Tre italiane nelle finali europee, Serie A riabilitata. Ora è la Nazionale che deve risvegliarsi

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In ossequio a quella che da tempo è la sua caratteristica precipua, il calcio italiano ha portato una squadra in ciascuna delle tre finali europee giocando in maniera diversissima. C’è stato un tempo in cui calcio all’italiana aveva il preciso significato di catenaccio e contropiede, e ci abbiamo pure vinto un sacco di coppe. Se torniamo alle partite di questa (memorabile) settimana, l’erede di quella tradizione è definitivamente José Mourinho, capace di allenare la mente dei giocatori come nessuno, e di estrarne una risolutezza che nemmeno loro pensavano di avere, la saldezza atletica e morale necessaria per sopravvivere a Fort Apache. All’opposto di Mourinho c’è Vincenzo Italiano, che ha istruito la Fiorentina a una delle partite offensive più belle nella storia recente del nostro calcio. Consapevole di essere migliore del Basilea, la Viola ha archiviato la sconfitta di Firenze come un incidente di percorso da rimontare col calma e determinazione, riempiendo l’area avversaria, trangugiando un altro errore difensivo, accettando di arrivare a fine recupero dei supplementari per distillare il gol risolutivo. Giocando così, la Fiorentina ha conquistato due finali come l’Inter: è un risultato impressionante, che segna il Triplete delle proprietà straniere. Siamo nelle tre finali con l’Inter cinese, la Roma statunitense e la Fiorentina italo-americana.

Il calcio misto di Simone Inzaghi, difesa a tre ma esterni ultra-offensivi, uscita dal basso come piano A ma lancio lungo sempre pronto a integrarla, tratti di pressing alto e strapotere fisico, completa il ventaglio di modi in cui l’Italia è arrivata in blocco all’ultimo atto. Perché è esattamente questa la caratteristica precipua del nostro calcio: la varietà di sistemi e filosofie che ogni settimana si affrontano in campionato, divenuto in silenzio “molto allenante” dopo gli anni in cui si andava in Europa piangendo preventivamente una miseria che c’è ancora (distanti la Premier più il quartetto Real-Barça-Bayern-Psg), ma abbiamo iniziato a colmare.

10 in Condò. EuroItalia. Il podcast di Repubblica sul calcio

Abbiamo già detto che questa è la riscossa del campionato italiano, mentre per quella del calcio dovremo attendere i risultati della Nazionale, impegnata a metà giugno nelle finali di Nations League. Però queste tre finali contemplano presenze azzurre promettenti, a partire dal blocco difensivo interista, esteso a due titolari fissi di Mancini come Barella e Dimarco, passando per la guida di Pellegrini, l’abnegazione del giovane Bove e la protezione di Mancini e Cristante nella Roma, e arrivando al rilancio nella Viola di Castrovilli, un principino che s’era guadagnato la partecipazione al trionfo europeo del 2021 prima di eclissarsi nei guai fisici. Se unite i puntini alla leadership ormai acquisita di Tonali nel Milan, all’emersione consolidata dei giovani juventini (Fagioli e Miretti, ma anche Gatti), al capitano dello scudetto Di Lorenzo, al portentoso Frattesi e ad altri ragazzi divenuti adulti quest’anno (Scalvini, Ricci, il nostro prediletto Baldanzi), questa è una stagione costituente che diventerà preziosa il giorno in cui il ct riabiliterà Zaccagni, ritroverà Immobile, richiamerà Retegui, recupererà Raspadori e magari anche Scamacca. E Chiesa, naturalmente: era arrivato a essere il miglior giocatore italiano, l’errore marchiano nel finale a Siviglia è un disperato grido d’aiuto.

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