“Sapevano tutto di lui, anche che dopobarba usava”: così Israele ha ucciso il capo del programma nucleare iraniano

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Nei giorni scorsi il Jewish Chronicle, il più antico giornale ebraico pubblicato in inglese a Londra dal 1841, ha offerto una lunga ricostruzione dell’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh. Lo scienziato nucleare iraniano fu colpito in un attentato il 27 novembre del 2020: l’uomo era soprannominato dagli israeliani “il padre” del programma nucleare iraniano e quella per colpirlo fu un’operazione molto complessa, messa in piedi dal Mossad e dai suoi operativi di nazionalità iraniana dopo mesi di appostamenti.

La ricostruzione del Chronicle conferma alcuni elementi che erano girati già in dicembre. Sono questi: innanzitutto è stata utilizzata una mitragliatrice automatica a controllo remoto, del peso di una tonnellata. L’arma venne fatta entrare in Iran pezzo dopo pezzo e fatta saltare in aria con tutto il veicolo su cui era stata piazzata per eliminare elementi delicati che non dovevano cadere in mano iraniana.

Hassan Rouhani, presidente dell’Iran, visita la centrale nucleare di Bushehr (ansa)

Secondo elemento: il ruolo di Fakhrizadeh nel programma nucleare iraniano era stato individuato da Israele nel 2018 con il furto a Teheran di un importante archivio sul programma nucleare iraniano. Dall’archivio emerse il ruolo dello scienziato, che sovrintendeva ai vari aspetti della ricerca.

L’operazione fi avviata nel marzo del 2020, nelle settimane inIziali del Coronavirus. Una squadra di 007 israeliani venne introdotta in Iran dove si riunì con gli altri agenti locali del gruppo: in tutto oltre 20 persone, un numero elevato. Da quel momento iniziò il controllo di Fakhrizadeh: “Per otto mesi la squadra respirò con lui, si svegliò con lui, dormì con lui, viaggiò con lui: sapevano anche quale dopobarba utilizzava”.

Gli attentatori israeliani decisero di colpire Fakhrizadeh sul tragitto verso la villa di famiglia di Absard, poco fuori Teheran. Il professore era scortato da almeno 12 guardie del copro, il convoglio viaggiava su 4 veicoli. Gli agenti israeliani piazzarono un Suv Nissan con la mitragliatrice ai lati di una strada che l’uomo percorreva abitualmente

 L’attentato avvenne il 27 novembre, mentre l’uomo era in auto con le guardie del corpo e la moglie: l’arma sparò in tutto 13 colpi, nessuno della famiglia o fra le guardie del colpo (secondo il Chronicle) venne colpito. La Nissan con la mitragliatrice fu fatta esplodere immediatamente dopo.

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A questo punto il giornale inglese riporta le considerazioni di una sua fonte: “Grazie a Dio tutti i nostri agenti sono riusciti a uscire, nessuno è stato preso, non ci sono neanche arrivati vicino: la sicurezza iraniana non è affatto male ma il Mossad è molto meglio. Il regime (iraniano) è stato umiliato e devastato, anche il Mossad è rimasto sorpreso dal forte impatto dell’attacco”. Una valutazione fatta dal Mossad è che ci vorranno sei anni perché l’Iran riesca a trovare un sostituto di Fakhrizadeh

Il Chronicle aggiunge un particolare cruciale: l’amministrazione di Donald Trump (già sconfitto nelle elezioni di novembre) non era stata avvertita. “Gli americani non furono coinvolti, è stata assolutamente un’operazione israeliana. non era una questione politica ma di sicurezza, non c’entrava nulla con Trump o le elezioni Usa”.

Il governo israeliano non ha voluto commentare in nessun modo il racconto del Jewish Chronicle, ma in qualche modo l’autorevolezza della rivista e lo stesso silenzio di Israele confermano la ricostruzione, Che fatta in queste ore diventa un nuovo elemento nella battaglia politica e anche di informazione che Israele sta conducendo contro l’Iran per fermare il suo programma nucleare

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