Scuola, assunzioni nuovi presidi: maggioranza al Nord e il Sud rimane scoperto

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Il governo Meloni si prepara a tagliare le istituzioni scolastiche autonome al Sud. Le immissioni in ruolo di dirigente scolastico che il ministero dell’Istruzione e del merito si appresta a effettuare saranno pressoché tutte al nord. Il dato si evince da un provvedimento dello scorso 4 agosto, a firma del direttore generale Filippo Serra, sulle “procedure concernenti l’assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici neoassunti per l’anno scolastico 2023/2024”. Coloro che sono ancora inclusi nella graduatoria nazionale del concorso bandito nel 2017 potranno scegliere soltanto, tranne pochi posti in Sardegna, esclusivamente istituti ubicati in regioni settentrionali. Le sedi libere al Sud, senza un preside titolare, non mancano. Ma vengono considerate a rischio perché dovranno sottostare ai vincoli di bilancio stabiliti a dicembre dal governo che ha messo in cantiere nel giro di qualche anno il taglio di quasi 700 istituzioni scolastiche, prevalentemente nelle regioni meridionali.

Le nuove immissioni in ruolo

Ad annunciare l’assunzione a tempo indeterminato di 280 nuovi dirigenti scolastici è stato lo stesso ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara con un comunicato stampa di qualche giorno fa. Ma, stando alle informative dei tecnici ministeriali ai sindacati, le immissioni in ruolo effettive saranno 210, di cui 166 dal concorso nazionale bandito nel 2017 e con le prime assunzioni nel 2019. Mentre 44 assunzioni rappresentano lo strascico di una procedura del 2011 che in Campania ha avuto un esito positivo appunto per 44 neo dirigenti scolastici, che saranno assunti dal primo settembre prossimo. Per arrivare alle 280 “assunzioni” di cui parla il ministro occorre sommare 57 trattenimenti in servizio di altrettanti presidi che avrebbero dovuto andare in pensione per raggiunti limiti d’età o di servizio e che hanno chiesto la proroga di un anno.

I rimanenti 13 posti, sono destinati ai dirigenti scolastici del concorso 2017, assunti con riserva e in servizio per tre anni abbondanti, ma poi licenziati a seguito di sentenza avversa dei giudici amministrativi. Per i neo assunti il ministero comunica che sarà possibile scegliere dalle sedi vacanti comunicate dai rispettivi uffici scolastici regionali, purché non si determinino situazioni di sovrannumero nei prossimi anni. I nuovi dirigenti dovranno scegliere tra le 154 sedi libere in Lombardia, le 74 del Veneto, le 56 del Piemonte e le 40 dell’Emilia-Romagna. Ci sarà spazio anche per 13 assunzioni in Liguria, 12 in Friuli Venezia-Giulia e 2 in Toscana. In più, appunto, 5 assunzioni in Sardegna.

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Il taglio

Niente immissioni in ruolo al Sud, quindi. Eppure i posti liberi ci sono e verranno assegnati a presidi reggenti: che gestiranno come supplenti un’altra scuola oltre che quella di titolarità. Alimentando il caos e le situazioni di fragilità nel meridione. In Campania, dopo i trasferimenti, restano libere 112 poltrone e 59 in Puglia. Ma anche al centro Italia, dove non sono state autorizzate assunzioni, i posti ci sono: oltre cento nel Lazio. I rispettivi uffici scolastici regionali però hanno comunicato zero posti. Perché a livello nazionale è in previsione un mega taglio di 697 istituzioni scolastiche, che farà risparmiare altrettanti stipendi da preside e da segretario amministrativo (il Dsga). Le scuole soppresse verranno smembrate e i relativi plessi accorpati ad altre istituzioni scolastiche. È l’effetto del calo demografico che colpirà soprattutto le regioni meridionali. Ma che allarma i sindacati.

Ivana Barbacci è a capo della Cisl scuola: “La riduzione del numero delle istituzioni scolastiche prevista dalla legge di bilancio oltre alla prospettiva di una ridefinizione della rete scolastica comporterà anche la riduzione del numero dei posti da bandire per il concorso dei dirigenti scolastici con particolare sofferenza delle regioni del Sud che in alcuni casi non potranno assumere nessun nuovo dirigente per alcuni anni”. Con quali prospettive? “Uno scenario questo – continua Barbacci – che replica quanto già accadde con i docenti e che desta non poche preoccupazioni in ordine all’affermazione dei divari territoriali tra nord e sud in cui la scuola sembra essere terreno fertile”. Intanto, contro il taglio delle istituzioni scolastiche le regioni Campania, Emilia Romagna e Toscana hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale.

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I presidi contro Valditara

“Con l’ormai consueta enfasi propagandistica il ministro Valditara – spiega Attilio Fratta, a capo di DirigentiScuola – ha annunciato l’assunzione di 280 nuovi dirigenti. A smentirlo è la direzione generale del personale del ministero. I 411 pensionamenti, di norma e da sempre compensati con altrettante nuove assunzioni, in epoca Valditara saranno compensati, salvo rinunce, esattamente con 210 neo dirigenti scolastici: 166 del concorso del 2017 e 44 del 2011. Dei restanti 201, 57 sono proroghe – non tutte legittime che Valditara farebbe bene a verificare – di pensionati, e ben 144 andranno in reggenza”. Fratta è un fiume in piena. “È la prima volta che sedi normodimensionate e libere non avranno un dirigente.

E il ministro vanta di aver ottenuto dal Mef 280 autorizzazioni, non assunzioni? Valditara invece di chiedere l’autorizzazione, come sempre, per i 411 posti liberi ne ha chiesti solo 280. Quali sarebbero i meriti – si domanda il capo dei presidi – del ministro del Merito? L’incremento delle reggenze?”. DirigentiScuola invita il ministero a interessarsi maggiormente del merito dei dirigenti scolastici. “Gli abbiamo suggerito più di una soluzione – conclude – per coprire tutti i posti liberi senza avere alcun riscontro. Fa ancora in tempo a rimediare e a recuperare la credibilità che gli abbiamo dato senza riserve. Basta con la propaganda e la ricerca smodata di visibilità”.

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