Svolta di Google: stop alla pubblicità basata sui dati degli utenti

Pubblicità
Pubblicità

New York. Google smetterà di spiare la nostra navigazione online seguendoci “clic dopo clic” quando visitiamo diversi siti Internet. Il protagonista dominante di questa pratica abbandonerà una tecnica sistematica che serviva a venderci pubblicità (o a vendere la nostra attenzione agli inserzionisti). L’annuncio, che per adesso è una promessa proiettata sull’anno prossimo, se veritiero è una piccola rivoluzione nel mondo della pubblicità online, cioè la parte più ricca e in espansione del business pubblicitario.

La scelta viene interpretata come una concessione alle varie offensive contro Google da parte di governi o autorità antitrust in varie parti del mondo. Il gigante della Silicon Valley preferisce agire d’anticipo, per prevenire il rischio di nuove regole troppo punitive. “Se la pubblicità digitale non si evolve – ha detto il top manager David Temkin responsabile della nuova politica aziendale – per rispondere alle crescenti preoccupazioni del pubblico sulla privacy e su come usiamo le identità personali, rischiamo di mettere a repentaglio il futuro di una Rete libera e aperta”.

L’anno prossimo dunque Google cesserà di usare tecnologie che “tracciano” ogni atto degli utenti online, memorizzando ogni sito che visitano. Questa è la tecnologia dominante che serve a vendere spazi pubblicitari agli inserzionisti, consegnandoli un patrimonio dettagliato di informazioni sui nostri gusti, i nostri bisogni, le nostre attività di ricerca, le nostre preferenze. Google ha conquistato una posizione dominante: cattura il 52% di tutti gli investimenti mondiali nella pubblicità digitale, pari a 292 miliardi di dollari, secondo una stima della società Jounce Media citata dal Wall Street Journal.

La rivoluzione annunciata ieri però potrebbe essere meno dirompente di quanto sembra. Google infatti è intenzionata a continuare ad usare altri tipi di tecnologie che analizzano le nostre abitudini di navigazione su computer, tablet o smartphone, sempre al fine di consentire ai venditori di prodotti e servizi di bersagliare i potenziali clienti conoscendo in anticipo le loro abitudini. Sembra di capire che il ravvedimento consista nel passare da uno spionaggio individuale ad uno di “coorte”, in cui verremo raggruppati in categorie di consumatori con caratteristiche simili, ma non sarà più la nostra privacy individuale ad essere saccheggiata.

Inoltre, per il momento, il cambiamento promesso non si estenderà alle app. Le aziende che pagano Google per farsi pubblicità continueranno anche a poter utilizzare i dati già accumulati finora su di noi. L’annuncio è comunque un segnale che le varie offensive contro gli abusi di potere dominante da parte di Big Tech stanno creando preoccupazione. Anche Apple ha annunciato di voler limitare il “tracciamento” degli utenti di app, nel suo caso adottando un sistema simile alle norme europee sulla privacy cioè l’obbligo di ottenere il consenso esplicito dell’utente.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *