Stato d’emergenza, è scontro. Salvini boccia la proroga

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ROMA – Mentre il premier Mario Draghi è pronto a firmare il decreto che introduce in Italia il green pass, l’ultima tensione nel governo si consuma sullo stato di emergenza. L’indiscrezione pubblicata ieri da Repubblica sull’intenzione del presidente del Consiglio di prorogare la misura straordinaria ben oltre il 31 luglio, probabilmente fino al 31 dicembre, ha scatenato la prevedibile reazione di Matteo Salvini, da sempre contrario a tutte le misure di contenimento: «Lo stato di emergenza? Non c’è nei fatti — dice il leader della Lega — Il peggio è alle spalle, ne parlerò con Draghi». Più in là solo Giorgia Meloni: «Un’ipotesi che, se confermata, sarebbe folle».

Della proroga si parlerà in Consiglio dei ministri e sarà ratificata più avanti. Ma intanto a sostenerla arrivano compatti — sia da destra, sia da sinistra — i ministri. «Il governo sta valutando la proroga con il Cts e la scienza. Non si deve abusarne ma la variante Delta non dev’essere sottovalutata. Errore che il governo non farà» sottolinea la titolare degli Affari regionali Maria Stella Gelmini. Un’uscita concordata con Palazzo Chigi che corregge il tiro rispetto a domenica, quando la ministra di Forza Italia si era sbilanciata verso un’ottimistica chiusura della fase emergenziale come il suo collega alla Salute Roberto Speranza. Fughe in avanti frenate, non senza irritazione, dal presidente del Consiglio.

A pesare sulla decisione, una serie di nodi ancora da risolvere: il completamento della campagna di immunizzazione affidata alla struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo, lo stop ai richiami di AstraZeneca per gli under 60 e il rinforzo di dosi di Pfizer e Moderna. Lo spiega la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, che rimanda «ai prossimi giorni» la discussione «perché dipende da come va il piano vaccinazioni». Ma intanto l’opzione proroga incassa l’ok dei governatori: «È inevitabile», dice da Bari Michele Emiliano. Perché lo stato d’emergenza consente da un lato procedure agevolate, dall’altro di evitare il liberi tutti. «La posizione del Pd è sempre la stessa, prima di tutto la tutela della salute pubblica — fa quadrato intorno al governo il Nazareno — L’importante è che la decisione sia irreversibile». Niente leva e togli, insomma, ma cautela in vista dell’autunno che rimetterà al centro il tema della riapertura in sicurezza delle scuole e la possibilità, che nessuno si augura, di altri Dpcm per imporre nuove restrizioni.

Quello su cui in queste ore sta mettendo la firma il presidente del Consiglio è invece un nuovo spiraglio verso la libertà, seppur condizionata. È il decreto che introduce il green pass (ufficialmente “Certificato verde Covid19”): servirà per concerti, fiere, spettacoli, congressi, eventi sportivi con più spettatori di quelli sin qui consentiti, o per andare a trovare gli anziani nelle Rsa, muoversi tra le Regioni, se e quando torneranno di colori diversi, e viaggiare in Europa (dal 1° luglio entrerà in vigore anche il pass Ue). Non potrà invece essere richiesto in bar, ristoranti e hotel.

A rilasciarlo saranno le strutture sanitarie, le farmacie e i medici di base in caso di vaccinazione (e in questo caso varrà 9 mesi, 14 giorni dopo la prima dose), di guarigione (varrà 6 mesi dal primo tampone positivo) o in seguito a un test antigenico o molecolare negativo (varrà 48 ore).

Il certificato sarà anche digitale: il Qr code si troverà sul fascicolo sanitario elettronico rilasciato dal proprio medico o sarà prodotto inserendo il numero di tessera sanitaria e un codice ricevuto via sms o via mail sul sito unico nazionale dedicato al pass. Si troverà anche sull’app Immuni e sulla nuova versione della app Io che verrà rilasciata a giorni dopo le correzioni che saranno introdotte a tutela della privacy degli utenti dopo i rilievi del Garante. Ma chi controlla la validità? Forze dell’ordine, pubblici ufficiali, ma pure gli organizzatori di eventi e i gestori dei locali. Discoteche comprese, se mai riapriranno.

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