Scompenso cardiaco, ecco l’indice che calcola il rischio di morte per ogni paziente

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Quasi un milione di persone, in Italia, soffre di scompenso cardiaco. Ne esistono diverse forme, di gravità varia, che possono avere un impatto diverso sulla funzionalità del cuore e sulla qualità di vita. Ed è importante riuscire a valutare, caso per caso, le caratteristiche del paziente, il peso di altre malattie eventualmente presenti, la capacità di risposta cardiaca. Insomma, occorre un qualcosa che misuri davvero la gravità e i pericoli legati a questa condizione. A questa domanda arriva ora una risposta dalla ricerca italiana attraverso il MECKI  (Metabolic Exercise Cardiac Kidney Index) score.

Scompenso cardiaco, cambia la gestione del paziente

Si tratta di un indice di rischio dello scompenso cardiaco messo a punto dal Centro Cardiologico Monzino grazie alla collaborazione di 27 unità di scompenso cardiaco presenti sul territorio nazionale. Il calcolo di MECKI si basa sui valori del test cardiopolmonare uniti ad altri parametri ecocardiografici e di laboratorio: l’emoglobina, il sodio, la funzionalità renale, la frazione di eiezione ventricolare sinistra, il picco di consumo dell’ossigeno e l’efficienza ventilatoria sotto sforzo. Sono sei diversi parametri che insieme stabiliscono la gravità del paziente nel modo più obiettivo possibile. Il calcolatore è disponibile anche online, è reperibile in rete ed è disponibile anche in versione per iPad, scaricabile gratuitamente da iTunes. 

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Il MECKI score fa il suo ingresso nella pratica clinica di tutti i cardiologi d’Europa a seguito dell’introduzione ufficiale nelle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC). Lo score permette di valutare il rischio di mortalità individuale del paziente scompensato e di conseguenza di individuare i soggetti che più di tutti hanno bisogno di cura. “MECKI score è uno dei maggiori contributi del Monzino alla cardiologia – segnala Piergiuseppe Agostoni, direttore del Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa e ordinario di malattie cardiovascolari all’Università di Milano – io e il mio gruppo l’abbiamo concepito per rispondere al bisogno dei medici di famiglia e i cardiologi di poter contare su un metodo scientifico efficace per identificare la prognosi dei pazienti con scompenso cardiaco cronico.

Si tratta di un sofisticato ma semplice algoritmo che, combinando parametri specifici del paziente, calcola il combinato rischio di morte per cause cardiovascolari o la necessità di urgente di trapianto di cuore o di impianto di assistenza ventricolare sinistra. Lo studio che ha permesso di realizzare l’algoritmo, pubblicato su International Journal of Cardiology nel 2012, ha raccolto i dati di oltre 7500 pazienti, con un follow up medio di oltre 4 anni”.

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Attenzione però: non bisogna commettere l’errore di autovalutarsi. Questo sistema, sebbene disponibile, va sempre interpretato dal medico. “Il test è concepito per il supporto clinico dei medici curanti – ricorda Agostoni – è anonimo e teoricamente accessibile a tutti, ma per non generare allarmismi consigliamo fortemente ai pazienti che vogliano comunque usarlo di eseguire il test online sempre insieme al proprio medico.  E’ difficile infatti che un paziente abbia a disposizione i valori richiesti, e soprattutto solo un medico è in grado di interpretare correttamente il risultato ed i relativi effetti sulle terapie.”

Per un efficace approccio allo scompenso, in ogni caso, è importante ricordare l’importanza della diagnosi corretta per poi mettere in atto le terapie specifiche. La fame d’aria è un segnale da non sottovalutare, anche se spesso si presenta quando l’affaticamento cardiaco è già avanzato. Per il resto i sintomi più comuni sono la comparsa di gonfiori ai piedi e alle gambe, un profondo senso di stanchezza con mancanza di energia, l’ortopnea, cioè una difficoltà respiratoria che si allevia assumendo la posizione seduta, l’addome gonfio. Col tempo si può arrivare anche all’edema polmonare: la persona sofferente fatica a respirare perché i polmoni si riempiono di liquido.

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