Senato, in aula protesta M5S: “Stop vitalizi”. Approvate le mozioni per la revoca dell’assegno ai condannati

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Il Senato dice sì alla revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati. Sono state votate questa mattina le tre mozioni sull’assegno ai senatori in pensione i presentate da Pd-M5S-Leu e su quelle depositato da Italia viva e dal centrodestra. La prima, è passata con 120 sì, 3 no e 108 astenuti. Quella dei renziani ha ottenuto 113 sì, nessun no e 117 astenuti, mentre la terza, di  di Forza Italia, Fratelli d’italia e Lega, ha ottenuto 120 sì, 40 no e 68 astenuti.

Nel primo documento dem e grillini, con i parlamentari di Liberi e Uguali, impegnano il Senato a revocare i vitalizi ai condannati in via definitiva, una richiesta nata dopo le polemiche sulla riassegnazione dell’assegno pensionistico a Roberto Formigoni.  Proprio gli esponenti del Movimento  5 Stelle, contrari da sempre al mantenimento degli ex parlamentari, in Aula hanno interrotto la discussione esponendo cartelli con scritto “Stop vitalizi”.

La mozione del centrodestra, invece, chiede l’esatto contrario, cioè di rivalutare la direttiva del Senato del 2015 che toglieva i vitalizi agli ex senatori condannati. Infine, questa mattina a Palazzo Madama si dovrà votare anche il documento di Italia viva, che auspica di “adottare tutte le opportune determinazioni, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità”.

Quindi il Senato da un lato ha detto sì al togliere i vitalizi a chi ha subito una condanna definitiva, ma dall’altro con il via libera al documento di Fi, Lega e FdI difende le decisioni del Consiglio di garanzia contro la revoca dei vitalizi.

Le reazioni

“Crediamo che quella di oggi sia una giornata speciale, direi un momento storico”, dice il capogruppo dei grillini a Palazzo Madama, Ettore Licheri. “Pensate infatti – ha aggiunto – che prima di oggi non si era mai dibattuto di vitalizi in un’aula del Senato. È un fatto curioso: sui vitalizi si sono spesi fiumi di parole e di inchiostro, ma il Parlamento non ne aveva mai parlato pubblicamente. Il nostro – conclude – non è giustizialismo. Crediamo che i partiti non debbano aspettare la magistratura per allontanare le mele marce dalla politica”.

Per il senatore di Leu Pietro Grassi “il mandato parlamentare, essendo di natura elettiva, non è affatto assimilabile a un rapporto di lavoro, l’indennità parlamentare non può essere qualificata come retribuzione.  Pertanto, il vitalizio come proiezione dell’indennità non può avere natura previdenziale di retribuzione differita”.

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