Sport, in cinque anni 6 italiani su dieci hanno iniziato a fare attività fisica

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Saremo un paese di santi, poeti e navigatori, ma non proprio di sportivi. Dopo anni di pigrizia, però, l’Italia sta iniziando ad alzarsi dal divano. Lentamente, ma almeno è un primo passo. I più pessimisti possono pensare che sia il frutto di quelle corsette iniziate per evadere dal lockdown nei giorni infernali di marzo del 2020. O magari della moda del padel dilagata a macchia d’olio negli ultimi anni. I più ottimisti, si convinceranno che le politiche e gli investimenti pubblici abbiano finalmente dato un impulso, convincendo almeno qualcuno a rinunciare alle serie tv o a mandare messaggini via social per iniziare a muoversi non solo nel metaverso.  

Quando il 62% rispondeva: “Non mi muovo mai”

Di certo, in cinque anni, tre milioni e mezzo di italiani dai 15 anni in su che si dichiaravano totalmente sedentari hanno iniziato a fare attività fisica. Lo dimostra uno studio dell’Eurobarometro. Nel 2017 alla domanda “quanto spesso fai sport” il 62% degli italiani rispondeva “mai”. Oggi è il 56% (il 34% lo pratica almeno una volta a settimana). Vuol dire che 6 italiani su 100 hanno iniziato a fare sport negli ultimi 5 anni: circa tre milioni e mezzo di persone appunto, che hanno comprato scarpe sportive, una tuta o dei pantaloncini e hanno iniziato a sgrullarsi di dosso chili e carboidrati accumulati nel tempo. 

La classifica degli “inamovibili” italiani

Certo, siamo ancora pericolosamente statici – le donne più degli uomini, gli adulti più dei ragazzi – se oltre la metà degli italiani non si preoccupa di concedersi nemmeno un po’ di esercizio fisico. “Non ho tempo”, questo il motivo principale. O peggio: “Non sono motivato”. La fotografia di un Paese ancora molliccio, quindi più esposto a problemi di salute: prevenirli resta infatti il motivo principale per cui si fa attività fisica, oltre a volersi sentire più in forma. 

… e quella europea

Ma qualcosa si muove. Se cinque anni fa eravamo il quinto Paese più sedentario d’Europa, oggi siamo l’undicesimo. Una piccola rimonta è iniziata, e ci ha permesso di metterci alle spalle un discreto numero di vicini nobili come Germania, Olanda, Lussemburgo, Belgio, per non parlare di Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia, Lettonia e Malta. E pazienza se nonostante tutti desiderino fare sport all’aperto, sono aumentati quelli che lo praticano dentro casa, forse eredità dei lucchetti alle palestre scattati con la pandemia e che hanno convinto più d’uno a investire in tapis roulant e attrezzi ginnici. I più mobili sono ovviamente gli studenti e tra i lavoratori i dirigenti, mentre ci sono più sedentari tra chi fa lavori domestici che tra i pensionati.  

“Nell’ultimo anno avviati allo sport 1,7 milioni di bambini”

Prendiamoci il progresso: la mobilità ritrovata “è un significativo miglioramento” per Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute, la società del Mef responsabile dello sport di base nata con la riforma dello sport del 2018 voluta dal governo giallo-verde. Più o meno, la sua attività si sovrappone al periodo preso in esame, quasi fosse la causa del miglioramento: “Abbiamo trovato un’eredità molto pesante – riconosce Cozzoli – eravamo il 5° Paese più sedentario d’Europa, una zavorra che evidentemente ha mosso il legislatore per quella riforma. Siamo riusciti a muovere quella classifica, per il bene dei cittadini, che sono i protagonisti di questa crescita. L’obiettivo di Sport e Salute era far avere più sportivi praticanti, fare più sport a scuola e portare lo sport in ogni angolo del Paese. E se cresce la base della piramide, si aiuta anche lo sport d’eccellenza, come abbiamo visto nell’ultimo anno. Il primo risultato importante della riforma era far alzare le persone dal divano ed è arrivato, ma c’è ancora strada da fare”. Per esempio a livello di scuole e periferie: “Nell’ultimo anno”, ricorda però Cozzoli, “abbiamo assicurato lo sport a 1 milione 700 mila bambini e aiutato la diffusione dello sport come strumento di socialità e benessere, con i progetti per i quartiere disagiati, per l’inclusione e lo sport nei parchi”. La prossima fotografia dirà se, grazie a tutto ciò, il divano d’Italia potrà essere un po’ meno affollato.

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