Sul governo il M5S si affida a Rousseau. Di Battista guida il no: dissento da Grillo

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“Non avessimo offerto l’opportunità di votare l’accordo allora sì che il M5s andava in frantumi”, confida un membro dello scorso governo. Così da domani alle 13 fino a giovedì alla stessa ora gli attivisti del Movimento potranno votare sì o no all’entrata nell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Non era una scelta scontata, in diversi erano contrari, ma alla fine ha prevalso il richiamo a uno dei fondamentali dei 5 Stelle, cioè la democrazia diretta. Oggi il reggente Vito Crimi e i capigruppo di Camera e Senato saranno ricevuti da Draghi per il secondo giro di consultazioni, usciranno fuori i termini del possibile accordo (una coalizione con chi, quanti ministeri, quali punti programmatici) e saranno quelli la base del quesito su Rousseau. Ma la scelta di dare la parola alla base è anche un modo — si racconta nel dietro le quinte — per alzare il prezzo nella trattativa con il primo ministro in pectore. Se vorrà contare sull’appoggio della prima forza parlamentare dovrà venirgli incontro almeno sui tre punti più sentiti, cioè reddito minimo, transizione ambientale e giustizia.

Di certo la mossa ha fatto sbollire un po’ la temperatura, specie al Senato. I contrari e gli indecisi sono stati accontentati, e se il voto darà il via libera potranno comunque salvarsi la faccia — dal loro punto di vista — dicendo che ha vinto il processo democratico. “Decisione giusta, credo che il rientro di Beppe Grillo in prima persona e la conferma che Giuseppe Conte vuol continuare a lavorare con noi sono tre ottimi segnali per il M5s”, dice l’europarlamentare Dino Giarrusso. Dopodiché i contrari all’accordo si faranno sentire sui social e con gli incontri con i vecchi meetup, anche Alessandro Di Battista ha promesso di impegnarsi per il no. Stasera su Rai 3 andrà in onda una sua intervista a Cartabianca dove dirà che “a Beppe Grillo sarò sempre riconoscente ma questo non vuole dire essere sempre d’accordo”. Per Crimi invece “affidarsi al pregiudizio, alla presunzione di conoscere la verità o addirittura il futuro, è il peggior modo di servire la nostra comunità”. Come andrà a finire? “Negli ultimi tempi Rousseau ha perso decine di migliaia di iscritti, questo mi fa pensare che siano rimasti i più fidelizzati, che quindi si accoderanno al volere dei big, quasi tutti per il sì”, ragiona la senatrice Bianca Laura Granato. “Questo è il momento più difficile per la nostra forza politica — ammette un altro senatore, Gianluca Ferrara — A prescindere dal risultato dico di restare uniti, se così non fosse sarebbe una nostra enorme sconfitta”. Nei prossimi giorni nella Capitale è atteso di nuovo Grillo, la presenza del garante fa ben capire la delicatezza del passaggio, e poi forse farà sentire la sua voce per convincere gli attivisti ad accettare.

Tra l’altro oggi e domani sempre su Rousseau si vota anche la modifica dello Statuto che rimuove la figura del capo politico per istituire un direttivo di cinque persone. “Qualora non fosse approvata la modifica statutaria sarà invece indetta la votazione del nuovo capo politico del M5s”, è specificato sul “Blog delle Stelle”. Sarebbe una piccola restaurazione, ma di carne al fuoco ce n’è già tanta, oggi gli occhi sono puntati su Montecitorio

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