Tifosi protagonisti e stadi pieni, nuova bellezza per il gran finale

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Ventiquattr’ore dopo la grande serata dell’Olimpico, con l’incessante sostegno di 65 mila tifosi alle ambizioni europee della Roma, anche San Siro fa la sua parte con l’accompagnamento di 70 mila interisti ai languori iniziali della squadra di Inzaghi, e poi alla sua riscossa. Gli stadi pieni appena c’è qualcosa per cui trepidare sono un dato saliente di questo finale di stagione, una reazione prevedibile alle chiusure della pandemia, ma che il flop mondiale della Nazionale aveva in qualche modo messo in dubbio. In Italia però le sorti della squadra che ci unisce sono distanti da quelle delle squadre che ci dividono, e lo scudetto lungamente conteso è un bene di cui godere in comunione fisica con la propria tribù.

L’Inter ha ottenuto molto dalla sua gente. La virtù della calma nella prima mezz’ora da incubo, quando la scherma leggera dell’Empoli risultava imprendibile come le bolle di sapone per un bambino, e quella della passione quando è iniziata la risalita del pozzo. L’Inter è stata ardente e dominante nella ripresa, molto di più rispetto alle ultime gare. È chiaro che a questo punto della stagione la testa valga almeno metà della condizione generale. L’Inter ha subito dall’Empoli due ripartenze esemplari, una splendida costruzione dal basso (quella vituperata oggi) per lo 0-1 e un’altrettanto bella verticale verso la porta (quella vituperata ieri) per lo 0-2: situazioni nelle quali De Vrij ha riproposto i passaggi a vuoto che hanno segnato la sua stagione, ma anche altri compagni, da Brozovic a Barella, hanno patito la frenesia di chi deve vincere a ogni costo. Recuperata la sincronia con l’aiutino dell’autorete, è stato come togliere il tappo a una vasca piena: le occasioni sono sgorgate in quantità per la gioia di Lautaro, capace di segnare due gol con lo stesso gesto tecnico, il colpo al volo d’esterno destro. Il confronto di mercoledì con Dybala, che a Genova ha incendiato di colori il suo crepuscolo bianconero, indirizzerà la finale di coppa Italia. A patto ovviamente che la Juve si ripigli in fretta dal crac di ieri (squadra dissolta una volta uscito Paulo), che rilancia un Genoa nel quale la storia umana di Criscito regge il cartellone dell’intera giornata.

Domenica scorsa l’Inter ha convissuto per un’ora con la fuga del Milan: poi è andata in campo a Udine, e ha reagito subito ricucendo lo strappo. Stavolta le parti sono invertite, ma il Milan dovrà sopportare il sorpasso nerazzurro per due giorni, mica semplice. Molto fa pensare che la gara di domani a Verona sia un match-point travestito: vincendola, la squadra di Pioli conserverebbe il vitale bonus di un pareggio per le ultime due partite. Non sarebbe fatta, ma quasi. Qualcosa ci dice che anche al Bentegodi non ci sarà un posto libero.

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