Social audio, ecco la risposta di Facebook a Clubhouse con podcast e stanze in diretta

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Le novità erano attese da mesi. In particolare da dicembre, quando avevano esordito gli Spazi di Twitter e iniziava il boom internazionale di Clubhouse, a dire il vero piuttosto infiacchitosi nelle ultime settimane (si muove intorno ai 12 milioni di utenti globali, 500mila in Italia). Anche Facebook – che per replicare le funzionalità di maggior successo delle piattaforme concorrenti ha una specie di ossessione – ha presentato nuove funzionalità che innestano nella piattaforma-madre dell’ecosistema dei social network la dimensione della voce, della diretta solo audio, in cui chiunque all’ascolto può alzare la mano e prendere la parola, e dei podcast. Una possibilità apparsa salvifica in tempi di lockdown e vita sociale priva di stimoli e impegni ma che dovrà rifluire verso spazi naturali, come i tempi morti dei viaggi o degli spostamenti o con un palinsesto più strutturato, con la ripresa di una routine più ricca, legata al successo delle campagne di vaccinazione in molti paesi del mondo.

“Pensiamo che l’audio sarà ovviamente un canale di prima classe, e ci sono tanti diversi prodotti da costruire in tutto questo fronte” ha detto Zuckerberg al giornalista Casey Newton lunedì su Sidechannel, server dedicato di Discord. Un filone articolato, insomma, che va dunque ben oltre Clubhouse con una serie di strumenti che nel corso dei mesi e degli anni declineranno la dimensione audio della socialità targata Facebook in diverse modalità. La prima era prevedibile: una versione solo audio di Rooms, le stanze del social lanciate un anno fa durante la prima ondata della pandemia da Sars-CoV-2. Si chiamano Stanze audio in diretta e i test inizieranno a breve passando principalmente dai gruppi e dalle pagine dei personaggi pubblici: dovrebbero essere disponibili per tutti entro l’estate sia su Facebook che su Messenger. Si tratta di quanto più simile a Clubhouse anche se i dettagli non sono ancora chiari. Non si capisce se e quanto si potrà chiedere la parola, non si conoscono i limiti dell’audience e altri particolari.

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Il secondo è una specie di studio di registrazione digitale a disposizione di chiunque: “Proprio come abbiamo fatto con le foto e i video, vogliamo che tutti abbiano accesso a strumenti abbastanza sofisticati da poter essere considerati professionali ma anche intuitivi e divertenti – si legge in un post sul blog ufficiale – come avere uno studio di registrazione nelle vostre mani”. In sostanza tutte le tecnologie di cui la piattaforma già dispone, dallo “spatial audio” al “voice morphing” fino al riconoscimento vocale e al miglioramento della qualità delle registrazioni saranno messe insieme ad altre in un unico tool di creazione audio, utilizzabile ovviamente all’interno dell’app di Facebook. Gli utenti potranno così registrare dal bel mezzo di una strada trafficata senza temere il rumore di fondo, selezionare tracce dalla Raccolta audio di Facebook e usarle come sottofondo di una Storia o mixare brani diversi ed effetti sonori e vocali divertenti per confezionare un contenuto da postare.

La prima applicazione pratica con brevi messaggi vocali

La prima applicazione pratica di questi strumenti saranno i Soundbites: brevi messaggi vocali – ma, appunto, non solo – da rilanciare in bacheca. Insomma, così come oggi si scrive o si pubblicano foto, video e gif, a breve sarà possibile affidare a Menlo Park anche la propria voce e altri contenuti che comporranno una sorta di flusso sonoro parallelo. Anche di questa feature se ne parlava da anni ma l’annuncio la presenta estremamente arricchita, ben diversa dai semplici contenuti vocali di Twitter. “Inizieremo a testare Soundbites nei prossimi mesi con un ristretto numero di creator, così da perfezionare il prodotto grazie al loro aiuto prima di renderlo disponibile a tutti – spiega Menlo Park – per cominciare, stiamo collaborando con alcuni creator per sperimentare diverse idee. Immaginate il comico Drew Lynch, che condivide le sue sfuriate e recensioni di cibo in ASMR; oppure Lolo Spencer, sostenitrice dell’accessibilità, che condivide quotidianamente frasi e citazioni ispirazionali; o ancora Tobe Nwigwe, visionario e imprenditore, che condivide le sue “convos with Tobe”, discutendo di paternità e di come ci si sente ad essere un americano nigeriano di prima generazione; Molly Burke, una motivatrice non vedente, che condivide storie su come superare le avversità; e Josh Sundquist, autore e comico, mentre usa effetti vocali per arricchire le sue imitazioni e narrazioni. Ci sono davvero infinite possibilità. Noi non vediamo l’ora di ascoltare questi Soundbite”.

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Il fronte dei podcast

Altro fronte, inevitabile, è quello dei podcast. Facebook diventerà anche una piattaforma per scoprire e ascoltare contenuti più lunghi, elaborati e professionali. Confermata in questo senso la partnership con Spotify (nome in codice Boombox) che, tanto per rendere le cose un po’ più complesse in questo ambito davvero in fibrillazione, sta per lanciare i suoi tanti strumenti audio, chat inclusa: poche settimane fa ha ufficializzato l’acquisizione della startup Betty Labs, a sua volta incubatrice di Locker Room, un’app di dirette audio sul mondo sportivo (si chiama appunto “Spogliatoio”) la cui natura potrà sarà declinata anche su altri argomenti. Nel corso dei prossimi mesi, insomma, gli utenti saranno in grado di ascoltare i podcast – ma anche le playlist preferite – con un player direttamente su Facebook sia mentre usano l’app sia quando escono lasciandola in background. E, sempre senza lasciare il social, potranno trovare i programmi più in linea con i loro interessi. Il solito recinto dorato sempre più ricco di intrecci e proposte.

“La parola, il suono e il linguaggio sono gli elementi alla base del nostro contatto con gli altri – prosegue Facebook – ecco perché delle esperienze audio di qualità possono risultare coinvolgenti e allo stesso tempo intime. Ci fanno sentire come se fossimo in una stanza con i nostri amici e la nostra famiglia, seduti a tavola, anche se a chilometri di distanza. L’audio si adatta perfettamente alle nostre vite impegnate, ci permette di essere ispirati da nuove idee e di parlare con altre persone che condividono i nostri stessi interessi senza alcuna pressione. Possiamo condividere una storia personale o unirci ad una conversazione globale come vogliamo, sempre e ovunque, anche se abbiamo i capelli in disordine o siamo senza trucco, se stiamo guidando o facendo una corsa”.

Quello che sembra di capire è che tutte queste opportunità siano nate per tenersi l’una con l’altra, non come strumenti discreti e separati. Un esempio? Gli audio in diretta dei creator potranno facilmente trasformarsi nell’episodio di un podcast che tutti potranno riascoltare quando avranno tempo e voglia (un aspetto che separa in modo profondo le nuove creature di Facebook da Clubhouse, la cui fruizione è ben più effimera). Oppure, pezzi e frammenti di un audio in diretta nelle Stanze o ancora di un podcast potranno trasformarsi in Soundbites a disposizione di chiunque, per pubblicarli proprio come oggi si condivide una citazione o un articolo, e discuterne con i propri amici. Tutte queste esperienze audio avranno inoltre i sottotitoli, per renderle accessibili a tutti e magari seguirle anche (pare assurdo ma è già la logica con cui spesso si sfogliano le storie su Instagram) in muto. In prospettiva, l’ecosistema audio del social, che nasce in modo un po’ caotico, finirà in un’unica sezione dedicata all’ascolto.

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L’ipotesi pagamento per chi crea i contenuti

Capitolo monetizzazione. Come abbiamo visto, Clubhouse ha appena lanciato Payments, il suo programma per ricompensare i creatori e gli speaker di maggiore successo. Anche Facebook, che d’altronde negli Stati Uniti consente già alcune forme di monetizzazione, sa che “l’’unico modo affinché tutto questo possa funzionare a lungo termine è dare ai creator la possibilità di ottenere profitti dal proprio lavoro”. Già in fase di lancio chi si impegnerà su contenuti di questo tipo potrà essere pagato. Per esempio, i fan potranno sostenere i personaggi pubblici o i creator nelle Stanze audio in diretta attraverso le Stelle, evidentemente delle valute digitali da convertire in moneta sonante, o donando per le cause a cui sono affezionati. Si potrà comprare un biglietto singolo d’accesso alle Stanze audio o sottoscrivere un abbonamento. “Infine, per dare il via a Soundbited, stiamo introducendo un fondo a supporto dei creator di audio, per sostenere i talenti emergenti in questo settore e ottenere un primo feedback sull’esperienza del nuovo prodotto”.

Come farà Facebook a moderare tutto quello che accade nelle infinite stanze audio in diretta o nella pletora di frammenti audio che circoleranno nelle bacheche, visto che fa da sempre fatica a occuparsi di testi, foto e video? “Abbiamo un po’ d’esperienza” ah risposto Zuckerberg alla domanda di Newton sul punto, riferendosi alla serie di strumenti basati sull’intelligenza artificiale e alla buona riuscita nella moderazione dei video dal vivo. Chissà se basteranno.

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