Scommessa Giorgetti tra manovra, bollette e diffidenza europea

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ROMADaniele Franco, ministro uscente dell’Economia, si è sottratto subito al corteggiamento di Giorgia Meloni che sognava di confermarlo nel ruolo. L’economista Fabio Panetta, nell’esecutivo della Bce, ha resistito – raccontano – fino a pochi giorni fa. E così il rifiuto dei due tecnici spiana la strada al leghista Giancarlo Giorgetti, che è promosso dallo Sviluppo Economico (con Draghi) all’Economia.

Eppure bollare Giorgetti come un ripiego dell’ultimora sarebbe ingeneroso verso il politico del centrodestra che – per esperienze sul campo – restava uno dei più attrezzati a guidare il ministero di Via XX Settembre. Giorgetti è deputato dal 1996. E per due volte (dal 2001 al 2006, poi dal 2008 al 2013) presiede la Commissione Bilancio della Camera, facendosi carico di quella che chiamavamo Legge Finanziaria. Per questo può guardare agli impegni delle prossime ore e settimane – se non con ottimismo – con un bagaglio di competenze non trascurabile. Lo stesso Draghi, e poi Franco, gliele hanno riconosciute. E il loro appoggio può giocare in favore di Giorgetti nei rapporti con l’Ue.

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Le cose da fare, quelle sono montagne. Il Paese – frastornato dal caro energia – aspetta subito un nuovo paracadute. Giorgetti, dunque, presenterà il decreto Aiuti quater (al primo Consiglio dei ministri); e a seguire le norme salva-bollette della legge di Bilancio. Subito il nuovo esecutivo sceglierà se confermare lo sconto di 30 centesimi sulle accise della benzina (in scadenza il 18 novembre) e i crediti d’imposta per le imprese, energivore e non (in scadenza il 30 novembre). Alla fine, bisognerà trovare e spendere bene, intanto, almeno 30 miliardi.

Poi c’è la legge di Bilancio, nel suo complesso. Il governo Draghi ha fatto un pezzo della strada inviando a Bruxelles il Dpb, il Documento Programmatico di Bilancio (già l’11 ottobre, in anticipo di quattro giorni). Il Dpb scatta un’istantanea precisa delle previsioni macroeconomiche, del livello del debito pubblico, degli antidoti alle emergenze del momento (energia e Ucraina, in questo 2022). Le tabelle di Draghi sono precise. Eppure Giorgetti dovrà aggiornarle perché, intanto, il Paese ha preso a correre verso la recessione.

Sulla base delle nuove stime, sarà approntata l’intera legge di Bilancio che l’Europa aspetta entro il 30 novembre. A quel punto, il governo Meloni avrà solo un mese di tempo per il via libero definitivo alla manovra, in Parlamento. L’approvazione eviterebbe all’Italia il purgatorio dell’esercizio provvisorio. L’anno scorso, anche il tecnico Draghi arrivò lungo. La legge di Bilancio fu discussa solo dai senatori e ratificata dai deputati, senza possibilità di correggerla. Allora Fratelli d’Italia, che era all’opposizione, chiese finanche a Mattarella di intervenire. Ora Giorgetti si adopererà perché la stessa procedura accelerata non si ripeta.

Magari fosse questo il suo ultimo grattacapo. Senza un intervento mirato, la legge Fornero tornerà pienamente in vigore il primo gennaio 2023. Sul fronte pensioni, Giorgetti dovrà guardarsi dal pressing, forse dal fuoco amico di Matteo Salvini (il suo segretario) che reclama Quota 41 come misura irrinunciabile. Fratelli d’Italia, con questi chiari di luna sui conti, guarda piuttosto a una generica “flessibilità in uscita”. Punta dunque a estendere agli uomini l’Opzione donna che permette di uscire a 58-59 anni e 35 di contributi, sopportando un taglio della pensione fino a un terzo. Sulle pensioni, insomma, Giorgetti è chiamato a un compromesso prima politico, poi tecnico. Dovranno supportarlo i nuovi vice ministri e sottosegretari. Può entrare in squadra, tra gli altri, il bresciano Maurizio Casasco, ex presidente Confapi, deputato di FI.

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