Svolta Just Eat, rider assunti come dipendenti. Si parte a Monza da marzo

Pubblicità
Pubblicità

ROMA – Dal cottimo al salario orario. Just Eat è pronta ad assumere i suoi 3 mila ciclofattorini italiani come lavoratori dipendenti: 7,5 euro lordi all’ora più un bonus legato alle consegne, copertura di ferie, straordinari, malattia, maternità. Lo farà entro il 2021. E partirà con i primi 50 a Monza da marzo. Per arrivare poi a mille nei primi due mesi nelle città di Brescia, Verona, Parma e Reggio Emilia. E a seguire, fino a coprire tutte le 23 città in cui è presente prima della fine dell’anno.

In parallelo, sorgeranno i primi hub di Just Eat nel cuore delle grandi città. Centri logistici a disposizione dei rider per ritirare e utilizzare mezzi aziendali sostenibili per la consegna del cibo a domicilio, come scooter elettrici e e-bike. Si inizia a Milano in aprile. E poi Roma, Torino, Bologna e Napoli. Ma la novità più grande riguarda senza dubbio il contratto. La multinazionale danese del delivery food applicherà il “modello Scoober” già presente in 12 paesi del gruppo e in oltre 140 città con più di 19 mila rider coinvolti. “Una scelta etica di responsabilità”, la definisce Daniele Contini, country manager di Just Eat Italia. 

I rider – per la prima volta in Italia – avranno tutte le tutele di un lavoratore dipendente: compenso orario, ferie, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno e festivi, coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali. Ad oggi sono pagati a consegna. Tre i regimi di orario previsti da quello che al momento è solo un regolamento aziendale: full time (40 ore), part-time (variabile a seconda di città e volumi) e a chiamata. Cauta soddisfazione dei sindacati. “L’annuncio di Just Eat dimostra che si può stare sul mercato in un modo diverso, senza cioè massacrare i ragazzi con un modello tutto flessibilità e abbassamento dei costi”, dice Cristian Sesena (Cgil).

Al momento però Just Eat non applica alcun contratto nazionale. “La trattativa è tutta da fare, c’è un tavolo di confronto aperto e siamo ottimisti”, dice Sesena. Di sicuro i 7,5 euro all’ora “indipendentemente dalle consegne” non sono tanti.  “Probabilmente hanno applicato il livello più basso che hanno trovato, come quello del contratto multiservizi”, ragiona Sesena. “Qui però non si tratta di pulizie, ma di consegne. E perciò andrebbe applicato il contratto della logistica che prevede un compenso orario da 12 euro lordi. In ogni caso un regolamento aziendale non basta in Italia. Dovranno agganciarsi comunque a un contratto nazionale e poi definire le forme di flessibilità nell’integrativo aziendale”.

Nel comunicato Just Eat scrive che “riconoscerà un trattamento non inferiore alle tabelle previste da contratti collettivi esistenti per profili ed attività analoghe”. Non specifica quali. Dice anche di garantire “un compenso orario del valore medio di circa 9 euro”. Ma poi spiega meglio che la “paga base” è di 7,5 euro euro (lordi), a prescindere dalle consegne effettuate. A cui sommare i bonus legati alle consegne. Just Eat conta in Italia su una rete di 17 mila ristoranti e oltre 2 milioni di clienti attivi. Nata in Danimarca nel 2001, è quotata alle borse di Amsterdam e Londra. Primo operatore globale fuori dalla Cina, ha chiuso il primo semestre 2020 con ricavi globali superiori al miliardo (+44%). Primo operatore in Italia, aveva sottoscritto con gli operatori concorrenti Glovo, Deliveroo, Uber Eats e Socialfood – uniti in Assodelivery – il primo contratto nazionale dei rider controfirmato però dal solo sindacato di destra Ugl.

Un accordo che cristallizzava il sistema del cottimo, in aperto contrasto con la legge 128 del 2019. Il ministero del Lavoro lo ha dichiarato illegittimo per questa e per la non rappresentatità, sia dal lato datoriale che sindacale, vista l’esclusione delle sigle maggiori. Just Eat a quel punto è uscita da Assodelivery. Fino alla svolta del “modello Scoober”, propiziata dall’acquisizione nella primavera 2020 della giapponese Takeaway.com che applica appunto proprio quel modello: un misto di flessibilità e tutele per il lavoratore.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *