“Se non c’è consenso è violenza”: è questo il principio chiaro, messo nero su bianco, alla base della nuova direttiva del Parlamento Europeo sulla lotta agli abusi contro le donne. Un testo approvato dalla Commissione che cambierebbe la definizione di stupro all’interno delle legislazioni nazionali, introducendo il concetto che ci si macchia di quel reato ogni qual volta non ci sia il consenso esplicito della donna. “Abbiamo letto, in questi giorni, le motivazioni della sentenza di Firenze dove un giudice ha assolto due imputati perché avrebbero frainteso il no della ragazza. Questa sentenza è oscena e ci dimostra la necessità di avere una legge chiara sul consenso. Che deve essere un limite invalicabile”, spiega Pina Picierno, europarlamentare del Partito Democratico, relatrice della commissione Femm (uguaglianza di genere) e in prima linea nella realizzazione del testo.
In Europa una donna su 3 ha subito violenza
Nei Paesi Ue, i dati parlano chiaro: una donna su 3 ha subito una qualche forma di violenza, che sia fisica, economica o psicologica. “In Europa non ci accomunano i diritti femminili, perché ogni Paese ha la sua forma di libertà: quello che ci rende sorprendentemente uguali è il fatto di essere vittime”, argomenta Picierno. E dunque per trovare una soluzione che possa essere condivisa e pene equivalenti in tutti i Paesi Ue sul tema della violenza di genere, si è varato un testo ambizioso. Dove cambia, appunto, il concetto di consenso, e si allunga anche il tempo che una donna può avere a disposizione per denunciare: non potrà essere inferiore a vent’anni. Secondo Picierno, un passo necessario: “Abbiamo assistito, in Italia, alla derisione di vittime che non venivano credute se si rivolgevano alle forze di polizia dopo anni, perché abbiamo una legge che concede solo un anno di tempo. Come se l’elaborazione del trauma fosse una colpa. È necessario tutelare le vittime e dare loro il tempo di trovare il coraggio per denunciare”.
Pina Picierno, europarlamentare Pd
Più case rifugio e tutela contro le molestie sul lavoro
Nel testo proposto dal Parlamento Europeo si aumentano le misure di protezione e prevenzione, tra cui le case rifugio, che dovrebbero essere 1 ogni 10mila abitanti. Si introduce la criminalizzazione a livello europeo dei matrimoni forzati, le sterilizzazioni obbligate e le molestie sessuali nel mondo del lavoro. “Se guardiamo a ritroso, in ogni Paese europeo sono sempre stati gli uomini a legiferare. Per questo le leggi mancano di principi e paletti indispensabili per tutelare tutte le donne di ogni Stato membro”, continua Picierno. Si interviene anche sulla formazione dei magistrati, necessaria per chi tratta una materia come quella degli abusi.
Due anni di tempo per recepire la direttiva
La direttiva ha due anni per essere recepita dagli ordinamenti giuridici nazionali: trattandosi di diritto penale, si richiedono modifiche dei rispettivi codici per allinearli con la disposizione. “Abbiamo una presidente del Consiglio donna, come lei ha spesso sottolineato. Quello che mi aspetto, allora, è che sia una delle prime a portare nella nostra legislazione questa direttiva. Così si dimostra di essere dalla parte delle donne”, conclude Picierno.
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