance e sarebbe una novità assoluta all’Ariston. Ad ascoltarle una via l’altra, nelle prove generali, le 25 canzoni in gara mostrano un filo rosso decisamente ballabile, spesso nella cassa in quattro tipica dei pezzi da discoteca. Lo conferma anche la resa scenica degli artisti, felici di muoversi e ballare sulle loro canzoni mai come quest’anno mosse e gioiose, vestiti nelle prove per la stragrande maggioranza come si fosse trattato della serata, visto quello che Amadeus ha definito il “lodo Irama”, l’artista bloccato lo scorso anno dalla presenza di un positivo nel suo entourage e rappresentato quindi nella gara da un video delle prove ma senza vestiti di scena. 

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Innanzitutto D’Argen D’Amico: addirittura teorizza sul tema della canzone dance con la sua Dove si balla: “Mi piace la musica dance, che pure un alieno la balla”. E conclude il brano dicendo: “Ma va a capire perché si vive se non si balla”. Tra i più dance dei pezzi del festival c’è senz’altro quello di Ditonellapiaga che entra per prima in scena con un vestito lungo panna e stivaletti blu e Donatella Rettore, giacca e stivaletti rossi, un casco di ricci biondi e trucco argentato esagerato alla Renato Zero: Chimica inizia ricordando le atmosfere di I feel love di Donna Summer, glorioso pezzo disco di anni Settanta.

Funky-dance è anche la canzone di La rappresentante di listaCiao ciao, un pezzo con tutte le caratteristiche, compreso il balletto, per diventare il tormentone del festival con il suo tempo funk, i riff di chitarra e il basso che gira come nei pezzi dance: “Con le mani ciao ciao, con i piedi ciao ciao, con la testa, con il petto e con il cuore, con le gambe, con il culo e con il cuore ciao ciao. Romperemo tutte le vetrine, la fine del mondo, rompiamo le vetrine”. Ballabile è l’up tempo di Farfalle di Sangiovanni, che indossa un vestito di scena fosforescente metallo. Ed è dance a suo modo pure Ti amo non lo so dire, di Noemi, con una cassa dritta che a un certo punto la trasforma, il testo scritto per lei da Mahmood. La cantante romana indossa un vestito bianco che le fascia letteralmente il corpo.  

Noemi 

Prove generali anche in platea: Gianni Morandi si aggira tra le poltrone di velluto rosso dell’Ariston e i giornalisti in attesa di poter ascoltare Massimo Ranieri: “Sono qui per sentire le prove del mio amico Ranieri”, tra loro quasi un duello che si rinnova. “Sono sessant’anni che ci sfidiamo, a Canzonissima vincevamo ad anni alterni”. 

Ranieri canta Lettera di là dal mare, un pezzo sui migranti: “La notte non finisce mai, l’America è lontana di là dal mare, dove piove fortuna, dov’è libertà” e ancora “silenzio tra le sponde, e tutti tacciono e tanti pregano, poi il tempo si ferma, qualcuno grida terra, terra”. Pezzo molto trascinante, lui canta sulle stelle in un pezzo in crescendo, l’arrangiamento dei violini ricorda l’incedere di Attenti al lupo di Lucio Dalla, il pezzo infatti è leggero e drammatico allo stesso tempo. Morandi canta Apri tutte le porte scritta da Jovanotti, “stai andando forte apri tutte le porte”, un pezzo con i fiati vintage, antico e moderno, scatenato senza però essere troppo trascinante. 

 Massimo Ranieri 

I due pezzi urban del Festival si muovono più o meno sulle stesse combinazioni di accordi e atmosfere simili, entrambi molto efficaci: Yuman con Ora e qui caratterizzato da un bell’arrangiamento di violini, un po’ alla Bacharach, e Mahmood e Blanco, il primo con un cappotto fino ai piedi, accompagnati da un pianoforte a coda: bell’intreccio di voci e di linee melodiche. Urban decisamente scuro anche quello di Michele Bravi con Inverno dei fiori, e una corona di petali circonda il bavero della sua giacca. 

Giusy Ferreri apre la sua Miele cantando due parole in un megafono di cui sfugge l’utilità, una melodia semplice e spagnoleggiante. Il vero tocco di teatro arriva con Achille Lauro, un vestito dai colori sgargianti a quadrettoni optical, che grazie alla presenza dell’unico vero ospite internazionale del Festival, l’Harlem gospel choir, canta Domenica, un passo avanti rispetto al rock di due anni fa, Rolls Royce: questo è un rock gospel, quasi fosse il secondo periodo di Elvis, sacro e profano, e si chiude con un Alleluja. 

Achille Lauro 

Ancora rock con Rkomi per Insuperabile, pantaloni di pelle e guanti neri, look da corse in macchina, chitarra elettrica e fiati, “a 180mila giri su una coupé”. Sceglie il look di pelle anche Irama, giacca con frange esagerate e stivali con tacco rosso esagerato, per cantare Ovunque sarai, che al contrario è un pezzo pop di taglio internazionale di grande carattere, e lui sul palco si muove bene e la interpreta al meglio. Ana Mena porta Napoli ai Caraibi grazie a Duecentomila ore scritta da Rocco Hunt, stivali rossi fino all’inguine e un vestito gonna a palloncino rosso di paillettes, la proposta forse più lontana dal festival e più vicina alle radio, ma forse le due cose in questo caso volevano coincidere anche nelle intenzioni di Amadeus. 

Mahmood e Blanco (ansa)

Emma si presenta con una camicia bianca molto scollata, ma non è detto che sia il vestito della gara, per Ogni volta è così, pezzo nella piena tradizione del nuovo pop italiano. Elisa con un vestito bianco fino ai piedi canta O forse sei tu e può vincere, forte di una grande melodia. Giovanni Truppi in canotta canta Tuo padre, mia madre, Lucia arpeggiando sulla chitarra semiacustica, ma la canzone sembra non aprirsi mai se non nella frase a effetto, ripetuta un paio di volte: “quello che sarò, sarò con te”.  

Le Vibrazioni omaggiano Stefano D’Orazio dei Pooh, scomparso a novembre del 2020, con l’immagine del suo volto riprodotta sulla cassa della batteria di Alessandro Deidda e interpretano il rock di Tantissimo reso sinfonico dall’orchestra con Francesco Sarcina in giacca nera di paillettes, mentre Highsnob e Hu, neri e austeri come monaci tibetani, lui biondo platino e lei completamente rasata, cantano Abbi cura di te, un pezzo lento e a tratti ai limiti dello spoken word, ma non certo rap e quindi anche difficile da immaginare con un’eventuale parte di Junior Cally, che ne rivendica parte della scrittura smentito dai diretti interessati. Chiudono Aka7even con vestito sgargiante rosso stracciatella e stivali militare con un pezzo già pronto per le radio, Perfetta così; il pezzo leggero di Tananai, Sesso occasionale e la ballatona elettropop di Matteo romano Virale.

In prima fila è arrivato Fiorello: quando Iva Zanicchi, in gonna nera e maglia poncho di paillettes, dopo un assolo di chitarra molto vintage termina di cantare Voglio amarti con la frase “Per sentirmi ancora viva in te”, lo showman accompagnato dal direttore di Rai1 Coletta sale sul palco per salutarla, con tanto di inchino reverente. E lei di risposta: “Ah sei qui, allora ti racconto subito un’altra barzelletta”.



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