“Stuprata in auto da 2 ragazzi a Napoli”, la denuncia choc di una 18enne

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L’ultima denuncia è arrivata ieri mattina sulla scrivania dei magistrati del pool Fasce deboli della Procura: una ragazza di 18 anni, residente in provincia, ha riferito ai carabinieri di essere stata violentata domenica in auto, in pieno centro di Napoli, da due coetanei conosciuti poche ore prima ai Quartieri Spagnoli.

L’inchiesta è condotta dal pm Raffaele Tufano coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone. E dunque un’altra storia di abusi si aggiunge al lungo e doloroso elenco di procedimenti penali aperti al Centro direzionale per episodi di violenza di genere o domestica: in dodici mesi, dal primo settembre 2022 al primo settembre di quest’anno, i fascicoli con “indagati noti” sono stati addirittura 5439. La media delle denunce per reati previsti dal cosiddetto “codice rosso” è di circa 25-30 al giorno, ha spiegato il procuratore aggiunto Falcone sabato scorso, in occasione dell’incontro alla caserma Pastrengo dei carabinieri indetto per tracciare un primo bilancio del “Mobile Angel”, lo smartwatch realizzato in collaborazione con Vodafone e Soroptimist che mette la vittima di stalking in collegamento diretto con la centrale dell’Arma.

«La normativa – ha aggiunto il magistrato – ha avuto l’effetto di incoraggiare le denunce e di far emergere un fenomeno rimasto a lungo sommerso. Adesso tocca a noi dare risposte». A Napoli, a disposizione dei carabinieri, ci sono 15 “Mobile Angel”, dodici sono attualmente utilizzati da donne che hanno denunciato di essere a rischio aggressione.

«Uno strumento utilissimo», lo definisce Manuele Palombi, avvocata e consigliera dell’Ordine forense, che poi argomenta: «In base alla mia esperienza, posso dire che il contrasto alla violenza di genere deve basarsi su due momenti: la donna va innanzitutto aiutata ad acquisire consapevolezza e preparata a compiere il passo della denuncia. Spesso i familiari sono gli ultimi a rendersi conto della situazione e il ruolo dei centri antiviolenza e delle associazioni può essere determinante. Nella fase successiva è indispensabile garantire alla vittima sicurezza e anche indipendenza, ad esempio aiutandola a inserirsi nel contesto lavorativo. Le norme ci sono e il sistema, complessivamente, funziona. Ma serve anche la formazione nelle scuole, diretta non solo agli studenti ma anche agli insegnanti».

Le indagini su quanto accaduto domenica partono dalle dichiarazioni messe a verbale dalla vittima. La diciottenne ha riferito di aver trascorso la serata a Napoli insieme a due amiche. In un locale dei Quartieri Spagnoli avevano incontrato due ragazzi con i quali avevano fatto conoscenza e bevuto qualcosa. Poco dopo, lo scenario conviviale lascia il posto all’incubo: la giovane si allontana dalle amiche per appartarsi con uno dei due coetanei. Una volta in auto, però, approfittando del suo stato di scarsa lucidità dovuto a qualche bicchiere di troppo, sarebbe stata obbligata contro la sua volontà, e nonostante avesse opposto un categorico rifiuto, ad avere rapporti anche con l’altro ragazzo.

Questa dinamica fa scattare l’ipotesi di reato di violenza sessuale di gruppo. Ora gli inquirenti lavorano per identificare i due ragazzi. La vittima e le amiche non li avevano mai visti prima di domenica, dunque l’identificazione potrebbe non essere immediata. Un contributo potrebbe arrivare anche dalle telecamere di videosorveglianza della zona del centro e del locale dove le due comitive si sono incontrate, questo sia per dare un nome e un volto ai due accusati, sia per acquisire ulteriori elementi al racconto dalla diciottenne. Quando l’hanno vista arrivare, pronta a sporgere denuncia, appariva sconvolta.

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