Sanremo, da città dei fiori a città fantasma: nella perla della Riviera, che il Festival non salverà dalla crisi

Pubblicità
Pubblicità

SANREMO – In piazza Borea d’Olmo, esattamente nel punto da dove si srotolava il tappeto rosso fino all’ingresso dell’Ariston, adesso ci sono tre tende bianche: è lì che fanno i tamponi per quelli del Festival. Altre tre tende le hanno appena tirate su tra il Casinò e il convento dei cappuccini. “Siamo preoccupati. Saranno giorni molto impegnativi”, confessa Stefano Ferlito, da 26 anni medico della rassegna canora. Ha curato emicranie, mal di pancia, raffreddori e qualcosa di più complicato (segreto professionale): da Pippo Baudo a Toto Cutugno, dai Jalisse a Gianni Morandi. “Lucio Dalla era gentilissimo, ironico: un giorno mi ha chiesto se avevo una pillola per regalargli qualche centimetro in più di statura”. Cinque anni fa Arisa si era scritta il suo nome con un cuoricino sul palmo della mano, e l’aveva mostrato alle tv: dopo essere caduta dalle scale, era stata curata con un anestetico e si era giustificata per gli strafalcioni nella conduzione (“Il dottore mi ha dato qualcosa che consiglio a tutti…”).

Piazza Borea d’Olmo: fino allo scorso anno ospitavi gli studi mobili di alcune delle principali emittenti radiofoniche. Da qui partiva il tappeto rosso che portava all’Ariston 

Sanremo, tendoni e tamponi

Che serate spensierate. Oggi, invece. Il Festival al tempo del Covid è un’altra cosa in una Sanremo deserta, stranita, snaturata: fra paura e malinconia. “Dobbiamo stare attenti”. Ferlito lavora per il 118, coi medici della Rai e il Cts hanno concordato un protocollo rigido, ma chissà come andrà a finire. Il dottore spiega: “Tutti quelli che entrano all’Ariston devono risultare negativi ad un tampone fatto 48 ore prima. Qui sono sottoposti a un tampone rapido che viene controllato da un tecnico e un medico di laboratorio. Il risultato arriva in 10 minuti. Se è negativo, possono entrare: il risultato è registrato su di un’applicazione e risulta nel badge che indossano”. Se positivo? “C’è un secondo controllo, e in caso di conferma devono essere messi in isolamento: con obbligo di tampone molecolare dell’Asl imperiese”. Mancano 12 giorni alla prima serata ufficiale. La Liguria è zona arancione, ma da queste parti i contagi non si fermano, anzi: si rischia il rosso. E se nel frattempo tra gli artisti si registreranno dei casi?

Sanremo, il Biondo degli Extraliscio negativo al tampone molecolare

Bar Perla, in faccia al teatro: a metà mattinata hanno fatto una decina di caffè (forse), serviti sulla porta nei bicchierini di carta. Arie meste. “Di questi tempi era già un formicaio. Le serate del Festival? Alle sette c’era la coda in piazza, per entrare da noi”. Il barista scuote la testa. Intorno non c’è nessuno, a parte qualche tecnico Rai. A proposito: il carrozzone ogni anno si portava dietro un corteo di 5-6mila persone. Cantanti, discografici, sponsor, quelli della tv, i giornalisti. E gli accompagnatori. Per dire: ogni cantante aveva un seguito di 10-12 amici, più il parrucchiere. Ora potranno essere al massimo in 2. Si era arrivati a edizioni con quasi 1.500 cronisti accreditati: all’inizio del mese saranno 80.

Il Casinò ospiterà la sala stampa: fuori, i gazebo per i tamponi 

Pubblico, curiosi? Addio. Di solito, nella settimana della rassegna, i 9-10.000 posti letto erano tutti occupati (la metà in hotel, gli altri in residence e seconde case): ci si dovrà accontentare di un migliaio di presenze, più o meno. Silvio Di Michele, presidente della locale Federalberghi: “C’è apprensione. Navighiamo a vista, col fantasma del contagio dietro l’angolo”. Stanno peggio ristoratori e titolari dei bar, tutti chiusi. “Poco importa, tornare eventualmente in zona gialla all’ultimo momento: perché noi col Festival si lavorava soprattutto dopo le 18”, spiega Andrea Di Baldassare, titolare di un ristorante e 4 lounge bar, responsabile imperiese per la Confcommercio. Gli altri negozi sono aperti: ma gli affari si facevano con la gente che arrivava per le canzoni, e soprattutto gli eventi collegati.

Il sindaco e la Sanremo del sacrificio

Per la Rai, questa 71ma edizione sarà un trionfo: col coprifuoco, tutti in casa davanti alla televisione. Lo scorso gli utili furono oltre 15 milioni: ci sono buone ragioni per credere che – pure con l’Ariston blindato – sarà record. Ma cosa ci guadagna, la città? Grazie alla convenzione con la tv di Stato, una cifra tra i 5 e i 6 milioni di euro per l’uso del nome. Però non basta. Il sindaco Alberto Biancheri, che aveva sperato in uno spostamento della data, sta cercando di strappare un accordo per avere nel futuro prossimo una qualche finestra televisiva, magari con una manifestazione ad hoc: per rimborsare la sua Sanremo del sacrificio. “Ho paura che dovremo aspettare ancora molto, prima di organizzare qualche evento”: Fortunato Scordo, capoclaque del Festival e organizzatore della versione ligure di Miss Italia, è rassegnato. “Che tristezza. E’ come se ci avessero tolto il Natale”. Niente pubblico, all’Ariston.

Sanremo, Amadeus: “Un festival difficile, ma abbiamo il dovere di sorridere”. Fiorello con la maschera di Renzi

Casinò di Sanremo, il piatto piange

Sono quasi 4 mesi che il Casinò di Sanremo ha chiuso. Lavorano solo 6 croupier alla “roulette live”, online. “Dopo il primo lockdown erano state investite centinaia di migliaia di euro per la sicurezza. Non è bastato”, racconta Massimiliano Moroni, croupier. Ci sono 190 persone a casa, quasi tutte in cassa integrazione. Dodicimila metri quadri su 3 piani, drammaticamente vuoti. Nei giorni della rassegna, qui si giocava forte. E che mance. “In meno di un anno, tutto compreso abbiamo perso a testa intorno ai 36.000 euro netti”, dice. Hanno protestato. E altre contestazioni (“Noi no”, precisa Moroni) sono previste dal 2 al 6 di marzo, la sere della rassegna. Perché il Festival ci sarà comunque. Ma niente tappeto rosso, per Sanremo.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *