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Telefonata Biden-Zelensky sul rischio nucleare dopo l’attacco alla centrale. Mitragliate, artiglieria pesante: ecco il racconto del blitz

l più grande impianto nucleare d’Europa è andato in fiamme. Nella notte le truppe di Putin hanno conquistato dopo intensi combattimenti Zaporizhzhia, la centrale atomica affacciata sul fiume Dnepr, nel sud dell’Ucraina, che ospita sei dei quindici reattori nucleari del Paese. I russi avrebbero preso di mira la centrale con tiri di artiglieria pesante e sventagliate di mitra che avrebbero causato un enorme incendio, per fortuna in una parte dell’impianto dedicata agli addestramenti. Non ci sarebbero vittime né fughe radioattive, concordano le autorità locali e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica AIEA.

Durissima la reazione del presidente ucraino Volodomyr Zelensky: “per la prima volta nella storia dell’uomo uno stato terrorista ha fatto ricorso al terrorismo nucleare”. Zelensky ha sentito il presidente americano Joe Biden e il premier britannico Boris Johnson, che ha detto di voler convocare d’urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu.

A causa degli scontri feroci attorno ai reattori, i pompieri sarebbero riusciti ad accedere alla centrale soltanto dopo ore. Le fiamme sarebbero state state domate alle 6,20, riferisce il Servizio statale per le emergenze ucraino. Non ci sarebbero vittime né, “al momento”, fughe radioattive, riferisce l’Aiea, che si è detta “profondamente preoccupata” per la battaglia di Zaporizhzhia. 

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L’artiglieria russa non avrebbe causato danni in parti cruciali dell’impianto: stando a quanto riferito dall’Autorità ucraina per la sicurezza nucleare “l’equipaggiamento della centrale e i blocchi energetici hanno preservato la loro integrità”. E “i sistemi e gli elementi rilevanti per la sicurezza della centrale nucleare sono operativi”

Nei giorni scorsi le immagini degli ucraini che difendevano il più grande impianto nucleare d’Europa dai battaglioni di Putin avevano fatto il giro del mondo. A Zaporizhzhia centinaia di civili avevano formato catene umane bloccando la via d’accesso con camion dell’immondizia e sacchi di sabbia. Ma mercoledì sia Kiev sia Mosca avevano fatto sapere che l’area e la città che ospitano il gigantesco impianto erano state conquistate dai tank russi. 

La notizia che l’area fosse finita sotto controllo di Mosca, aveva allarmato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica AIEA che ha immediatamente convocato una riunione d’emergenza per ieri mattina e ha fatto sapere attraverso il suo direttore generale, Rafael Mariano Grossi, di essere preoccupata per “una situazione senza precedenti”. Nella sua relazione all’agenzia dell’Onu, Grossi ha ricordato che l’esercito russo ha già preso il controllo di un altro ex impianto nucleare tragicamente finito nei libri di storia per il più grave incidente nucleare della storia: Chernobyl.

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In serata, quando sono arrivate le conferme dei tank russi in città, Grossi ha chiesto che le truppe smettano di combattere vicino agli impianti. Già in mattinata aveva fatto appello a Mosca perché evitasse azioni che potessero compromettere la sicurezza dei reattori, perché “qualsiasi incidente potrebbe avere conseguenze pesanti e aggraverebbe le sofferenze umane causando danni ambientali”. L’Ucraina ha chiesto all’agenzia dell’Onu di dichiarare una “safe zone” di 30 km attorno alle quattro centrali nucleari del Paese. 

Ieri il direttore dell’Aiea Grossi ha ricordato anche due incidenti radioattivi sfiorati nella scorsa settimana: il missile che ha colpito una stazione di stoccaggio di rifiuti delle centrali a Kiev e un impianto simile danneggiato nei pressi di Kharkiv. Episodi che per fortuna non hanno prodotto aumenti di radiazioni, ma che sottolineano “il rischio che siano danneggiati in un conflitto armato”.



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