Se i funghi smettono di spuntare

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Alcuni sono a forma di ombrello, altri paiono macchie sulle cortecce, molti sono visibili solo al microscopio. Crescono sui substrati più disparati, terra, legno, foglie, rocce, pelle, organi e tessuti, spesso beneficiano gli altri esseri viventi, a volte invece sono nocivi, persino mortali. Non sono piante, anche se hanno forme similari, non sono animali anche se, come loro, possono accumulare le energie sotto forma di lipidi e glicogeno. I funghi hanno un regno a sé, formato da un elevatissimo numero di specie: ne sono state classificate circa 145 mila, ma si stima che se ne conoscano meno del 10% di quelle realmente esistenti.

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Eppure, anche i funghi sono compromessi dalle trasformazioni dell’Antropocene: molte specie stanno letteralmente scomparendo, avvolte dal silenzio e dall’ indifferenza. “I funghi risentono delle attività antropiche invasive, oltre che dei cambiamenti climatici” spiega Giuseppe Venturella, professore di botanica forestale presso il dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli studi di Palermo.

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“Il declino dei funghi, in generale, è causato dalla perdita degli habitat idonei per la loro crescita. Alcune specie, poi, corrono un maggior rischio di estinzione, perché essendo di interesse alimentare, subiscono un sovrasfruttamento che ne causa il progressivo declino” continua Venturella. “Un esempio è il Plerotus nebrodensis, un fungo endemico delle Madonie, in Sicilia, che è stato ufficialmente inserito nelle liste rosse della Iucn come a rischio di estinzione. Di solito è difficile avere dati storici che confermino il declino di una specie fungina, ma nel caso del Plerotus nebrodensis abbiamo a disposizione le documentazioni raccolte nel 1845 da Giuseppe Inzenga, micologo siciliano, che ne aveva mappato la presenza dettagliatamente.

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“Abbiamo quindi fatto un lavoro di verifica e monitoraggio, documentando una progressiva scomparsa. Questa specie è molto pregiata e ha un valore di mercato elevato: 50 euro al chilogrammo. I ristoratori hanno raccoglitori di fiducia, la maggior parte dei quali non si cura di rispettare le regole legate alle dimensioni: per assicurare la riproduzione, per legge, è vietato raccogliere funghi il cui cappello sia inferiore ai 3 cm. Per fare massa, e assicurare i preziosi chili, tutto finisce insieme nella raccolta”.

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Il caso di Plerotus nebrodensis non è affatto isolato: “recentemente abbiamo fatto uno studio su due specie: un fungo della stessa famiglia dei porcini, Alessioporus ichnusanus, e Poronia punctata, che invece non è commestibile, entrambi considerati vulnerabili all’estinzione e proposti per l’inclusione nelle liste rosse. Per i funghi commestibili il problema più grande è proprio la raccolta di esemplari piccoli, che non hanno completato lo sviluppo, e quindi non sono in grado di emettere spore che garantiscano la riproduzione della specie. E poi ci sono specie rare che crescono nei boschi, e solo sul legname che si deposita sul terreno. Strategie di gestione forestale che prevedono l’asportazione del legno caduto a terra, da un lato consentono di limitare il rischio degli incendi, dall’altro comportano una rimozione di organismi, non solo fungini, che sono strettamente legati alla presenza di legno morto” spiega Venturella.

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Nel 2018 è stato prodotto il primo rapporto sullo stato di conservazione dei funghi nel mondo, in cui i micologi constatano la carenza di dati.  All’epoca, le liste rosse della Iucn, un database che stima in modo rigoroso lo stato di conservazione delle specie, conteneva la valutazione di 68 mila specie animali e 25 mila vegetali, ma solo di 56 funghi. La lista dedicata alle specie fungine è ora in costante aggiornamento e conta 425 specie valutate e 766 in fase di valutazione più o meno avanzata. Ventisette sono le specie a rischio di estinzione nel breve termine, e 219 quelle minacciate. In Italia è appena stato avviato un progetto di collaborazione tra Ispra e la Società botanica italiana per la strutturazione di un database che consenta di avere dati aggiornati e verificati sulla distribuzione,  status e fattori di minaccia delle specie fungine italiane.

“La cosa importante, quando si parla di conservazione, è avere una visione integrata del problema, con varie competenze all’interno per raggiungere risultati utili” afferma Venturella. L’esistenza dei funghi è strettamente legata a quella delle piante. O forse è vero il contrario: i funghi sono gli intermediari tra le piante e il suolo. Sono fondamentali per la capacità di decomporre le sostanze e mobilizzare i minerali e nutrienti, che li rende elementi cardine del ciclo del suolo. Non solo: i funghi sono fortemente associati con le radici delle piante, dalle più piccole, incluse le specie agricole, fino agli alberi, attraverso le micorrize, strutture simbiotiche in cui le ife, i filamenti sottilissimi che costituiscono il fungo, si intrecciano in modo più o meno intimo con gli apparati radicali dei vegetali. Si tratta di un legame mutualistico: le piante beneficiano della capacità dei funghi di assorbire l’acqua e di rendere disponibili i minerali, i funghi traggono nutrimento attraverso i carboidrati ceduti dalle piante.

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Si stima che il 90% delle piante viva in associazione con funghi micorrizici, e recenti scoperte dimostrano che le micorrize creano un circuito sotterraneo articolato che connette le piante in una foresta e permette lo scambio di ormoni e nutrienti tra individui. “Si parla di web sotterraneo, quindi di una rete collegata di sistemi radicali che si sostengono a vicenda e che consentono la vita delle piante. Le micorrize sono quelle che maggiormente risentono delle attività antropiche perché ad esempio gli incendi sono estremamente dannosi per le ife fungine. Gran parte delle specie simbionti sono anche specie eduli…quindi torniamo al discorso di prima. Sovrasfruttamento, taglio indiscriminato degli alberi, incendi, sovra pascolamento – perché anche il calpestio degli animali nel bosco crea dei danni – sono tutti fattori che determinano la perdita di biodiversità dei funghi” conclude Venturella. 
 

Sono più di 350 le specie di funghi eduli, il cui mercato su scala globale si stima frutti 42 miliardi all’anno, hanno impiego medico – si pensi solo agli antibiotici- ma anche industriale: produzione di biocarburanti, e lavorazione di carta, pelle e persino plastica. Ma soprattutto, i funghi, con la loro incredibile diversità, sono elementi fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi, e senza di essi la vita sulla terra sarebbe alquanto diversa da quella che conosciamo. È quindi di fondamentale importanza studiarli e tutelarli dalle tante minacce di un mondo sempre più antropizzato.

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