Testimoni Marco Cappato: “Il giorno in cui morì mia madre e fui assolto per DjFabo”

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Classe 1971, milanese, con Pannella e i Radicali nei primi anni 90 fu (quasi) amore a prima vista e poi grande freddo. Seguono il lavoro per l’Europarlamento, Emma Bonino e la Rosa nel Pugno. Dal 2006 non ha più cariche né tessere di partito, ma lavora senza sosta per l’Associazione Luca Coscioni per il diritto alla libertà di ricerca scientifica, la causa antiproibizionista, il diritto alla interruzione di gravidanza. Tanti lo hanno scoperto quando ha portato Fabiano Antoniani in arte DjFabo in Svizzera, rischiando 12 anni di carcere. Pochi giorni fa lo abbiamo visto consegnare oltre un milione e 200mila firme in Cassazione per l’eutanasia legale.

Ma da dove nasce questa vita radicale? Cosa resta di trent’anni passati a combattere per una morte “dignitosa” e il diritto alla Ivg, in un Paese cattolico? Perdendo sulla strada amici come Coscioni, Welby, lo stesso DjFabo. E perché proprio ora centinaia di migliaia di ragazzi hanno risposto alla sua chiamata firmando per il referendum sull’eutanasia. Marco Cappato questa volta parla di sé. Comprese le sue due passioni segrete: la figlia Vittoria Micol, 3 anni, e il cane Luigi, 4.

di Edoardo Bianchi e Giulia Santerini

a cura di Valeria D’Angelo

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