Savona: “Sintomi latenti di dittatura”. Renzi chiede le dimissioni del presidente Consob

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MILANO – La Popolare di Sondrio sale alla ribalta, non solo finanziaria, del panorama nazionale e lambisce lo stesso dibattito politico. Il casus belli è scoppiato dopo la presa di posizione del presidente della Consob, Paolo Savona, che in una lettera privata – diventata per poco tempo pubblica – ha parlato di “sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai nostri giorni”, rivolgendosi all’economista Marco Vitale. Cioè a uno dei promotori del Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della banca della Valtellina, ancora per poco popolare. Sta di fatto che la lettera viene pubblicata per qualche tempo sul sito del Comitato e solo in un secondo momento tolta.

Un agguerrito gruppo di soci della banca di Sondrio ha a lungo contrastato la trasformazione in spa, imposta dalla riforma Renzi nel 2015, ma ormai la guerra è arrivata alle battute finali: entro fine anno dovrà avvenire il passaggio da popolare in spa. Non prima però che lo Statuto abbia passato il vaglio della Bce. Che, tra l’altro, ha storto il naso alla norma che prevede il voto maggiorato, dopo due anni. Un passaggio che, nei fatti, avrebbe avvantaggiato i soci attuali. E che il Comitato ovviamente difende.

Nello scambio di opinioni con Vitale, Savona scrive che l’iniziativa per difendere autonomia e indipendenza della banca “è perfettamente legittima, ma temo che sarà il sasso nello stagno, perché è la manifestazione del fatto, contro cui ci battiamo da decenni, che l’essere umano e le sue istituzioni intermedie (Tocqueville) sono sempre pù preda degli organi collettivi delle democrazia, con conseguenze sui sistemi di libertà”. Segue poi il passaggio sui “sintomi latenti della dittatura”.

Apriti cielo, anche se nel frattempo il testo della missiva privata era stato tolto dal sito. Non abbastanza in fretta perché la stampa locale non lo notasse seguita poi da un settimanale finanziario; da ultimo, la Stampa ci dedica un lungo servizio. Savona controbatte: “La lettera privata rientra in uno scambio di idee che da lungo tempo intrattengo con l’illustre studioso”, riferendosi a Vitale. E aggiunge: “Si tratta di idee liberali che sorprendono solo chi libero non è”. 

All’interno della Consob sembra che la nuova sortita del presidente non sia stata presa con troppa filosofia. Intanto è già arrivata la reazione del mondo politico. Nella lunga intervista rilasciata al podcast di Repubblica Metropolis, sollecitato da una domanda sul caso, Matteo Renzi è stato molto netto: “Il presidente di una autorità della Repubblica italiana, che non è la repubblica delle banane, non dice quelle cose. Dire quello che lui ha detto sulla dittatura, mi porta a chiedere le dimissioni di Savona dalla Consob. È folle. Deve andare a casa stasera. È una ferita per le istituzioni italiane”.

Prima era stato su Facebook il deputato di Iv e presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin, a insorgere: “Tutti parlano di dittatura. Savona, il cui compito è difendere il mercato, in particolare lo dice per difendere il gruppo dirigente di una banca quotata che (dopo 6 anni di ricorsi falliti in Italia e in Europa) non si rassegna né al mercato né alla  legge”. La riforma Renzi aveva imposto la trasformazione in spa per tutte le popolari sopra una certa soglia di patrimonio. Non tutte avevano gradito e in particolare la Sondrio ha tentato tutte le strade dei ricorsi, nazionali e non, sollevando anche questioni di costituzionalità su alcuni aspetti. A questo punto, entro fine anno dovrà cedere le armi e trasformarsi in spa. Magari, spera, con qualche ammorbidimento.

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