Serena Mollicone, “Nessuna giustizia per colpa dell’omertà delle persone”. Lo sfogo della cugina Gaia Fraioli

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“Dopo 21 anni di attese, rabbia, dolore… Serena chiede ancora giustizia. Giustizia che forse non è arrivata per l’omertà delle persone, per le coscienze sporche che non accennano a pulirsi, per le tante persone che hanno visto o sentito ma adesso non ricordano più. Non ricordano di aver visto e di aver sentito. Forse i morti sono loro. Sì, credo che siano morte le loro coscienze”. Con un lungo e amaro post su Facebook Gaia Fraioli continua a chiedere giustizia per sua cugina, Serena Mollicone, scomparsa da Arce, in provincia di Frosinone il 1 giugno del 2001. Il suo corpo, ritrovato due giorni dopo, in un bosco nel Comune di Fontana Liri. “Dopo 21 anni le voci si sono placate – scrive – gli avvistamenti sono spariti. Le testimonianze sono state cambiate. Dopo 21 anni di attese, rabbia, dolore… Serena chiede ancora giustizia”.

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Un lungo post con cui Gaia Fraioli lancia anche un appuntamento per ricordarla, il 18 settembre, ad Arce: “Serena vive. La ricordiamo attraverso le canzoni, le testimonianze di chi l’ha conosciuta, attraverso i movimenti di una ballerina e i versi di poetesse. La ricordiamo Serena. Perché bisogna ricordarla, perché vogliamo ricordarla come lei merita di essere ricordata”.

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Un processo lungo 21 anni tra misteri, depistaggi e un suicidio

Scomparsa nel 2001, l’inchiesta sulla morte di Serena Mollicone prosegue per due anni fino a quando, nel 2003, non viene arrestato Carmine Belli, carrozziere accusato del delitto e poi completamente scagionato. La svolta arriva nel 2008: il brigadiere Santino Tuzi si toglie la vita dopo aver raccontato ai superiori e al magistrato dell’epoca Maria Perna di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla più vista uscire.
Nel 2011 a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l’archiviazione delle cinque persone indagate per insufficienza di prove. Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all’epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La famiglia Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale accoglie questa istanza. Così a marzo 2016, viene disposta la riesumazione della salma: i risultati dell’autopsia vengono ritenuti sufficienti per chiedere il processo per i cinque indagati.
 

Il 15 luglio arriva la sentenza in corte d’Assise

Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco per insufficienza di prove. Assoluzione con formula piena per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Una sentenza che ha gettato nello sconforto i familiari della giovane la cui orrenda morte resta ancora senza un colpevole.
 

Ilaria Cucchi ai familiari: “Non mollate”

“A coloro che stanno cercando la verità sull’assassinio di Serena dico con tutto il cuore: non mollate mai e non smettete mai di credere nella Giustizia anche se il prezzo che state pagando sarà altissimo, ma già lo sapete. Non so se augurarvi di fare la mia vita ma non si può dimenticare ciò che è stato fatto alla vostra bellissima ragazza. Siamo tutti condannati. Tutti noi”. Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commentò la sentenza sul delitto Mollicone rivolgendosi ai familiari della giovane, aggiungendo: è “un altro nome che evoca giustizia. Anzi ingiustizia”.

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