Teatro, trionfo di Stefano Massini ai Tony Award per “The Lehman trilogy”

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È la notte della 75ª edizione dei Tony Award, gli Oscar del teatro e del musical di Broadway. E quella di Stefànow Massìniii, come lo chiamano sul palco, autore di “The Lehman Trilogy”, che conquista cinque premi su otto nomination: miglior opera teatrale, miglior regia con l’inglese Sam Mendes, miglior progettazione luci e scenografia, miglior attore protagonista con l’inglese Simon Russell Beale, che vince in una cinquina in cui c’erano anche gli altri due attori, Adam Godley e Adrian Lester.

Lehman Trilogy, aspettando la serie a Broadway oltre 100mila spettatori

Di fatto l’opera non ha vinto solo nella sezione della progettazione sonora-musicale. Scritta dall’autore fiorentino e adattata da Ben Power, “The Lehman Trilogy” narra la saga finanziaria dei fratelli Lehman, in una storia che va dal 1844, con l’arrivo negli Stati Uniti dalla Germania, al 2008, anno della bancarotta e della crisi del capitalismo finanziario a cui i Lehman diedero il loro contributo. È raro che un’opera teatrale italiana venga così celebrata fuori dai confini nazionali, ma è ciò che è accaduto a New York, dopo sette anni di successi, tra Italia, Europa e Stati Uniti, con il tutto esaurito al Nederlander di Broadway.

Non c’è niente di italiano nella storia, non i protagonisti, non l’ambientazione, tutta americana, ma è un capolavoro italiano. Massini, in smoking, emozionato, un filo di barba bianca, stringe il premio di miglior opera teatrale, in piedi sul palco assieme a Power, e agli attori. Sarà una notte indimenticabile per lui e per il teatro italiano. È la notte in cui al Radio City Hall il mondo di Broadway celebra se stesso dopo quindici mesi di lockdown, in cui le luci nel distretto teatrale più importante al mondo erano rimaste spente.

Già essere tutti qui è un successo. Le performance dei protagonisti più attesi non deludono: dalla giovane rivelazione Myles Frost, che ripropone la magia di Michael Jackson, al carisma di Billy Cristal, il Mr. Saturday più amato, che manda in delirio la platea cantando e improvvisando in yddish, finendo per farsi seguire da Samuel Lee Jackson, seduto in prima fila, e poi dal regista Lin-Manuel Miranda, e poi dal pubblico in un gioco di rimando di “say vey” e “say oy”, say vey e say oy, per concludere con “sono qui per portare un po’ di gioia”, che in inglese è “joy” per chiudere la rima.

E poi la trascinante conduzione di Ariana DeBose, appena sei anni fa attrice di “riserva”, e ora premio Oscar per il suo ruolo in West Side Story. Altri momenti da incorniciare: l’omaggio musicale al grande compositore Stephen Sondheim, scomparso l’anno scorso, ed emozionante, nel mese del Gay Pride, il bacio di due vincitori del Tony ai propri compagni, Matt Doyle miglior attore non protagonista per “Company” e Jesse Tyler Ferguson, che il grande pubblico ha apprezzato per il suo ruolo di avvocato gay in “Modern Family”, qui premiato per “Take Me Out”. E il delirio della platea per il musical “La storia di un outsider: a Strange Loop”, storia di Usher, giovane afroamericano omosessuale con qualche chilo di troppo che tenta di sfondare nel mondo dello spettacolo.

New York appare lontana anni luce dalla Florida del “don’t say gay” del governatore Ron DeSantis. Broadway celebra anche una delle sue attrici più amate e premiate, l’italoamericana Patti LuPone, al suo terzo ‘Tony’ dopo le interpretazioni per “Gipsy” e “Evita”, stavolta per “Company”, a cui è andato anche il premio per il miglior revival di un musical, quello di Sondheim. Altro e alto momento lirico, anche se pure questo autocelebrativo, per il musical “Spring awakening”, a quindici anni dalla vittoria ai Tony, con la stroardinaria coralità degli interpreti. E poi Joaquina Kalukango, travolgente interprete di “Let It Burn” da “Paradise Square”.

Una serata di concentrato straordinario di talento, in cui “The Lehman Trilogy” ha fatto la parte del gigante. Massini non è ancora molto conosciuto negli Stati Uniti, nonostante il successo della sua opera. Una piccola compagnia, Waterwell, alcuni mesi fa ha messo in scena un altro suo lavoro, “Sette minuti”, nel quale un gruppo di impiegati discute la richiesta del management di ridurre la pausa pranzo di sette minuti. Dopo una notte come questa, trasmessa in diretta sulla Cbs, il pubblico americano guarderà Massini in modo diverso.

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