Si stabilizzano i rendimenti delle obbligazioni, partenza sprint per le Borse Ue

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MILANO – Ore 10. Segnali di stabilizzazione sui mercati, con le obbligazioni che si muovono in recupero – con conseguente calo dei rendimenti – future positivi sugli Stati Uniti e dollaro che retrocede dalle vette recentemente toccate. Il rendimento dei Treasury, che nelle ultime sedute aveva visto l’1,6% (contro previsioni per un 1,5% a fine anno, solo poche settimane fa), oggi staziona intorno a 1,4%. E’ stato il ritorno dell’inflazione, prospettiva alimentata soprattutto negli Usa dalla campagna vaccinale affiancata dal piano Biden da 1.900 miliardi di sostegni – approvato alla Camera e atteso al Senato – a spingere i rendimenti sovrani provocando un calo azionario. A rassicurare gli animi sono intervenute pressoché unanimemente tutte le Banche centrali.

L’Europa riparte così in buon slancio fin dalla mattina. Milano avanza dell’1,6% con Piaggio in evidenza sulla notizia di un’alleanza internazionale per la produzione di batterie intercambiabili per motocicli e veicoli commerciali leggeri. I segni positivi dilagano anche nelle altre Piazze del Vecchio continente: Londra sale dell’1,85%, Francoforte cresce dell’1,3% e Parigi dell’1,6%. In lieve calo lo spread tra Btp e Bund tedeschi: il differenziale si riavvicina in prossimità di quota 100 punti, con il rendimento del titolo decennale allo 0,71%.

La Borsa di Tokyo questa mattina ha recuperato lo scivolone (-4%) di venerdì: oggi il principale indice del Giappone ha terminato la sessione a +2,41% a 29.663,50 punti. Chiusure in positivo anche le Borse cinesi con Shanghai (+1,2%) doppiata da Shenzhen (+2,4%); bene anche Hong Kong (+1,63%). 

Tra le protagoniste di questa fase dei mercati, le materie prime. L’attesa per il vertice dell’Opec+, previsto dal 4 marzo, che dovrebbe decidere un aumento della produzione di pari passo con la ripresa dell’economia mondiale, cattura l’attenzione del mercato petrolifero. Il prezzo del petrolio Wti del Texas dopo i ribassi degli scorsi giorni, risale sopra i 62 dollari al barile con un aumento dell’1,6% a 62,6 dollari con il mercato che scommette su un aumento moderato della produzione. Il Brent del Mare del Nord sale dell’1,9% a 65,6 dollari.

L’euro apre in calo sotto quota 1,21 dollari dopo il top a 1,2242 raggiunto la scorsa settimana, mentre il biglietto verde si è mantenuto vicino ai massimi da sei mesi sullo yen a 106,60. La moneta unica viene scambiata a 1,2088 dollari e 128,83 yen. Le valute “più rischiose” e quelle esposte alle materie prime sono rimbalzate leggermente dopo aver subìto il peggio alla fine della scorsa settimana, con i dollari australiani e canadesi in rialzo e le valute dei mercati emergenti, dal Brasile alla Turchia, che sembrano più stabili. Sul fronte delle criptovalute, il Bitcoin è stabile a 45.836,90 dollari dopo lo scivolone della scorsa settimana seguito al top a 58.354,14 dollari toccato il 21 febbraio.

I dati macroeconomici più rilevanti di giornata riguardano i conti Istat sull’Italia, l’inflazione e gli indicatori Pmi sul settore manifatturiero. Da questo punto di vista arrivano indicazioni rassicuranti: in Italia l’indicatore si posiziona a febbraio a 56,9 punti, top da gennaio 2018 e ben sopra la soglia di 50 punti che separa la contrazione dall’espansione economica. Balzo a 60,7 punti per la Germania, massimo da tre anni, grazie alla forte domanda dall’estero. Dati che consentono anche al Pmi manifatturiero dell’Eurozona di portarsi a 57,9 punti a febbraio, crescita più veloce da tre anni.

Invece in Cina l’attività manifatturiera ha registrato a febbraio il tasso di crescita più lento degli ultimi nove mesi, penalizzata dalle conseguenze del Covid-19 che hanno pesato sulla domanda e sulle filiere. L’indice calcolato da Ihs Markit per Caixin si è attestato a 50,9 a febbraio contro i 51,5 a gennaio, sotto sotto le attese degli analisti. In miglioramento il Pmi del Giappone, rivisto a 51,4 a febbraio dal 50,6 della stima flash.

L’oro, infine, si muove in crescita: il metallo con consegna immediata avanza dell’1,25% a 1755 dollari l’oncia.

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