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Spazio, Toi-178: esopianeti in bilico tra caos e armonia

26 gennaio 2021
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Milano, 26 gen. (askanews) – Questo è il suono – ricostruito – di Toi-178, un sistema planetario a circa 200 anni luce dalla Terra, verso la costellazione dello Scultore. Un team di ricercatori, tra cui anche italiani dell’Inaf e dell’Asi, lo ha osservato grazie alla sonda spaziale dell’Esa “Cheops” e ha scoperto una caratteristica peculiare: 6 esopianeti, 5 dei quali compiono una singolare danza ritmica mentre orbitano attorno alla loro stella, più piccola del Sole.
Una risonanza orbitale in virtù della quale completano le orbite secondo uno schema ciclico, con un rapporto di 18:9:6:4:3, cioé mentre il secondo pianeta dalla stella (il primo nello schema) completa 18 orbite, il terzo ne completa 9, il quarto 6 e così via.
Ma la vera stranezza è un’altra; dopo averlo osservato, prima con il satellite TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA e poi con Cheops e con lo spettrografo ESPRESSO dell’osservatorio dell’ESO in Cile, gli scienziati hanno appurato che, se le orbite sembrano seguire un preciso schema ripetitivo, non vale altrettanto per i dati di densità (dimensione e massa) dei pianeti.
Isabella Pagano dell’Inaf.
“Ciò che ci ha stupito – ha spiegato ad askanews – è scoprire che la composizione interna non è per niente regolare. Le osservazioni sono iniziate quando Tess ha rilasciato un elenco di oggetti nel catalogo dei ‘Tess object of interest’, praticamente si era capito che questo Toi-178 era un oggetto interessante da studiare”.
In pratica nei pochi sistemi conosciuti in cui i pianeti sono in risonanza, le densità diminuiscono man mano che ci si allontana dalla stella, in Toi-178 non è così; accanto a un pianeta roccioso come la Terra ve ne sono altri “soffici” come un mini-Giove o della consistenza di Nettuno.
Comprendere perché, servirà non solo a capire cosa sia accaduto a Toi-178 ma anche a capire meglio la genesi dei sistemi planetari e ad affinare la ricerca per individuare altri esopianeti, soprattutto nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, dove potrebbe esserci la vita.
Fondamentale in questo l’uso di Cheops, i cui “occhi” sono “Made in Italy”, realizzati da Leonardo.
Enrico Suetta, Responsabile Ricerca e Sviluppo Tecnologie elettro-ottiche e spaziali di Leonardo ed Elisabetta Tommasi, responsabile delle attività scientifiche di Cheops per l’Asi.
“Sapere che una missione del genere, tutto sommato compatta, con un telescopio primario da 300 mm, non di più, è in grado di fare queste scoperte è veramente eccezionale – ha detto Suetta – il cuore di questo strumento, il telescopio è stato fatto qui in Italia da Leonardo e questa è una notizia che ci conferma la bontà del progetto e della sua realizzazione”.
“Ancora una volta, anche queste osservazioni di Cheops hanno dimostrato che i sistemi planetari extrasolari sono molto vari e diversi l’uno dall’altro e stravaganti a volte – ha aggiunto Tommasi – questo vuol dire che c’è ancora molto da studiare per capire come si sono formati e come si evolvono. in questo ci aiuteranno anche le nuove missioni in programmazione dell’Esa, ‘Plato’ e ‘Ariel’, in preparazione anche con l’aiuto dell’Asi e degli istituti scientifici italiani”.
Allo studio di un team di ricercatori delle Università di Ginevra e Berna, in Svizzera, guidato dall’astrofisico Adrien Leleu, pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, hanno partecipato anche ricercatori dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana) e di Università italiane.



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