‘Schindler’s List’, la bambina con il cappottino rosso ora aiuta i rifugiati ucraini

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La bambina col cappottino rosso di Schindler’s List è in questi giorni al confine tra Ucraina e Polonia ad aiutare i profughi in fuga dall’invasione russa.

Oliwia Dabrowska, questo il suo nome, aveva tre anni quando nel 1993 Steven Spielberg la filmò per le famose scene nel ghetto di Cracovia, mentre i suoi abitanti venivano rastrellati dalle truppe naziste. Immagini dure, in bianco e nero, nelle quali l’unica nota di colore era il suo cappottino rosso. Un’idea geniale, che ha lasciato un’immagine indelebile in tutti quelli che hanno visto il film.

Oliwia Dabrowska con il cappottino rosso che la rese famosa nel film di Steven Spielberg

Oliwia Dabrowska con il cappottino rosso che la rese famosa nel film di Steven Spielberg  Oggi Oliwia di anni ne ha 32 e, oltre ad adoperarsi personalmente in prima linea alla frontiera, ha lanciato ripetuti appelli sui suoi profili social, ripresi oggi da Deadline: “Tutto aiuta. Ci servono materiali e soprattutto donazioni in denaro. Ci servono volontari. La situazione e drammatica e l’ho visto con i miei occhi”, scrive nei suoi post.

In un altro post, Oliwia ha ‘photoshoppato’ il fotogramma che la ritrae bambina, cambiando il colore del cappotto in azzurro e giallo, come nella bandiera ucraina.

Ha anche raccontato di momenti drammatici vissuti negli ultimi giorni, come quando la Russia ha bombardato Yavoriv, a soli 20 chilometri dal confine: “Ho paura ma questo mi motiva ancora di più ad aiutare i profughi”.

Rievocando il significato della scena nel 2018, in occasione del 25esimo anniversario del film, Spielberg spiegò che per lui la scena della bambina con il cappotto rosso rappresentava una chiamata alle armi contro atrocità come quelle commesse dai nazisti: “Nel libro da cui è tratto il film, Oscar Schindler non riesce a capacitarsi di come una bambina potesse camminare illesa nel Ghetto di Cracovia, quando tutti gli altri venivano caricati su camion o uccisi. Una bambina con il cappotto rosso apparentemente invisibile veniva ignorata dalle SS pur indossando un soprabito del più brillante dei colori”.

Per Spielberg quello rappresentò un simbolo: significò che Roosevelt e Eisenhower, e probabilmente anche Churchill e Stalin, sapevano dell’Olocausto e non fecero nulla per fermarlo. “Fu una bandiera rossa – disse il regista – che, chiunque avesse prestato attenzione, avrebbe potuto vedere”.

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