NEW YORK – Agli afroamericani viene limitato il diritto di voto in molti Stati conservatori e le grandi università americane potrebbero togliere la quota ‘black’ destinata agli studenti meritevoli. Così nel giorno in cui si celebrano i 94 anni dalla nascita di Martin Luther King, l'”I have a dream”, il sogno dell’eguaglianza, è sotto attacco. Ma è anche il giorno in cui Joe Biden ha fatto la storia: primo presidente degli Stati Uniti in carica a partecipare a una messa domenicale nelle chiesa dove King, come pastore battista, parlò ai fedeli per otto anni, dal ’60 al ’68, anno in cui venne assassinato. E il primo presidente a fare un ‘sermone’ in onore del leader afroamericano, e in difesa della democrazia.
“L’anima dell’America – ha detto – è incarnata dall’affermazione sacra che siamo stati creati tutti uguali a immagine di Dio. Quello è stato il sacro proposito per cui King ha dato la sua vita, quella che invocò in quel giorno del ’63 quando parlò alla mia generazione del suo sogno”. Biden era stato invitato alla Ebenezer Baptist Church di Atlanta, Georgia, dal senatore democratico Raphael Warnock, lo stesso che nell’ultima campagna elettorale per le rielezione, temendo che l’inflazione e la crisi energetica avrebbero pesato sugli elettori, aveva tenuto il presidente nell’ombra.
Dopo la vittoria al ballottaggio e la probabile ricandidatura alla Casa Bianca di Biden, il messaggio lanciato alla Georgia è che la battaglia dei Democratici andrà avanti insieme in uno Stato risultato decisivo per la vittoria alle presidenziali del 2020. Ma lo storico discorso che il presidente ha fatto davanti a una chiesa gremita, e in diretta tv, era rivolta a tutta l’America, Paese sempre più diviso. “Il mio messaggio alla nazione – ha dichiarato il presidente – è che noi andiamo avanti. E andiamo avanti insieme. Quando abbiamo scelto la democrazia rispetto all’autocrazia. Ora dobbiamo scegliare la comunità rispetto al caos, e coloro che credono nei sogni. Come dice la bibbia, dobbiamo darci da fare e portare in giro il ‘verbo’. Quello è stato il percorso di Dr. King, e deve essere il nostro”. Il richiamo alla democrazia in pericolo è stato il passaggio più forte di un intervento durato circa venticinque minuti.
(reuters)
Poco prima di salire sul podio per il discorso, Biden era parso emozionato, e non lo aveva nascosto. Aveva riguardato più volte i fogli che aveva tra le mani. “Ho parlato – ha confessato all’inizio del ‘sermone’ – davanti a parlamenti, re e regine, leader di tutto il mondo, lo faccio da molto tempo, ma stare qui mi intimidisce”. “Voi – ha aggiunto, strappando una risata alla platea – siete qui da 136 anni, ma io no. E non sono un predicatore”. Biden ha ricordato la figura di King, “guerriero in nome della giustizia”, e rilanciato non casualmente il messaggio che aprì la sua campagna alle primarie presidenziali, quella missione per “riscattare l’anima dell’America”.
Nel 2020 gli portò fortuna, adesso, in vista dell’annuncio imminente della ricandidatura per le presidenziali del 2024, Biden punta a motivare ancora una volta a motivare il decisivo voto afroamericano, messo sotto attacco in molti Stati a guida Repubblicana, compresa la Georgia, che hanno fissato restrizioni all’invio della scheda elettorale per posta, il sistema più utilizzato dalle comunità black e ispaniche.
E’ l’America nata dalla segregazione razziale ma anche, ha ricordato Biden, quella che ha visto alla Corte Suprema la prima giudice donna afroamericana, Ketanji Brown Jackson. In gioco resta ancora molto, se non tutto, come “il diritto di voto e la protezione della nostra democrazia”. E senza considerarla una conquista scontata. “Guardate – ha ricordato – quello che è successo in Brasile”, riferimento all’assalto di una settimana fa ai palazzi del governo da parte dei sostenitori del presidente sconfitto, Jair Bolsonaro. La missione, ha aggiunto, è evitare il “collasso della democrazia”. Nel dirlo, non ha citato Donald Trump o i Repubblicani, ma non è stato necessario.
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