«La mortadella è buonissima, non c’è niente da fare, è proprio buona! Il salame è socialista, il prosciutto è democristiano. La mortadella è comunista». Sentenziava così, nel 1988, Francesco Nuti quando recitava il celebre monologo del film Caruso Pascoski (di padre polacco). Da lì a breve la politica si sarebbe divisa sulla paternità del salume, volendole dare necessariamente una connotazione, dall’una o dall’altra parte. E qualcuno, pietosamente, ci provò anche, facendo tuonare le fanfare di uno dei più grandi de profundis della storia politica italiana.
Il 24 gennaio del 2008 l’allora senatore di An Nino Strano si ingozzò di mortadella di fronte a un Senato attonito per festeggiare la caduta del governo Prodi. Il professore, emiliano, veniva apostrofato come “mortadella”. Bastasse così poco, ma tant’è. Ma lei, la regina dei salumi italiani, non ha bandiere politiche, né colori, se non il rosa delle sue carni.
È transnazionale, immutabile nel tempo, di tutti. A lei rivolgiamo i nostri desideri gastronomici più inconfessabili: compagna di viaggio ideale, matrona del panino, quintessenza del salume italiano, è lei, la Mortadella di Bologna Igp. Quest’anno compie 360 anni ed è più giovane che mai. Per questo anniversario, neanche a dirlo così rotondo, ha deciso di rifarsi il look, ma solo nel logo, niente paura.
“Avevamo bisogno di un restyling per rendere il marchio più riconoscibile – ci dice il presidente del Consorzio Mortadella Bologna IGP Corradino Marconi, secondo cui un logo con un impatto più importante è una garanzia maggiore per i consumatori.
Il nuovo logo Marconi, dato il proliferare di prodotti taroccati fra gli scaffali, specie all’estero, e il fenomeno dilagante del sounding, quest’opera di restyling va nella direzione anche di una maggiore tutela del consumatore?
“È esattamente così. La mortadella è un prodotto unico al mondo e vanta svariata tentativi d’imitazione. Abbiamo avuto innumerevoli problemi nel tempo, non solo legati alla contraffazione, ma anche alla registrazione. Sembra incredibile, ma è così.
Ma il marchio originale lo avete registrato voi…
“Certamente, ma all’estero cercano sempre degli escamotage, anche aiutati dal fatto che il nostro precedente logo aveva una riconoscibilità molto bassa. Questo nuovo disegno nasce dall’esigenza profonda di essere distintivi e evidenti agli occhi del consumatore. Così nessuno si sbaglia. Pensiamo di aver messo in luce la natura gioiosa di questo prodotto straordinario”.
La natura godereccia della mortadella mi pare sia fuori discussione.
“Lo pensano tutti, produttori e consumatori. Nei filmati che abbiamo realizzato per raccontare la Regina (la chiamano così, ndr.) abbiamo proprio puntato su questi fattori preponderanti. Non dimentichiamo che la mortadella non nasce a Bologna per caso. La città emiliana era chiamata la Grassa, dove per grasso s’intende il gusto della vita. Nel modo di vivere dei bolognesi c’è tutta l’anima di questo prodotto. Al bolognese piace divertirsi in modo spensierato, ama la tavola e la vita. Il nuovo pay off della Mortadella IGP e di questi filmati è infatti ‘Godersi la vita dal 1661!’ e toccherà i pasti fondamentali della giornata, la merenda, il pranzo e la cena”.
Quest’anno per celebrarla ci sarà anche un mini tour che toccherà tre città: Milano, Roma e ovviamente Bologna.
“Era quasi obbligatorio portarla in giro per le strade e le piazze. È un primo esperimento che abbiamo intenzione di allargare. Il primo appuntamento è a Milano, alla Darsena, sabato 9 e domenica 10 ottobre. La seconda tappa è a Piazza del Popolo a Roma, sabato 16 e domenica 17 ottobre. E concluderemo a Bologna il 24 ottobre”.
Quali sono i suoi consigli per distinguere una mortadella di qualità da una scadente?
“Bisogna guardare sempre il colore, deve essere vivido e mai spento o tendente al grigio. La trama delle carni deve essere omogenea, esattamente come la distribuzione del grasso e naturalmente che abbia il suo profumo, naturale e inconfondibile. Quello che ci fa venir voglia di metterla in mezzo al pane e mangiarla subito… dal 1661”.
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