Stipendi, Milano resta regina. Ma il peso del lockdown si scarica tutto sugli operai

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Milano resta regina degli stipendi in Italia, anche nell’anno del Covid, ma il Salary Outlook dell’Osservatorio Jobpricing apre a una seria riflessione sulla forbice che si sta aprendo tra il vertice e il fondo della piramide delle buste paga.

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La retribuzione annua lorda a Milano
RAL201520192020TREND
2019-2020
TREND
2015-2020
Dirigenti€ 110.997€ 104.086€ 108.9924,7%-1,8%
Quadri€ 55.496€ 56.463€ 56.284-0,3%1,4%
Impiegati€ 32.650€ 32.342€ 32.3280,0%-1,0%
Operai€ 25.185€ 25.350€ 24.842-2,0%-1,4%
TOTALE€ 34.197€ 33.901€ 33.867-0,1%-1,0%

Se si prendono i dati della retribuzione globale annua, quella che tiene insieme la parte fissa e il variabile, con una media di poco sopra i 35 mila euro Milano non ha eguali in Italia. Anche se considerando la sola parte fissa, di 33.867 euro, è sopra tutte le altre. Ma analizzando il trend dell’ultimo anno e il medio periodo (dal 2015), il quadro che emerge è di stagnazione, in linea con quel che mostra il resto della Penisola.

La retribuzione globale annua a Milano
RGA201520192020

TREND

2019-2020

TREND

2015-2020

Dirigenti€ 126.330€ 121.742€ 126.9884,30%0,50%
Quadri€ 59.203€ 61.868€ 61.083-1,30%3,20%
Impiegati€ 33.676€ 33.992€ 33.225-2,30%-1,30%
Operai€ 25.625€ 26.325€ 24.988-5,10%-2,50%
TOTALE€ 35.681€ 36.095€ 35.329-2,10%-1,00%

La variazione delle retribuzioni annue lorde rispetto al 2019 risulta sostanzialmente allineata al dato medio nazionale (-0,1% contro 0%), fatto salvo il dato dei Dirigenti che mostra un andamento più favorevole (+4,7% vs +1,7% della media Italia). Allargando lo sguardo a quel che è accaduto dal 2015, i lavoratori del capoluogo lombardo (il database fa riferimento alle osservazioni sui dipendenti del settore privato) hanno perso l’1%, in leggera controtendenza rispetto al dato nazionale pari al +1,8%. E a differenza di quel che è accaduto sul territorio nazionale, agli operai (-2,5%) è andata peggio che ai dirigenti (+0,5%).

Se generalmente i dati descrivono un “fenomeno ampiamente prevedibile”, annota Federico Ferri, senior partner di JobPricing, l’articolazione è “per certi versi sorprendente: andando nel dettaglio dei diversi inquadramenti, si rileva che il calo della quota variabile pare aver colpito quasi esclusivamente la componente operaia”.

Se si prendono in esame soltanto i lavoratori che percepiscono una parte variabile, tra gli operai questa voce dello stipendio è precipitata del 27% nell’anno pandemico mentre tra i dirigenti è cresciuta del 9,4%, sul 2019, tra i quadri del 4,6% e tra gli impiegati è scesa dell’1,7%. In pratica i bonus dei piani alti sono stati al riparo dalle chiusure, viceversa a quelli bassi si sono condivisi i costi del lockdown. “Una possibile lettura – spiega Ferri – è che il tessuto economico milanese, maggiormente caratterizzato dalla presenza di grandi imprese, vocato ai servizi, e con una popolazione di white collar superiore rispetto al resto d’Italia, sia stato in qualche modo maggiormente in grado di assorbire, anche grazie alla contuinuità di impiego garantita dal ricorso allo smart working, l’impatto della crisi”.

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