Sindacati e industriali contro il governo. Landini: “Brutto inizio”. Bonomi: “Fate presto”

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Il sindacato e l’impresa stringono le maglie intorno all’attività del governo Meloni, dopo le prime parole d’incoraggiamento della serie “aspettiamo i fatti e poi giudichiamo”. A farlo sono, in occasioni distinte, il leader della Cgil, Maurizio Landini, e il numero uno della Confindustria, Carlo Bonomi. “Oggi il fattore tempo è determinante. Al governo diciamo: fate presto. Abbiamo bisogno di interventi tempestivi, mirati, ben scritti e ben spiegati. Dobbiamo presentare un altro modello economico al Mezzogiorno e serve una strategia decennale, fatta di risorse per ricerca, innovazione, macro progetti collegati alle Zes, scuola, università. Bisogna creare un piano di sviluppo fino al 2032, per fermare l’esodo dei giovani”, ha detto il presidente di viale dell’Astronomia.

Landini: “Rave e migranti, brutto inizio”

Il segretario della Cgil ripercorre il menu dei primi interventi targati Meloni e storce il naso. Il decreto anti-rave, il capitolo sui migranti, “ci sono sembrati un brutto inizio. Aggiungerei anche l’aumento del contante a 10 mila euro in un Paese dove ci sono 6 milioni di persone che, lavorando, non arrivano a 10 mila euro lordi: il problema nel nostro paese non è alzare il contante, è mettere il contante nelle tasche di chi non ce l’ha”. Così Landini a margine di un convegno del sindacato a Genova. “Da questo punto di vista, i primi atti del governo pensiamo siano stati atti che hanno segnato un brutto inizio. Ma non vorrei nemmeno che fosse un modo per cercare di distogliere l’attenzione dai problemi più gravi che il nostro Paese ha”, ha aggiunto.

Per questo, ha spiegato Landini, “l’incontro che c’è domani per noi è molto importante, lo abbiamo chiesto. Nasce da una nostra richiesta, avanzata con Cisl e Uil proprio perchè consideriamo centrale l’emergenza che arriva dalle bollette ed è centrale una legge di bilancio che sia in grado di avviare quelle riforme necessarie: da quella fiscale al superamento della precarietà, dalla riforma delle pensioni alla necessità di una politica industriale che rilanci i nostri settori strategici manifatturieri”.

Nell’incontro col governo, il sindacato squadernerà le sue priorità. “Come noto noi siamo contrari alla flat tax e lo diremo anche domani nell’incontro con il governo”, ha detto della proposta di flat tax a 85 mila euro per gli autonomi. “In un paese che ha 120 miliardi di evasione fiscale – ha spiegato Landini – il tema fondamentale diventa come si combatte questa evasione fiscale. Dall’altra parte noi abbiamo bisogno di una riforma fiscale che assuma il principio della progressività prevista dalla nostra Costituzione e che riduca la tassazione a partire dai livelli più bassi”. Landini ha poi ricordato che “l’87% dei pensionati e dei lavoratori dipendenti hanno reddito annuo lordo inferiore ai 35 mila euro. Chiaro che il tema su cui agire ha questa caratteristica e, così come abbiamo operato un anno fa per chiedere al governo Draghi di modificare la propria proposta sul fisco, pensiamo che quelle stesse ragioni ci portano oggi a sostenere questa proposta”. “Prima di arrivare a delle mobilitazioni credo che ci sia bisogno di chiedere al governo di fare il proprio mestiere – ha quindi spiegato – E’ evidente che se non dovessero esserci delle risposte, come abbiamo fatto anche nei mesi scorsi, decideremo tutte le iniziative necessarie”.

L'Assemblea Generale Confindustria di Bari

La priorità degli imprenditori è superare lo choc del caro-bollette. “In questo momento avete meno risorse del governo precedente, vanno messe tutte per uscire dalla crisi dell’energia, per aiutare le imprese e le famiglie”, ha detto Bonomi. Le stime che riporta sul tavolo sono chiare: “Il conto dell’energia che pagavamo come manifattura nel 2019 era 8 miliardi, quest’anno è stimato a 110 miliardi. Questo dà l’idea dell’impatto che sta subendo la nostra manifattura. Ricordando che il rimbalzo del Pil del 2021 e del 2022, circa un 7% e quasi un 4% quest’anno, avevano messo a disposizione del precedente governo delle risorse importanti, un extragettito molto importante, pari a 60 miliardi. Ma tutti dicono che l’anno prossimo ci sarà una frenata”. Per Bonomi pesa poi la grande incertezza. “Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, è che nessuno sa realmente cosa succederà l’anno prossimo e quanto durerà questa crisi e quindi quello che abbiamo chiesto pur comprendendo la legittima aspirazione dei partiti che hanno vinto le elezioni di dare corso alle loro promesse elettorali, in questo momento, avendo meno risorse di prima, è che le risorse vanno messe tutte sull’energia per imprese e famiglie perché va difesa la manifattura che è l’asset che ci ha consentito di uscire dalla crisi”.

Se l’energia è il problema del subito, per il domani si guarda al peso del fisco e a far bene il Pnrr. “Riteniamo fondamentale l’Intervento sul taglio cuneo fiscale, abbiamo un cuneo fiscale troppo alto, il 46,5%. C’è una fascia, quella sotto i 35mila euro, che sta soffrendo, noi dobbiamo mettere più soldi in tasca. Serve intervento choc, servono 16 miliardi, due terzi ai dipendenti e un terzo alle imprese. Significa mettere 1200 euro in tasca in più ai lavoratori”, ha spiegato Bonomi alla assemblea annuale di Confindustria Bari-Bat, riprendendo la proposta dell’associazione. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “abbiamo 170 miliardi da spendere da qui al 2026: ma che senso ha comprare 3mila bus elettrici se non sappiamo quante aziende italiane producono bus elettrici? Che senso ha parlare di sostenibilità e prendere bus elettrici quando servono materie prime che vengono scavate in Africa sfruttando i bambini? Questa è la sostenibilità che vogliamo? Non vogliamo mettere in crisi il Pnrr, anzi vogliamo che vengano spesi e spesi bene. Ma spediamo 170 miliardi e non riusciamo a creare lavoro?”.

I navigator: “Fallimento a danno di famiglie e imprese”

Sulle politiche attive, Bonomi non va leggero ripercorrendo la vicenda del Reddito di cittadinanza. “Quando si parla di lavoro la discussione verte su come trovare posti di lavoro ai navigator: ora sono meno di 1.000 perché nel frattempo sono stati assunti per concorso pubblico. E noi dobbiamo trovare un impiego pubblico a chi era stato assunto per trovare lavoro a chi non lo aveva. Sembra una barzelletta ma è la realtà: un fallimento a spese di imprese e famiglie perchè alla fine paghiamo sempre noi con le nostre tasse”, ha detto. “Noi abbiamo un Paese – ha aggiunto – dove si pagano meno tasse sulle rendite finanziarie rispetto a quelle che pagano chi crea lavoro. E invece la migliore distribuzione della ricchezza è creare posti di lavoro e noi chiediamo solo questo: fateci lavorare e fateci creare posti di lavoro”.

Imprese convocate a Palazzo Chigi

Le associazioni delle imprese sono state convocate per un incontro con il governo a Palazzo Chigi venerdì 11 novembre alle 13. A quanto si apprende, le convocazioni stanno arrivando telefonicamente e riguardano 22 sigle.

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