Suicidio assistito, Mario denuncia la Regione Marche: “Colpevoli di tortura nei miei confronti”

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“Ho denunciato per il reato di tortura nei miei confronti  l’azienda sanitaria delle Marche e il comitato etico”. Mario (nome di fantasia),  43 anni, tetraplegico, immobilizzato in un letto da dieci anni, ha detto basta a lungaggini amministrative,  all’indifferenza e al vuoto nelle aule della politica quando si parla di diritti e di fine vita. Aveva ottenuto il 12 novembre, in base alla sentenza della Corte costituzionale,  il diritto a morire. Ma la burocrazia sanitaria da tempo tiene tutto sospeso. Così, tramite l’associazione Luca Coscioni, con cui si batte da anni a suon di ricorsi giudiziari,  ha fatto presentare la denuncia penale. 

“Gli cagionano acute sofferenze fisiche”

Il motivo? Lo spiega l’avvocato Filomena Gallo,  segretario dell’associazione, che parla di ostruzionismi, omissioni soprattutto  contro la libertà morale di Mario, costretto a subire e tollerare un trattamento contrario al suo senso di dignità. “Il reato di tortura? Per avergli cagionato acute sofferenze fisiche dovute all’aggravarsi delle sue condizioni negli ultimi 16 mesi,  agendo con crudeltà che caratterizza l’immobilismo e l’inerzia proprio di chi ha accertato, come ha fatto l’Asur (azienda sanitaria regionale), una condizione di sofferenza intollerabile e non si attiva per porvi fine. Il tutto nei confronti di una persona che si trovi in una condizione di minorata difesa”. 

Il nodo del farmaco negato

Infatti, secondo l’accusa, non solo l’Asur Marche non aveva, come previsto, verificato l’idoneità del farmaco che Mario avrebbe dovuto ricevere per morire  e le relative modalità di somministrazione, ma il Comitato etico, nell’individuare le linee programmatiche che l’azienda sanitaria  avrebbe dovuto seguire nel fare le verifiche,  aveva omesso qualsiasi riferimento al farmaco. Contribuendo così  a determinare uno stallo nella procedura indicata dalla Corte costituzionale.  

“Vogliono dilatare i tempi”

Un dilazionare i tempi per un motivo ben preciso, fa intuire l’avvocato Gallo: “Le condizioni di Mario sono peggiorate negli ultimi mesi: i dinieghi e gli ostruzionismi dell’azienda sanitaria sono ormai eloquenti della volontà di dilatare i tempi accettando il rischio che le condizioni di Mario peggiorino a tal punto da non consentirgli più di procedere con l’autosomministrazione del farmaco. Questo significherebbe condannarlo a sopportare sofferenze intollerabili attraverso un trattamento inumano e degradante per la sua dignità”. Costretto a vivere.

La lettera nel giorno di Welby

“Responsabile è chi fa le leggi, che poi per primo non le rispetta”, scrive Mario in una lettera,  accompagnamento alla denuncia e  che verrà letta lunedì al consiglio generale dell’associazione Coscioni. Il 20 dicembre è un anniversario importante per i diritti civili. È l’anniversario della morte di Piergiorgio Welby che per primo si è battuto per  il diritto di scegliere la propria fine,  dal letto dove lo aveva inchiodato la malattia che gli consentiva, negli ultimi anni, di comunicare solo attraverso il movimento delle palpebre. 

Le altre accuse

Oltre al reato di tortura – tramite l’esposto depositato mercoledì mattina alla Procura della Repubblica di Ancona – Mario ha denunciato ulteriori omissioni di atti d’ufficio e la mancata esecuzione dell’ordine del Tribunale di Ancona da parte dell’azienda sanitaria.  

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