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Sesso e Covid, una donna su due prova meno desiderio sessuale. Tutta colpa della pandemia

È un aspetto poco considerato della pandemia, ma può avere ripercussioni pesanti, anche a lungo termine. Perché questi quasi due anni di Covid hanno impattato anche sulla salute sessuale delle donne, già le più penalizzate dal punto di vista psicologico e sociale. Uno studio del Trinity College di Dublino ha cercato di delinearne le conseguenze e ha trovato che oltre la metà delle signore interpellate ha avuto esperienza di alterazioni al ciclo mestruale, calo della libido e della qualità del sonno, oltre a episodi di ansia, che hanno ovviamente influenzato negativamente la vita sessuale e di coppia. Secondo i ricercatori una delle cause potrebbe essere il “peso psicologico senza precedenti”, che le donne hanno vissuto dal febbraio 2020.

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La ricerca

L’equipe del Trinity College ha interpellato 1.300 donne nell’aprile di quest’anno, indagando sul ciclo mestruale (eventuali anomalie, cicli saltati o più pesanti del solito, sintomi premestruali), sulla qualità del sonno e sui livelli di ansia e depressione. Il 56% ha dichiarato che il ciclo è cambiato dall’inizio della pandemia (allungandosi o accorciandosi), quasi i due terzi hanno notato sintomi premestruali più intensi e il 54% ha ammesso di provare un minor desiderio sessuale. I casi di ansia e depressione riportati sono stati il doppio di quelli avuti prima della pandemia. La ricerca è stata presentata al congresso annuale della Società di Endocrinologia britannica a Edimburgo, ma ha dei limiti: “Si tratta di un’indagine solamente online e a questi quesiti solitamente risponde più chi soffre di problemi rispetto a chi sta bene – osserva Rossella Nappi, docente di Ostetricia e Ginecologia all’Università degli Studi di Pavia – Ed è bene sottolineare che non si tratta di danni permanenti, ma di disturbi transitori e reversibili”.

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Il ruolo dello stress

“Dal punto di vista clinico lo stress è un cambiamento dell’equilibrio della vita di una persona, delle sue abitudini. La pandemia è stata uno “stressor” inimmaginabile soprattutto per le donne – ci spiega Marinella Cozzolino, psicoterapeuta e sessuologa, presidente dell’Associazione Italiana di Sessuologia Clinica – Si manifesta fisicamente con alterazioni del ciclo del sonno, dell’alimentazione, dell’assunzione di alcol e incide sull’equilibrio ormonale, per questo può causare un calo di ormoni sia maschili che femminili, che determinano anomalie nelle mestruazioni e del desiderio sessuale”.

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Lo stress, però, può avere anche un ruolo positivo: “Si ripercuote su tutto l’organismo, in primis sul ciclo, che è il metronomo della salute e della fertilità, ma è un meccanismo di difesa – ci spiega Nappi – Agisce perché la donna non si riproduca in quel particolare momento di difficoltà”.

L’impatto sulla fertilità

Anche se non esiste un legame evidente tra conseguenze del periodo Covid e fertilità, Cozzolino evidenzia che non sempre l’impossibilità di procreare è legata a un problema fisico. “In Italia il 30% delle coppie sterili è affetto da sterilità psicogena, ovvero causata da un blocco psicologico – spiega la sessuologa – Quando una donna è pronta per la gravidanza ha una grande forza, ha fiducia in se stessa e nel mondo. Questa forza, per molte, è venuta a mancare durante l’emergenza sanitaria, sia per paura sia, magari, a causa di un lutto. E poi ci sono state le immagini degli ospedali pieni di persone in agonia. Tante potenziali mamme hanno rinunciato, temporaneamente, a fare un figlio proprio per non dover essere ricoverate in ospedale”.

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Nell’ultimo anno e mezzo, però, c’è chi ha avuto un’esperienza diversa: “Molte mie pazienti, durante il lockdown, avendo più tempo per stare a casa e non dovendosi sottoporre alle piccole ansie quotidiane (dalla levataccia mattutina all’uso dei mezzi pubblici), hanno avuto come sorpresa la regolarizzazione del ciclo”, fa notare Nappi.

Non ignorare i segnali

“Passerà”, si tende a pensare. Mese dopo mese, però, i disturbi ritornano e a un certo punto vengono ignorati. “È importante chiedere il sostegno di uno psicoterapeuta che con un breve ciclo di sedute può risolvere la situazione. I sintomi sono paragonabili a quelli di chi soffre di disturbo post traumatico da stress. E non dimentichiamo che a volte quella che si manifesta come ansia può indicare altro, per esempio una crisi di coppia”.  

Nappi tranquillizza: “Nella maggioranza dei casi i sintomi, come l’alterazione del ciclo, si risolvono da soli. Ma se perdurano per più di 4-6 mesi è bene vedere un ginecologo per appurare che non ci sia niente di organico e patologico. E se gli episodi di ansia e stress sono importanti, lo psicoterapeuta può aiutare”.

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La ricerca italiana

Con l’Università degli Studi di Pavia e l’IRCCS San Matteo, la professoressa Nappi sta conducendo una ricerca simile a quella irlandese: “Stiamo valutando la tipologia di alterazioni delle mestruazioni legate o alla restrizione alimentare o alle abbuffate, due disturbi spesso indotti da stress cronico. Comparando il numero di accessi ospedalieri e ambulatoriali registrati nel 2020-2021 con quelli del 2018-2019, abbiamo visto un aumento delle richieste di aiuto per disturbi più severi. Abbiamo anche osservato che un ruolo centrale può essere esercitato dall’ormone prolattina, che nelle pazienti con anomalie del ciclo era più elevato e che può influenzare comportamento alimentare, tono dell’umore e sessualità. Si tratta di un marcatore che si può facilmente misurare con un esame del sangue”.

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