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Spagna, metodo Luis Enrique: le critiche come stimolo. “Chi vuole batterci dovrà superarsi”

La Spagna è cosa sua. “Abbiamo risposto con i fatti a chi ci dava già per spacciati”. Luis Enrique s’è affezionato al ruolo d’antipatico e ha continuato a recitarlo pure dopo lo show contro la Croazia, che ha consentito alla sua squadra di approdare al traguardo dei quarti di finale. Tira finalmente aria di quiete, dopo la tempesta delle settimane scorse. Ma il ct è certo che la tregua avrà breve durata e dà la netta impressione di esserne addirittura contento, convinto come è che il gruppo su cui ha puntato agli Europei stia trasformando in motivazioni le tante critiche ricevute. “Le pressioni ambientali non ci danno alcun fastidio: personalmente da allenatore top non me accorgo nemmeno e ho portato con me 24 calciatori di gran livello, pronti a tutto, come si è visto bene nei 120′ di battaglia che abbiamo senza paura a Copenaghen…”.

Non è un caso che a segnare il gol decisivo al Parken Stadium, quello che ha mandato definitivamente in mille pezzi l’equilibrio alla fine del primo tempo supplementare, sia stato proprio il contestatissimo bomber Alvaro Morata: difeso a spada tratta dal suo tecnico dopo il rigore sbagliato con la Slovacchia. La schema non è nuovo: fare quadrato nello spogliatoio contro i nemici, specialmente quegli esterni. Per approdare nei quarti è bastato, ragione in più per insistere.

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Luis Enrique ci ha preso gusto: più lo criticano, più estremizza le sue scelte. In Spagna aveva fatto scalpore l’insolita assenza tra i selezionati per gli Europei dei giocatori del Real Madrid: evento che in una manifestazione internazionale non si verificava dal lontano 1934. Ma il ct è andato avanti per la sua strada e non ha approfittato nemmeno dell’allargamento delle rose (a 26 giocatori) previsto in extremis dall’Uefa come “assicurazione” contro il Covid. Le Furie Rosse ne hanno due in meno, per espressa volontà del loro allenatore. “Stiamo bene così: ho 24 titolari intercambiabili e non mi serve altro”. L’idea di qualche convocazione diplomatica non lo ha sfiorato nemmeno, insomma. Passi per il troppo ingombrante Sergio Ramos, escluso per favorire il ricambio generazionale. Ci poteva però stare la “chiamata” di uno tra Carvajal, Nacho o Asensio: se non altro per smentire il teorema di una avversione personale del tecnico di Gijon nei confronti dei tesserati delle “merengues”. Macché: gli equilibri del gruppo hanno avuto la precedenza e la prova di compattezza mostrata da Busquets & C contro la Croazia dimostra che la coerenza ha pagato, con la prepotente risposta alle accuse arrivata dal campo. In primis da Morata, confermato tra i titolari dopo le minacce ricevute dai suoi familiari.

L’idea di escluderlo con la Croazia non è stata nemmeno presa in considerazione da Luis Enrique, ripagato con una rete decisiva dall’attaccante della Juventus. “Alvaro ha molta personalità, sopporta delle situazioni che nessuno vorrebbe vivere. Ho visto da parte sua un atteggiamento encomiabile e ne sono molto felice. Ma il discorso identico vale anche per tutti i suoi compagni: dallo spettacolare Oyarzabal dei tempi supplementari fino a Unai Simon, che ha reagito con grande carattere e personalità a un errore che avrebbe ammazzato un toro”. Il ct sa che la sua Spagna non è seconda a nessuno per organizzazione tattica e per le sue qualità tecniche: per questo cura tanto sull’aspetto caratteriale. “A Copenaghen abbiamo vinto una gara epica, ora ci prepareremo per un’altra battaglia con la Svizzera a San Pietroburgo. Questa Nazionale ha l’obiettivo di arrivare fino in fondo, ha segnato più di tutti e sa dare spettacolo. Chi vuole batterci dovrà correre parecchio e giocare molto bene”. La Francia è fuori e l’Europeo cerca un’altra favorita. Si candida a carte scoperte la nuova “Generacion dorada”.



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