Sonny Colbrelli e la sua Milano-Sanremo al contrario: “La seguirò in ammiraglia, ho scelto la vita”

Pubblicità
Pubblicità

MILANO – Questa volta, alla Milano-Sanremo, Sonny Colbrelli avrà un posto in fondo al gruppo.

“Proprio così, sarò in un’auto di supporto della Bahrain-Victorious, mi muoverò su alcuni punti del percorso, sarò anche sul Poggio. È la mia nuova vita, sto studiando da direttore sportivo. Arrivata all’improvviso, è vero, questa vita, e cerco di farmela piacere. Ma l’esperienza di uno che è stato in gruppo fino a un anno fa e ha corso 9 volte la Sanremo è fondamentale”.

Non dev’essere facile per lei, Colbrelli, che proprio il 21 marzo 2022 imboccava un lungo viale a Saint Feliu de Guixols, alla Volta a Cataluya. La volata e poi niente più.
“Ricordo ogni istante di quei momenti: un rettilineo tutto in leggera salita, la pioggia e il freddo, e che strano, pensai, per essere in Catalogna a marzo. Non dovevo fare la tappa e invece volavo. Secondo dietro Matthews. Dopo la linea vengo raggiunto dal mio massaggiatore, bevo un sorso d’acqua. E poi mi risveglio in ospedale, a Girona”.

Arresto cardiaco.
“Inizia, a 32 anni, un’altra corsa per me. E un’altra vita. Mi ha salvato un ragazzo, uno studente di medicina, un appassionato, era lì per caso. Siamo rimasti in contatto, vorrei andare presto a trovarlo”.

Le impiantano un defibrillatore sottocutaneo. Come a Eriksen. A calcio si può giocare così, nel ciclismo non si può correre.
“Credo sia anche giusto così, il calcio si gioca in un rettangolo, il ciclismo è una storia più complessa, occupa mondi, spazi, paesaggi, montagne, dove non è sempre possibile intervenire tempestivamente. Ho scelto la vita, i miei figli. Una scelta facile, eppure molto sofferta, nel momento migliore della mia carriera”.

E così si ritrova uomo-squadra del team. In Belgio, alla Omloop e alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne ha distribuito le borracce per i suoi ex compagni.
“Sono tornato gregario, mettiamola così, mi sono divertito anche, ma ho capito che il ciclismo è fatto di molti dettagli e dare le borracce nel modo corretto, non fare casino, è tutt’altro che semplice. Quando sei in bici non ti rendi conto di quanto si vada veloce. Lo capisci quando sei con i piedi per terra”.

Alla Milano-Sanremo, la prima Classica Monumento della stagione, la Bahrain si presenta con il campione uscente, lo sloveno Matej Mohoric.
“Matej un anno fa ha lavorato come un pazzo per capire tutti i dettagli della discesa del Poggio, e ha fatto quello che ha fatto. E non ha lavorato meno quest’anno, proprio perché la Sanremo è un vizio, se l’hai vinta vuoi rivincerla. È difficilissimo, per questo molto stimolante. Se guardiamo l’albo d’oro, l’ultimo a vincerne almeno due è stato Oscar Freire e l’ultimo a vincerne due di fila è stato Erik Zabel. Sono passati oltre vent’anni”.

L’anno scorso Mohoric stupì tutti con il reggisella telescopico. Ha in mente altre diavolerie?
“Lo riuserà, ora però tutti lo sanno. Però provateci a stare a ruota di Mohoric in una discesa così cattiva come quella del Poggio”.

Pogacar è il più forte del lotto?
“Certamente arriva con i numeri dalla sua, ha vinto senza apparente sforzo la Parigi-Nizza, non sbaglia mai l’attimo e ha uno scatto bruciante. L’anno scorso attaccò però troppo presto sul Poggio e poi ci provò a ripetizione. Troppo scontato. Sul Poggio bisogna attaccare una volta e forte”.

Come Nibali nel 2018, quando il capitano della sua Bahrain a quella Sanremo era lei.
“Una giornata indimenticabile. Freddissima in partenza, corsa lenta, lui nemmeno doveva farla, decise all’ultimo di venire a Milano. Il capitano ero io, è vero. Poi prima della Cipressa Vincenzo viene e mi dice “Sonny, io ci provo sul Poggio”. Feci da stopper, feci saltare molti cambi nel gruppo dietro e poi mi buttai nella volata dei battuti. Ricordo la grande ressa dopo, la festa sul pullman”.

L’ha amata, la Classicissima?
“Impossibile non amare una corsa che non sai mai come finirà: volata di gruppo o di gruppetto, attacco in salita o in discesa, dalla Cipressa, dal Poggio, c’è chi l’ha vinta come Chiappucci partendo sul Turchino. Dal 2016 è sempre finita in modo diverso. Alla Roubaix, soprattutto quando c’è fango, come quando l’ho vinta io, ci vogliono gambe stratosferiche. Alla Sanremo ci vuole anche molta fortuna. Il meteo e il vento soprattutto sono variabili decisive. Nel 2013 c’ero anch’io, trovammo la neve, ci portarono in pullman a Cogoleto, finimmo che era buio. In volata ristretta avrei potuto dire la mia tante volte. Non sono mai stato meglio che sesto. Non sono mai stato al posto giusto nel momento giusto”.

Candidato alla Regione Lombardia con Forza Italia, non è stato eletto. La politica, anche, non era il posto giusto per lei?
“Ho preso comunque tanti voti. La mia idea era quella di portare all’attenzione il problema della sicurezza in bici. La morte di Davide Rebellin mi ha toccato profondamente. Continuerò a lavorarci lo stesso e a portare la mia esperienza in giro per l’Italia”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *