Tre amici avieri e l’amore per la velocità: così nacque Guzzi

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CIVITAVECCHIA – La Moto Guzzi è la storia di tre amici, tre commilitoni appassionati di moto, aerei e motori. Velocità e ardimento, sogno comune dei ventenni di allora. Dei tre giovani uomini, uno – Giovanni Ravelli – è già famoso sulla stampa sportiva dell’epoca come il “Diavolo italiano”. Pilota di moto vincente in Italia all’estero, mantiene quel nome di battaglia allo scoppio della prima guerra mondiale. Arruolati nella neonata Aviazione navale (l’Aeronautica come arma a sé era ancora di là da venire), nelle notti d’Istria i tre ragazzi discutono del futuro e sognano di aprire insieme un’impresa motociclistica alla fine del conflitto. Ravelli, vero asso dei combattimenti aerei, continua a mietere intanto riconoscimenti e medaglie. Sulla motivazione della medaglia d’argento si legge: «Pilota di eccezionale abilità ed attività guerresca prima su idrovolanti, poi su apparecchi terrestri e da caccia, prese parte a centodiciassette missioni di guerra, costante esempio di entusiasmo ed ardire. Venezia, 10 gennaio-26 settembre 1918».

La guerra finisce ma il “Diavolo italiano” non vedrà la nascita dell’azienda immaginata con gli altri due amici, il meccanico Carlo Guzzi e il pilota Giorgio Parodi. Il suo biplano Nieuport si schianta infatti in fase di atterraggio sulla pista di Venezia. E’ il 1919 e due anni dopo, a Genova, i due amici sopravvissuti alla grande strage europea fondano la “Società Anonima Moto Guzzi”, scegliendo come logo un’aquila da pilota proprio a ricordo dell’amico scomparso. Questa storia di amicizia e il legame tra Moto Guzzi e i piloti della Marina sono alla base della nascita della V100 Mandello Aviazione Navale, che sarà prodotta da Moto Guzzi in edizione limitata a 1913 esemplari, come l’anno di fondazione dell’Aeronautica di Marina, al prezzo di 15mila euro all’incirca.

La presentazione alla stampa avviene su un’altra eccellenza italiana, la portaerei “Cavour”: con i suoi 244 metri di lunghezza e 220 metri di pista di decollo, è la nave ammiraglia della Marina Militare. Per chi non è avvezzo alle procedure di bordo, è garantito l’effetto “wow” allo spuntare delle moto dalla piattaforma che solitamente porta gli F-35 e gli Harrier dall’hangar alla pista di decollo. Il nuovo modello è un’edizione speciale della V100 Mandello presentata quest’anno e in arrivo nelle concessionarie. La livrea dedicata si ispira al grigio opaco dei caccia F-35B in dotazione alla Marina. Le grafiche ricalcano fedelmente quelle del velivolo, con le insegne su entrambi i lati del cupolino, movimentato anche dalle tipiche strisce jet intake che segnalano le prese d’aria dei jet. Sui lati del serbatoio è in bella mostra la coccarda tricolore a bassa visibilità, lo stemma dell’Aviazione Navale spicca sul parafango mentre il “lupo” del Gruppo Aerei Imbarcati è sul codino. I contenuti della moto fanno di questo modello una vetrina tecnica di soluzioni ardite. V100 Mandello, ad esempio, è la prima motocicletta con aerodinamica adattiva: una coppia di flap si aprono ai lati del serbatoio al crescere della velocità, come l’alettone posteriore su certe supersportive a quattro ruote. Di serie ci sono il cornering ABS, le sospensioni semiattive e il cambio quick shift, solo per citare le novità più importanti. La potenza è di 115 CV e la coppia è di 105 Nm, con l’82% disponibile già da 3.500 giri/min.

Ma perché la Marina si presta a questa presentazione?  “Noi siamo l’arma silenziosa – dice l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina – e pochi italiani ci conoscono davvero. Operiamo negli oceani, lontano da casa, mentre tutti vedono l’Esercito nelle strade e le Frecce tricolori nel cielo. Così, associandoci a un brand importante come Moto Guzzi, diamo visibilità anche al nostro lavoro e rafforziamo tra gli italiani la consapevolezza di vivere in un Paese proiettato sul mare, che ha 8000 chilometri coste”. Il capitano di vascello Enrico Vignola, comandante del Cavour, dà l’ordine e dalla poppa partono a tutta velocità verso la prua quattro V100 come fossero jet al decollo. Un altro effetto “wow”. Michele Colaninno, amministratore delegato alla strategia e al prodotto del Gruppo Piaggio, spera in questa moto per affrontare i tempi duri che ci attendono. Nell’hangar di nave Cavour si lascia andare a una confidenza: “Avremmo potuto investire altrove, portare la produzione all’estero come fanno in tanti, sarebbe stato più conveniente. Invece abbiamo deciso di rinnovare la storica fabbrica Guzzi sul lago di Como e restare. Perché crediamo in questo Paese e una Guzzi può nascere soltanto qui”.

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